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 2011  luglio 17 Domenica calendario

La maledizione di Bridget Jones Quant’è cara la vita da single - Nel prenotare una vacanza, nel prendere in affitto una casa, nel fare la spesa:l’incubo in aggua­to è sempre lo stesso, il «supple­mento singolo»

La maledizione di Bridget Jones Quant’è cara la vita da single - Nel prenotare una vacanza, nel prendere in affitto una casa, nel fare la spesa:l’incubo in aggua­to è sempre lo stesso, il «supple­mento singolo». Quella bizzarra equazione per cui la metà di due per i single non è mai uguale a uno. E per cui a conti fatti (in senso stretto) fidanzarsi conviene. Al portafogli. La discriminazione di chi vive solo parte dal carrello del supermercato. La Coldiretti ha calcolato che i single spendono per la spesa il 71 per cento in più ri­spetto a ogni componente di una famiglia media di 2,5 persone. Su dati Istat, l’associazione del colti­vatori ha stabilito il listino dei so­vrapprezzi, che fa lievitare lo scon­trino di cibi e bevande dello «spiri­to libero» a ben 320 euro mensili contro i 187 euro sborsati da geni­tori e figli di un nucleo famigliare. A pesare sono la carne, per 75 euro, frutta e verdura, per 60 euro, pane, pasta e derivati, 50 euro, lat­te, yogurt e formaggi, 45 euro, be­vande, 31 euro, pesce, 26 euro, zucchero e caffè, 22 euro, oli e gras­si, 12 euro. Il motivo principale dei costi più alti è la necessità di chi vive solo di comprare spesso quantità maggiori di cibo, per la mancanza di confezioni adegua­te. E dove i formati monodose ci sono, costano in proporzione di più di quelli classici. Finisce quin­di che i single buttino via molti più prodotti, soprattutto quelli depe­ribili, con conseguente festa dello spreco. Inoltre è maggiore il tem­po dedicato al lavoro, o allo svago, da chi non ha famiglia, che quindi sceglie i tanto amati e cari piatti pronti. È vero che i buchi nel bilancio dei single a volte sono frutto di una certa disinvoltura nello shop­ping. Ma è anche vero che la mate­matica non è dalla loro parte. Se­condo i dati Ocse, in Italia le tasse tolgono a una persona non sposa­ta il 46,5 per cento dello stipendio. Mentre la quota dovuta da una persona con famiglia è del 37,5 per cento. E non serve spiegare a chi pretende il supplemento sin­golo, accampando giustificazioni di spese maggiori, che in molte cit­tà come-Milano ormai i nuclei for­mati da un uomo o una donna soli hanno superato quelli con due o più componenti. Dove non arriva­no le convenzioni sociali e le leggi però è arrivato il marketing. Sono molte le aziende che si sono accor­te che quella dei single è una fetta di mercato tutta da conquistare e hanno lanciato prodotti pensati apposta. A cominciare appunto dalle monoporzioni di tortellini o di formaggi, fino alle ormai diffu­se crociere per solitari pubbliciz­zate dalle agenzie di viaggio. Le banche propongono conti corren­ti e mutui a misura di «non accom­pagnati » e gli hotel offrono promo­zioni full optional. Qualche nego­zio si è inventato pure la «lista sin­gle », contraltare della lista nozze per chi va a vivere da solo. E due de­signer tedesche hanno lanciato la carta da parati con foto di modelli (o modelle) a grandezza naturale impegnati in attività tipicamente casalinghe, come leggere un libro o ascoltare la musica.Un surroga­to un po’ triste in questo caso: sin­gle non vuol dire necessariamen­te «solo». Ma squattrinato a volte sì.