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 2011  luglio 17 Domenica calendario

« Macché megafono, io sono un eroe» - Direttorissimo. «Iniziamo bene. Di che cosa dobbiamo parlare?»

« Macché megafono, io sono un eroe» - Direttorissimo. «Iniziamo bene. Di che cosa dobbiamo parlare?». Dicono che stai affossando il Tg1 . «Veramente lo share di rete si regge anche grazie al mio Tg». Un milione di spettatori ha cambiato canale in 5 anni, e ne­gli ultimi 2 alla guida c’eri tu. «Quando sono arrivato io il 95% degli italiani aveva la possibilità di vedere non più di 30 canali. Oggi più dell’80% ne può vedere 250: la concorrenza è aumentata più del­l’ 800%. È un’altra era televisiva». Però il tuo Tg1 perde col Tg5 . «Rifalso. Lo scorso anno ho per­so solo una volta. Bisogna tornare al ’99 per ritrovare una performan­ce del genere. Quest’anno il Tg1 ha persoduevoltecol Tg5 . Quando so­no arrivato aveva perso 25 volte. Riotta prima perdeva 4 volte l’an­no e i suoi predecessori chi 12, chi 80, chi addirittura, credo nel 2002, 120». Allora il Cda mente. «Maddai! Quelli sono attacchi politici e faziosi. Ci rendiamo con­to che in quell’azienda da due anni si asseconda una campagna con­tro la rete ammiraglia?». Fatti delle domande… «Dammi tu una risposta: è possi­bile che un consigliere di ammini­strazione possa dire in pubblico che la Rai è fallita e che il futuro è su La7?». Ce l’hai con Rizzo Nervo? «Se un consigliere di ammini­strazione Fiat dicesse in pubblico che Volkswagen è meglio, non ver­rebbe cacciato a calci nel sedere? Che danno erariale può aver fatto all’azienda?». A proposito di danno eraria­le… «No, rispondi! È paradossale, dai. Il mercato della tv generalista è in crisi, il Tg1 continua a essere il primo Tg con un trend più regolare del passato e io vengo messo in cro­ce ». A proposito di danno erariale, vuoi dirci qualcosa di quei 68mila eurini del nostro cano­ne spesi in 15 mesi per pagare le tue cene? Sei indagato per pe­culato. «Le cose stanno così. Arrivo al Tg1 , solo dopo l’accordo mi dico­no che non posso più scrivere per Panorama ». E ti danno la carta di credito aziendale come benefit per compensare. «Solo che poi ci ripensano, dico­no che non era un benefit ma una facility e mi chiedono i soldi indie­tro. Gli ho già restituito tutto, 65mi­la euro». Non ti era parso un po’ alto co­me benefit di compensazio­ne? « Alla Stampa avevo la stessa car­ta di credito e spendevo più che in Rai. Non da direttore, ma da invia­to ». Allora non glieli dovevi restitu­ire. «Infatti glieli ho restituiti con ri­serva. E ora di nuovo vorrebbero ri­mettere in discussione la mia colla­borazione con Panorama … Co­munque il punto è un altro: mi dai un benefit, a fine anno chiudi il bi­lancio, fai passare altro tempo e­so­lo dopo 18 mesi mi dici che non ne avevo diritto?». Cosa significa? «Guarda caso hanno tirato fuori questa storia a poche settimane dal famoso 14 dicembre in cui se­condo qualcuno sarebbe dovuto cadere il governo». Ed ecco il punto. Il problema è a monte, è la tua linea editoria­le. Di Pietro ti chiama «l’Emi­lio Fede della Rai». «Ah, giusto. Perché per loro plu­ralismo dell’informazione signifi­ca che c’è una scaletta di notizie che dai grandi quotidiani arriva ai telegiornali. Non vogliono giornali­­sti, ma megafoni». Veramente accusano te di esse­re il megafono di Berlusconi. E di censurare le notizie scomo­de che lo riguardano. «Come è finita la storia di Noe­mi? E quella della D’Addario?». La D’Addario dice che i nemici di Berlusconi l’hanno usata… «Oh,amore mio!E allora chi ave­va ragione? Dovrebbero darmi un risarcimento per avermi messo in croce su quella vicenda!». «Un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se avessimo raccon­tato di più la v­ita privata dei lea­der forse non saremmo arriva­ti a tangentopoli, forse li avremmo costretti ad andarse­ne ». Augusto Minzolini a Re­pubblica , 1994. Ci hai ripensa­to? «Non sono cambiato io, è cam­biato il mondo. Il gossip è diventa­to strumento della lotta politica. So­no più interessanti le storia di letto della D’Addario o chi ha spinto la D’Addario ad accusare Berlusco­ni? ». Però le notizie sono notizie e tu m’insegni che vanno date in ogni caso. «Infatti noi le abbiamo date! Ma lorsignori non hanno gradito che ne abbiamo annotato le contraddi­zioni. Ci attaccano non perché cen­suriamo, ma per il contrario: diamo troppe notizie che loro non voglio­no dare. Prendi il caso Spatuzza». Ci facesti uno dei tuoi memora­bili editoriali, per dire che le sue «balle» danneggiano l’im­magine dell’Italia… «Tutti a dar credito al pentito. Ma quando sono usciti non altri pentiti, ma documenti certi con tanto di ammissione dell’allora Guardasigilli Conso sulla cancella­zione del 41bis per 350 mafiosi, il Tg1 è rimasto il solo a darne conto. Così come adesso sull’inchiesta Enac su Morichini e soci, pardon, compagni». Comunque dicono che a set­tembre ti fanno fuori. «Io non credo. Comunque, non mi interessano le voci, io vado avanti». Hai detto alla Zanzara che re­sti finché resta Berlusconi. «Ma no». Difficile smentire ciò che si di­ce alla radio… «Ma ho detto un’ovvietà! Come Riotta è rimasto finché è rimasto Prodi… È palese che con le maggio­ranze cambiano anche i direttori dei Tg, e io che non sono un ipocri­ta lo dico». Minzo, ma chi te lo ha fatto fa­re? «La voglia di andare controcor­rente, non solo come giornalista ma anche come direttore». I soldi? «Se avessi fatto il giornalista per soldi avrei accettato la vice direzio­ne che mi offrì Mentana al Tg5 nel 1995. Rifiutai perché proprio allo­ra Berlusconi era andato al gover­no. Oggi potrei dire che è stato un eccesso di sensibilità. Anche per­ché l’anno dopo qualcun altro an­dò in Mediaset». Chi? «Come non lo sai? Santoro!» Ora però sei tu il simbolo del po­tere di Berlusconi. «Ma quale potere? Il potere per­seguita, io sono perseguitato!» Eri il rapace del Transatlanti­co, ti nascondevi dietro alle ten­de per carpire notizie, una leg­genda. Non ti manca? «Se devo guardare il lato romanti­co ne ho nostalgia, sì. Ma vedi, io so­no sempre lo stesso. Sono venuto al Tg1 a fare il giornalista e non il passacarte, come vorrebbero tutti. Dico quello che penso e non mi fac­cio dire quali sono le notizie e quali no da questo regime alla rove­scia… Sono quasi eroico a star qui, diciamolo». Comunque stai tranquillo. Or­mai sei un dipendente Rai, di­ce Verro che dovranno darti un posto con pari qualifica, ma­gari la direzione di rete… «Figuriamoci». E cosa vuoi fare da grande? «Quello che sono: il giornalista».