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 2011  luglio 19 Martedì calendario

CASE, IL TESORO NASCOSTO DA 5 MILA MILIARDI —

«Nessuno ha intenzione di riproporre l’Ici sulla prima casa ma di certo il nostro sistema di rendite catastali va rivisto» . Così Maurizio Leo, presidente della commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, ha commentato ieri i dati sul divario nel nostro Paese tra i valori imponibili degli immobili, derivati dalle rendite e risultanti dal catasto, e il loro effettivo valore. Secondo lo studio «Gli immobili in Italia 2011» , a cura del dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia del territorio, con la collaborazione della Sogei, presentato ieri, in termini assoluti, su base nazionale, i valori delle abitazioni ai prezzi di mercato risultano nel 2009 (dichiarazioni dei reddito 2010) pari a circa 3,7 volte i corrispondenti valori patrimoniali risultanti al fisco, sebbene si registri una forte variabilità a livello territoriale. «Ciò — si legge nel rapporto — implica una condizione di iniquità orizzontale, nel senso che a parità, per esempio, di valore della base imponibile Ici o dell’imposta di registro (qualora questa sia basata sul valore catastale) l’effettivo valore del bene immobile è diverso sul territorio. Sostanzialmente coloro che detengono il bene immobile a maggior valore ottengono in termini relativi, rispetto a altri, un implicito vantaggio fiscale (o un minor svantaggio fiscale) in ragione del fatto che le tariffe d’estimo riflettono prezzi e redditività delle abitazioni del 1988-89 a cui si ancorò la revisione degli estimi effettuata nel 1990» . Ad avvantaggiarsi sono soprattutto le classi più ricche: a loro corrisponde un rapporto tra valore catastale e valore di mercato mediamente più alto. Il che pone un ulteriore problema di equità fiscale. Per quanto attiene alla aree geografiche, è il Centro del Paese a presentare un rapporto più elevato tra valori delle abitazioni e valori catastali. Tra le Regioni, detengono il primato la Campania, la Val d’Aosta e la Liguria. «Sarà difficile fare una revisione degli estimi a 360 gradi — ha detto Leo —. Ma in alcune città c’è già stato un riclassamento per microzone che ha fatto elevare il valore delle rendite. C’è stato a Milano e a Roma, ma è uno strumento che potrebbe essere reso obbligatorio a livello nazionale da una legge» . Nell’ambito dello stesso studio è stata effettuata anche la stima del valore del patrimonio residenziale che risulta, pari a 6.335 miliardi, comprensivo delle pertinenze, e a 5.443 miliardi, al netto. Si tratta di circa 33 milioni di unità, di cui 30 attribuibili a persone fisiche. Si conferma, inoltre, il dato che il 79%delle famiglie è proprietario di casa. Gabriella Alemanno, direttore dell’Agenzia del territorio, ha aggiunto che «gli immobili di proprietà delle persone fisiche sono per il 38,1%abitazioni principali, per l’ 11,6%sono tenuti a disposizione, e solo il 9,6%sono locati» . Un dato risicato, quello degli affitti, che probabilmente riflette una situazione di non emersione.
Antonella Baccaro