varie, 18 luglio 2011
HILLARY CLINTON PER IL FOGLIO DEI FOGLI
Hillary Clinton, 63 anni, ha fatto sapere che finito il suo mandato di segretario di Stato, nel novembre 2012 lascerà la politica: «Sono stanca di fare la trottola in giro per il mondo. Voglio passare il tempo con i miei amici e la mia famiglia, con Bill e mia figlia Chelsea». [1]
Come Segretario di Stato, la Clinton lavora 24 ore al giorno 7 giorni su 7: «Non si è mai fuori servizio. Vai in un posto e inizi a lavorare, poi ti trasferisci in aereo in un altro posto e riprendi di nuovo a lavorare. Quando torni a casa, la tua casella dei messaggi è zeppa di richieste». [2]
La vita di Hillary quando era senatrice di New York: «Esce ogni mattina alle 7 e 30, dalla sua bella casa di Washington, confinante con la residenza del vicepresidente Cheney. In Senato non perde una riunione, un incontro, una sessione di lavoro, alle quali si presenta come la classica prima della classe, con bracciate di faldoni, fustelle e documenti. [...] Ha imparato a svolazzare tre volte alla settimana, tra New York e Washington, sulla navetta porta sardine, non più nel lusso dell’Air Force One e correre da una cerimonia alla First Abyssinian Baptist Curch, poi alla Associazione Vedove dei Poliziotti, poi al Centro di Sostegno per Donne Maltrattate, poi all’Ospedale Pediatrico per bambini indigenti, poi al Council on Foreign Affairs per un mortale seminario sul Medio Oriente, poi all’Onu per incontrare un ministro Saudita, poi nell’appartamento di Arthur Schlesinger per la presentazione di una nuova, appassionante biografia di Churchill. E tutto in un solo giorno, rifacendosi la faccia in macchina perché guai se lei, una donna, osasse apparire spettinata, col naso lucido o con il rimmel che cola [....]» (Vittorio Zucconi). [3]
Per qualcuno Hillary è ancora, soprattutto, la moglie del 42esimo presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. I due si conobbero nel 1971 alla Yale Law School, dove Hillary era una delle 27 ragazze tra 235 studenti: «Io ero seduta in biblioteca, lui era in piedi fuori dalla porta. Mi guardava fisso e io ricambiavo il suo sguardo. A un certo punto pensai che la faccenda stava diventando ridicola, perché ogni volta che lo incontravo sul campus non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e anche lui mi guardava sempre. Così misi giù i libri, uscii dalla stanza e gli dissi: “Dato che tu continui a guardare me e io continuo a fissare te, è meglio che ci presentiamo. Mi chiamo Hillary Rodham”. Anche lui mi disse il suo nome. Alla gente in genere dice che non se lo ricorda. Tra di noi è stato amore a prima vista». Secondo Hillary era impossibile non notare Bill: «Sembrava un vichingo. Con quella grande barba bruno-rossiccia e un po’ selvaggia, i capelli lunghi, aveva un aspetto che rimaneva impresso». Per oltre due anni lui le chiese più volte di sposarlo e lei si rifiutò: «Lo amavo, sapevo che nessuno mi avrebbe resa più felice, eppure esitavo... Forse avevo paura di essere fagocitata dalla sua forza». [4]
In Arkansas, dove Clinton viene eletto governatore, la consorte riesce a entrare tra i primi 100 avvocati del Paese, facendosi largo tra un milione di colleghi. «Per Hillary è solo l’inizio. Arriva la Casa Bianca per Bill e si capisce subito che non si dedicherà al travaso delle petunie. La first lady interpreta il suo ruolo come fosse un incarico politico [...] Tocca a lei, per esempio, provare a riformare il sistema sanitario americano, cercando di conciliare servizi ed efficienza. Ma il Congresso non la segue. Poi arrivano i guai, le prove più difficili. Prima il caso Whitewater (1994), la storia di una speculazione immobiliare tentata dai Clinton ai tempi dell’Arkansas, ma dopo cinque mesi di indagine i giudici archiviano il dossier. Poi, nel 1998 la macchia indelebile. Bill intreccia una relazione con la stagista Monica Lewinsky [...]». [1]
Hillary Clinton ha raccontato che il 5 agosto 1998 voleva «tirare il collo» al marito Bill intento a confessarle i pompini di Monica Lewinsky. Era la mattina precedente la deposizione al Gran Jury, l’allora first lady giaceva ancora nel presidenziale letto, ascoltava l’atto di contrizione seguendo l’oscillare del consorte per la stanza e boccheggiava al pensiero di averlo difeso con convinzione per sette mesi: «Ero furibonda, ero sbalordita, ero... fuori di me dalla rabbia e dalla delusione. Ho pensato di separarmi, di divorziare, poi ho finito col perdonarlo». [5]
Hillary Clinton, «per ammazzare la noia dei pomeriggi da First lady», di tanto in tanto chiamava la figlia Chelsea e assieme imbottivano il forno a microonde di uova, lo facevano riscaldare e si nascondevano dietro la porta della cucina fino a che non scoppiava tutto. Sconcerto delle guardie del corpo della Casa Bianca, che si precipitavano nella stanza armi in pugno temendo si trattasse di una bomba. [6]
Candidata alle presidenziali Usa del 2008, fu sconfitta da Barack Obama. Tra i motivi che spinsero molte giovani americane a non sostenerla, il fatto che ricordava loro la propria madre. [7]
Hillary Clinton ha una passione per le borse (in particolare ne adora una rosa di Ferragamo), a casa si rilassa mettendo in ordine gli armadi o i cassetti della cucina, nel weekend fa yoga, durante la settimana si allena con «un personal trainer che mi tortura fino a un massimo di tre giorni su sette, arrivando puntuale alle 6 del mattino», quando può corre a nuotare «in piscina, nell’oceano o nei laghi». Afflitta da «stanchezza cronica», appena ha un momento libero si addormenta, sfruttando anche decolli e atterraggi sullo Special Air Mission con cui gira il mondo. In tv guarda volentieri Grey’s Anatomy: «Vedere i chirurghi alle prese con una persona con la bomba nello stomaco è affascinante». [8]
Il piatto preferito di Hillary: pappardelle al pecorino insaporite da timo in gran quantità (gliel’ha insegnato lo chef emiliano Marta Pulini, una star negli Usa). [9]
«Io e Bill siamo grandi mangiatori di broccoli. Cuciniamo quintali di verdura» (Hillary Clinton). [10]
(A cura di Roberta Mercuri)
Fonti: [1] Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera 16/7; [2] Jon Meacham, l’Espresso 14/1/2010; [3] Vittorio Zucconi, la Repubblica 27/1/2002; [4] Barbara Walters, La Stampa 10/6/2003; [5] Vanna Vannuccini, la Repubblica 5/6/2003, Paolo Mastrolillo, La Stampa 5/6/2003, Barbara Walters, La Stampa 10/6/2003; [6] Amica 20/3/2002; [7] Susan Faludi, Internazionale 12/11/2010; [8] La Stampa.it 17/2; [9] Gianluca Bauzano, Corriere della Sera Magazine 22/2/2007; [10] Laura Fiengo, Vanity Fair 1/11/2007.