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 2011  luglio 19 Martedì calendario

LA CRISI DI FIDUCIA CHE SFIORA ANCHE LA MERKEL

Che l’Europa stia vivendo un passaggio aperto potenzialmente a qualunque sbocco, lo si nota nella schizofrenia tedesca dei giorni peggiori. Non quella della cancelliera Angela Merkel, che vuole i benefici dell’euro senza trarne le conseguenze politiche. Più semplicemente lo si vede nella schizofrenia dei numeri tedeschi, che fotografa questa fase in cui l’intero sistema bancario rischia insieme alla moneta unica.
Perché i valori di mercato della Germania raccontano due storie in apparenza diverse. Se si guarda ai Bund, i titoli del debito sovrano di Berlino, si vedono prezzi elevati frutto di un’enorme richiesta di beni rifugio: gli investitori pensano che sia meglio puntare sulla sicurezza della Germania in caso altri Paesi soccombano al debito e l’euro vada in frantumi. In questo l’apprezzamento dei Bund di oggi ricorda la corsa del marco tedesco nel ’ 92. Eppure c’è anche una faccia opposta in questa medaglia: assicurare la Germania dall’insolvenza non è mai costato così caro da quando esistono dei derivati che offrono questo tipo servizio. Assicurare la Germania costa più che farlo per gli Stati Uniti, malgrado il dramma sul tetto del debito che va in scena a Washington.
In sostanza tutti vogliono rifugiarsi nei Bund, eppure la loro (relativa) probabilità di fallimento non è mai stata così elevata. Possibile? Sì, in un sistema finanziario che inizia a fare i conti con l’ipotesi che l’euro si spezzi e per quell’eventuale giorno vuole trovarsi dal lato giusto della frattura. Allo stesso tempo però l’esplosione del contagio in Europa fa sì che anche il debito tedesco sia considerato meno sicuro di prima, perché nel mercato si pensa già a quando il governo di Berlino potrebbe dover pagare a caro prezzo per salvare le sue banche.
Perché questo è il legame esistenziale che rende l’esito di questa crisi così imprevedibile: i titoli del debito dell’America e dei grandi Paesi europei fino a oggi erano stati il tessuto di base del sistema finanziario privato. Ma ora che il contagio ha infettato anche i grandi Stati sovrani del G7, ciò cambia la natura del sistema bancario. Banche e assicurazioni hanno sempre tenuto in bilancio titoli di Stato americani, italiani, spagnoli o francesi sulla base del principio che quel patrimonio non sarebbe fallito. I bond degli Stati sovrani sono sempre stati una misura fondamentale del credito dato e ricevuto dalle banche.
Oggi invece le fondamenta di questo sistema tremano, perché sulla tenuta dei debiti sovrani plana il dubbio. E di nuovo lo si vede nei prezzi: non solo Intesa Sanpaolo o Bnp Paribas, anche Deutsche Bank nelle ultime 8 sedute ha perso il 14%in Borsa. Le grandi banche europee temono lo sgretolarsi alle fondamenta del loro modello, l’idea che esistano titoli sicuri perché emessi dagli Stati. Ma se i titoli degli Stati non sono più sicuri, il modello delle banche rischia con loro. Non è un caso vada a ruba l’oro: tutti sono alla disperata ricerca di una certezza e di uno standard, e tornano a quello di prima della Grande guerra.
Federico Fubini