Fabrizio de Feo, il Giornale 18/7/2011, 18 luglio 2011
Il meraviglioso mondo di Giulio tra cartoni, iceberg e latinorum - «Quelli presenti sono tempi in cui è difficile essere capiti in modo diretto»
Il meraviglioso mondo di Giulio tra cartoni, iceberg e latinorum - «Quelli presenti sono tempi in cui è difficile essere capiti in modo diretto». Parola di Giulio Tremonti. Forse è per questo che il grande protagonista di queste ore continua a muoversi su un territorio verbale parallelo e laterale fatto di citazioni, metafore ma soprattutto di ironia tagliente, a volte algida a volte irresistibile. Una miscela che somiglia a una sorta di liquido di contrasto tra la sua immagine austera e la sua dialettica spesso provocatoria. Per l’uomo che sta cercando di fermare i predatori finanziari che volteggiano sull’Italia, quella tecnica da meccanico del linguaggio capace di smontare e rimontare frasi, ma soprattutto quel ricorso al sarcasmo e alla puntualizzazione professoral-terminologica, rappresenta un inseparabile biglietto da visita, una sorta di attestato di superiorità che il superministro non si fa certo scrupolo di mostrare. «Come dice il poeta, scusate se la mia ignoranza è minore della vostra...» disse una volta in tv. LE CITAZIONI LATINE L’elenco delle sue frasi celebri è sterminato. Ci sono, innanzitutto, le citazioni latine. L’ultima è quel Hic manebimus optime , detto scacciagufi usato per respingere le voci di dimissioni. Pochi giorni prima, Tremonti si era affidato a un altro mottoper respingere le indiscrezioni sulla manovra. «Pauca sed bene confusa sophismata » («poche voci e molto confuse). Ma la sequenza delle incursioni tremontiane nelle spire del Castiglioni-Mariotti non finisce certo qui. C’è la solenne «Habemus novum pactum» , pronunciata dopo la firma sulla riforma del patto di stabilità. Oppure quel «primum vivere deinde philosophari » usato per spiegare le priorità nella gestione del debito pubblico. MARX, BARTHES E I SIMPSON Quando si tratta di illustrare fenomeni socio- economici, il superministro non ha remore a citare qualunque personaggio inscritto nell’immaginario collettivo. « Marx è un genio, magari la gente lo leggesse. Adesso ci sono i Simpson a sinistra. Anzi, a sinistra hanno i difetti ma non i pregi dei Simpson ». Per confutare miti e feticci della nuova stagione delle fondazioni politiche, evocò invece il pensiero di Roland Barthes . «A chi pensa davvero non serve un pensatoio. Un certo lavorio cultural- politico ricorda l’ironia di Barthes sul lavoro a merletto delle signorine di buona famiglia, parodia borghese, lavoro finto al posto del lavoro vero». Nel novero dei citati figura anche Zenone e il più noto dei suoi paradossi.«L’Europa era costellata di economie Achille. Ma Achille correva dopato dalla finanza. Oggi si vede che la tartaruga era più lenta ma certamente più forte di Achille». Così come non manca un riferimento all’arte figurativa. «L’Europa è simile all’Angelus Novus di Klee , con la testa rivolta all’indietro,mentre il vento del progresso la trascina oltre ». Anche se Tremonti si riconosce un unico «ideologo di riferimento». «Il mio maitre penser personale è Diego Della Valle ». LE FRASI CELEBRI Ma al di là delle citazioni, il Tremonti pensiero è semprepronto a esondare dalla banalità attraverso frasi portatrici sane di dibattito. Come dimenticare la critica espressa alla strategia di Lisbona? «Invece dicostruire il pilastro politico l’Ue si impegna nel fare body building a un ectoplasma ». Oppure la sua personale fotografia del carattere multiforme della crisi. «É come un videogame, superi un livello e compare un mostro ancora più inquietante». Un concetto rafforzato da un riferimento al più grande naufragio di tutti i tempi. «O la soluzione è politica o si va tutti a fondo. Come nel Titanic non si salvano nemmeno i passeggeri in prima classe». LE PROVOCAZIONI Il gusto per la battuta spesso lo ha fatto finire sulla graticola. Con la frase «con la cultura non si mangia». Oppure quando si chiese perché fosse «così difficile trovare al Sud» un amministratore che non avesse «la moglie o la sorella, un parente o un compare proprietario di una clinica». E come dimenticare quando nel 2005 apostrofò Letizia Moratti che chiedeva finanziamenti con un gelido: «Mia cara, non puoi continuare a chiedere soldi. Questo è il governo, mica tuo marito». Sugli spigoli del «trattamento Tremonti»hanno sbattuto in molti, giornalisti compresi. Noto per la sua ritrosia alla dichiarazione («non esisto, sono un ectoplasma») è specialista del dribbling creativo di penne e taccuini. L’ultimo episodio tre giorni fa. Tremonti è alla buvette, Fini si offre di pagargli la consumazione ( «Vista la situazione del governo… »). I giornalisti lo circondano. Ma il ministro resta blindato: «Preoccupato per i mercati?». Risposta: «Vi suggerisco Simenon . Tre camere a Manhattan e Il Presidente. Bellissimo». Terminati i consigli letterari il ministro accelera il passo. Non prima di un’ultima battuta riservata a Fini. «Speriamo abbia pagato davvero». Tutto in perfetto Tremonti- style.