Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 19/7/2011, 19 luglio 2011
IL FATTO DI IERI - 19 LUGLIO 1903
Sempre molto raffinati, i francesi la chiamarono “La Grande Boucle”, perché sulla carta di Francia disegnava una sorta di ricciolo femminile. Anche se di femminile c’era ben poco nella massacrante cavalcata di 2500 chilometri da Parigi a Parigi, sugli sterrati polverosi seminati di chiodi e buche, diventata ufficialmente Tour de France nell’estate 1903. Un’eroica avventura inventata e organizzata dal grande pistard Henry Desgranges per ‘L’Auto’, quotidiano dalla copertina gialla, come il “maillon” del vincitore, andato per la prima volta al piccolo “ramoneur” Maurice Garin, lo spazzacamino valdostano giunto trionfante a Ville d’Aubray, nella banlieue parigina, il 19 luglio 1903, dopo sei tappe infernali , alla media di 25 km l’ora. Quando il Tour era roba per forzati del pedale, con frazioni di 400 chilometri, diurne e notturne, destinate a decimare i concorrenti ma anche a garantire un mucchio di soldi. Come i 3.000 franchi, sei volte quelli di un anno di lavoro in fabbrica, incassati da Garin, emigrante povero in canna e subito diventato ricco. Campione per caso, venerato in Francia, che Orio Vergani saluterà con questo epitaffio…” saluto a Garin, primo soldato della grande Armée della bicicletta”.