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 2011  luglio 19 Martedì calendario

TUTTI IN FILA PER UNA NOTTE AD ALCATRAZ

Il biglietto più prezioso dell’estate in America? Quello per fare un giro in prigione di notte. Dove la prigione, però, è il famigerato penitenziario di Alcatraz, risorto come meta turistica che vale una miniera.
Le passeggiate sull’isola che ha ospitato Al Capone, George «Machine Gun» Kelly e Robert «Birdman» Stroud non sono una novità. Esistono da quando nel 1972 «The Rock» è stata trasformata in parco nazionale, dopo che nel 1963 il ministro della Giustizia Robert Kennedy aveva chiuso il carcere. Le escursioni notturne, però, sono cominciate solo da qualche anno, e ormai sono diventate l’attrazione più ambita. Basti pensare che sono già tutte prenotate fino al 28 agosto.
Come mai i turisti fanno la fila per finire dietro le sbarre al calare della notte? Forse perché Alcatraz non perde mai di attualità.
Per esempio nelle sue celle aveva dormito dal 1959 al 1963 anche James «Whitey» Bulger, il più terribile gangster del Massachusetts, riarrestato a metà luglio dopo una fuga durata sedici anni. O forse perché nel 2008 la Global Peace Foundation aveva indetto un referendum per radere al suolo il penitenziario e sostituirlo con un centro dedicato alla promozione della pace mondiale. La proposta è fallita ma intanto, per non correre il rischio di perdersi questo pezzo di storia nazionale, quasi due milioni di turisti prendono ogni anno il battello dal Pier 33 di San Francisco, pagando 26 dollari di giorno e 33 di sera, per il gusto di entrare in un penitenziario da dove la leggenda vuole che nessuno sia mai scappato.
Quello che rende imperdibili le visite notturne è il brivido del reality, come ha raccontato di recente anche l’agenzia Ap, spinta a salire sul battello serale dalla curiosità di vedere centinaia di turisti in fila. Il National Park Service, che gestisce questa miniera da quasi 40 milioni di dollari all’anno, si è giocato bene il privilegio di condividere le sensazioni dei peggiori criminali nella storia americana. Di giorno il giro è intrigante, per carità, ma di notte è tutta un’altra storia. Le guide ci tengono ad avvisare i turisti che stanno camminando esattamente sulle orme di Al Capone, perché la visita notturna li fa entrare in carcere proprio come facevano i prigionieri veri. Di sera, poi, vengono aperti i meandri più segreti del penitenziario, vietati ai turisti più superficiali che vengono con la luce del sole. Si entra nei «dungeons», ossia le prigioni sotterranee, così infami che venivano utilizzate solo quando Alcatraz era un carcere militare. Col buio, usando una torcia, puoi leggere le iscrizioni dei numeri dei detenuti, scolpite nei mattoni durante le notti fredde che sembravano portare solo alla morte. Si vaga per il blocco D, quello dell’isolamento assoluto, in cui puoi sentire le vere voci di autentici ex ospiti, che raccontano la disperazione di sentirsi dimenticati dal mondo. Si superano le porte metalliche dell’ospedale, dove la guida ti accompagna nella sala operatoria, nella stanza dei raggi X, e persino nella sezione psichiatrica, in cui finiva chi non reggeva all’idea di non rivedere più il mondo civile. Non sorprende che qualcuno veda fantasmi aggirarsi in quelle stanze.
Di notte, del resto, era avvenuto l’unico tentativo di fuga che lascia ancora dubbi agli storici. Secondo gli agenti federali, durante i 29 anni di attività di Alcatraz 36 detenuti hanno partecipato a 14 evasioni: 23 sono stati ripresi, 6 uccisi e 3 sono finiti dispersi in mare. Questi tre erano Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, come sa chi ha visto il film con Clint Eastwood «Fuga da Alcatraz». Avevano scavato le pareti delle celle corrotte dall’umidità, vicino a un bocchettone dell’aria. Poi, una sera, erano scappati lungo un piccolo corridoio dell’impianto di aerazione, e si erano buttati nell’oceano su galleggianti rudimentali fatti con impermeabili rubati. Erano le dieci, e le luci del porto di San Francisco avrebbero dovuto guidarli verso la libertà. Il rapporto ufficiale dice che sono annegati, perché alcuni pezzi dei loro canotti sono stati scoperti nella vicina Angel Island. I cadaveri però non li ha mai trovati nessuno, e l’inchiesta condotta dai MythBusters di Discovery è arrivata alla conclusione che quella fuga era plausibile.
I turisti, a fine gita, tornano in battello. Ma, con la passione degli americani per gli «underdog», di certo sperano che tra di loro si nascondano Frank, John o Clarence, venuti a riassaporare il gusto dell’impossibile fuga.