GIULIA ZONCA, La Stampa 18/7/2011, 18 luglio 2011
“Noi, i fuori di testa del nuoto” Entra in mare la banda del fondo - La fine dell’allenamento sembra uno sbarco: dall’acqua escono dei sopravvissuti, imbrattati, un po’ disorientati, fiato cortissimo e mani alle ginocchia per recuperare
“Noi, i fuori di testa del nuoto” Entra in mare la banda del fondo - La fine dell’allenamento sembra uno sbarco: dall’acqua escono dei sopravvissuti, imbrattati, un po’ disorientati, fiato cortissimo e mani alle ginocchia per recuperare. È il gruppo del fondo azzurro, i ragazzi della fatica e delle tante medaglie strappate al mare a forza di resistenza. Li immaginiamo così, instancabili e coraggiosi, sono così, solo che se alla fotografia si aggiunge il sonoro si scopre che la nazionale delle acque libere non è tutta selvaggio e sfinimento, anzi. I nuovi Nettuno sono cresciuti a Zelig. Smorfie davanti all’acqua torbida di Jinshan Beach, spiaggia artificiale a un’ora e mezza da Shanghai, chiusa al pubblico e militarizzata per ospitare i Campionati del mondo. Dovevano ricavare un «bacino cristallino», invece c’è un rettangolo putrido. I nuotatori si buttano nella melma, del resto Jinshan, da queste parti, è nota come «città del petrolchimico»: «Ci avevano promesso acqua filtrata, si vede che noi siamo dalla parte del filtro». Parla Luca Ferretti, oro nella 5 km agli ultimi Europei, qui impegnato nella 10 km, livornese verace con l’occhio azzurro e la battuta pronta. Gli altri omaggiano l’uscita con sonori cinque di complicità. Il respiro torna regolare, le gambe dritte, forse la sfacchinata si smaltisce così. A forza di risate. Il tempo di entrare nell’albergo Royal Tulip, grattacielo in riva al mare diventato quartier generale degli atleti, e il gruppo si trasforma in banda. «Uniti e umili», il tecnico Massimo Giuliani, la precisione fatta persona, tenta il ritratto della virtù ed Edoardo Stochino, uno dei maratoneti della 25 chilometri fa eco: «Condividiamo tanto, sempre di più: per questo qui ho chiesto la stanza singola». Secondo tentativo del ct: «Ho la fortuna di lavorare con gente che conosce il sacrificio, che sa scoprire la sfida al limite e alla natura». Stavolta basterebbe guardarli in faccia, ma per essere sicuri che il discorso serio non attecchisca, Simone Ruffini, due medaglie agli Europei, si aggiusta il macro occhiale con montatura nera spessa (alla Milhouse, l’amico sapientone di Bart Simpson) e taglia corto: «Ma che è tutta sta filosofia, per sciropparsi certe chilometrate bisogna essere fuori di testa». Via, partiti, come quando aggrediscono le onde a bracciate, si lanciano nel racconto dei loro collegiali «vita da caserma, se non fossimo troppo stanchi ci morderemmo a vicenda» e si scambiano occhiate complici, completano le frasi che un altro inizia. Gli estremisti della sofferenza che ne pensano degli altri sport? E inizia l’asta al rialzo: «La Formula uno che è? Roba da sfaticati», «pure le moto, e fattelo a piedi sto circuito», «no no no, zitti: i 50 stile, sono il peggio. Uno scherzo, dai», l’ultima è una frase urlata all’unisono da Alice Franco e Nicola Bolzonello con tanto di esultanza per il sincrono. Ed è una frecciata perché Martina Grimaldi, in gara stanotte nella 10 chilometri, è fidanzata con un velocista, Marco Orsi. Mentre lei cerca di dissociarsi la banda si scatena, aneddoti, intese, giochetti fino a che non esce la parola medaglia. Il silenzio. Gli infaticabili sono tremendamente superstiziosi e non è consentito nominare il soggetto proibito. Solo uno può sfidare la sorte, Valerio Cleri, il caimano, veterano della specialità, oro a Roma nella 25 chilometri e pluripremiato. Se lui parla, gli altri ascoltano, «ma nessuno mi ha chiesto consiglio per la trasferta. Vediamo che combinano». È il leader, in Cina difende il titolo e cerca la doppietta con la 10 chilometri, gara che qualifica anche alle Olimpiadi. Valerio è l’unico che ha potuto accorciarsi i baffi, gli altri hanno deciso di farli crescere fino all’inizio delle gare e si grattano la faccia: «Una delle tante scemenze che ci hanno visti protagonisti, volevamo fare i moschettieri». In programma c’è pure una sfida mista, due uomini e una donna per squadra nel team event che secondo l’allenatore «non è leale nei confronti delle ragazze perché l’ultimo tempo è quello penalizzato e gioco forza è il loro». Il giudizio istiga la rivolta. Giorgia Consiglio, anche lei in acqua stanotte nella 10 chilometri e Rachele Bruni, medagliata agli ultimi Europei proprio nella gara per nazioni, si inviperiscono: «Che è ‘sta storia? noi ci stiamo alla grande nella scia dei maschi, non è che si sta divisi per sessi. La caserma vale per tutti, senza ruoli. Lottatori e casinari, non ci si tira indietro». Possibile che non esista l’ansioso, il più teso del circolo? Le nove teste scattano nella stessa direzione e gli sguardi puntano Giuliani, il capobranco: «Lui fa quello preoccupato, dubbioso, agitato. A qualcuno doveva toccare. Noi nuotiamo e ridiamo».