MARCO BARDAZZI, La Stampa 18/7/2011, 18 luglio 2011
Un cuore digitale italiano nei giornali del mondo - Una distesa di monitor accoglie chi visita la redazione del «Wall Street Journal» a New York
Un cuore digitale italiano nei giornali del mondo - Una distesa di monitor accoglie chi visita la redazione del «Wall Street Journal» a New York. Il celebre quotidiano finanziario occupa tre piani del grattacielo News Corp., che svetta sull’indaffarata Sesta Avenue di Manhattan, ma il cervello di tutte le attività è un’area dominata da un’insolita serpentina di scrivanie dove si respira una costante frenesia. I giornalisti la chiamano «The Hub» e vista dall’alto (vedi la foto qui a fianco), ricorda un po’ il «floor» delle contrattazioni della Borsa di Wall Street: il luogo cioè da dove provengono buona parte delle informazioni di cui si alimenta il quotidiano. Scendendo tra le postazioni di lavoro e sbirciando sui computer, però, si scopre che il vero motore di tutta l’attività è il sistema editoriale che gestisce la produzione. Si chiama Méthode, è interamente Made in Italy ed è ormai diventato il cuore italiano di un gran numero di gruppi editoriali in ogni parte del mondo. Dal WSJ al «Financial Times», dal «Washington Post» a «Le Figaro» e a «La Stampa» - il primo quotidiano nazionale italiano ad aver scelto Méthode per realizzare tutti i propri prodotti cartacei e digitali - sono decine le testate celebri che in questi anni di profonda trasformazione del mondo dell’informazione, si sono affidate al sistema editoriale realizzato dalla EidosMedia di Milano. Oltre diecimila giornalisti sparsi in cinque continenti ogni giorno sono al lavoro su Méthode. «Il futuro delle aziende editoriali passa dalla capacità di affrontare i cambiamenti richiesti dagli scenari aperti dall’avvento del web, ma questo richiede una piattaforma editoriale adeguata», spiega Gabriella Franzini, amministratore delegato del gruppo EidosMedia, di cui è stata tra i fondatori nel 1999 con quattro colleghi. La filosofia alla base del prodotto è riassunta nel nome scelto per il sistema editoriale. «Méthode è un omaggio al “Discorso sul metodo” di Cartesio», racconta Franzini: «Con il metodo si arriva alla conoscenza e una redazione crea conoscenza, non solo e semplicemente informazione. Méthode vuol essere un grande contenitore per gestire la conoscenza». La storia che ha portato una realtà italiana a diventare leader internazionale in una nicchia difficile, è insolita e ricca di colpi di scena. I cinque fondatori fino al 1999 lavoravano per il colosso dell’informatica Unisys. Il team italiano aveva sviluppato un sistema editoriale che ben presto dall’Italia fu esteso all’Europa e divenne infine il prodotto-chiave di Unisys per i mass media su scala mondiale. Ma alla fine degli anni Novanta, Franzini e gli altri si resero conto che c’era un terremoto in arrivo e il gruppo per il quale lavoravano non sembrava pronto a farci i conti. La grande svolta era dettata dall’irruzione di Internet nel panorama dell’informazione. C’era bisogno di creare un approccio nuovo, basato sulla «filosofia del web». I cinque colleghi avevano idee e, messi insieme, coprivano tutti i profili professionali che servivano per avviare una nuova società. «Decidemmo di rischiare, facendo tutto in proprio, senza neppure rivolgerci al venture capital», ricorda Franzini. Nasceva così EidosMedia e tutto quello che aveva da offrire, oltre alla storia professionale dei fondatori, era una presentazione in PowerPoint del sistema che volevano sviluppare. Fu sufficiente a convincere un primo cliente importante, «Il Sole 24 Ore», ad affidare alla nuova società una piattaforma che permettesse la trasformazione in una «knowledge company». Il web intanto evolveva ed emergeva, in casa EidosMedia, la convinzione che occorresse lavorare sul terreno della convergenza tra giornale di carta e prodotti digitali. Un’intuizione che si rivelò decisiva nel 2002, un anno di svolta per la società milanese. Il balzo sulla scena internazionale sembra uscito da un copione hollywoodiano. Uno tra i più importanti protagonisti nel mondo dei media, il Financial Times, aveva visto naufragare il progetto di un nuovo sistema editoriale perché la società a cui si era affidato aveva fallito il compito. Il management decise di cercare un’altra soluzione, imponendo tre condizioni: si sarebbe rivolto solo a una grande azienda, con centinaia di dipendenti e dotata di un sistema editoriale già esistente e sperimentato. EidosMedia non rispondeva a nessuno dei tre requisiti: era una piccola realtà con una ventina di dipendenti e fino a quel momento non aveva mai lavorato per la carta stampata, ma solo per il web. Eppure vinse. «Analizzarono il nostro sistema - ricorda Franzini - e decisero che il loro futuro poteva essere solo con noi». Da quel momento partì la corsa nei vari continenti. Il primo quotidiano ad attivare Méthode per produrre anche il giornale di carta fu inrealtà italiano, «Il Cittadino» di Lodi. Ma subito dopo arrivarono gli sbarchi in Francia, Svizzera, Germania, poi nel 2005 il Sudafrica, seguito dall’Indiae, nel 2008, l’arrivo negli Usa, il mercato editoriale più importante al mondo. Oggi EidosMedia, oltre a Milano, ha sedi a Londra, Parigi, Francoforte, New York e Sydney. Il «cuore italiano» manda in edicola e su web, smartphone o iPad una mole di informazione letta da decine di milioni di persone nel mondo.