Varie, 18 luglio 2011
GANSO
GANSO (Paulo Henrique Chagas de Lima) Ananindeua (Brasile) 12 ottobre 1989. Calciatore. Del Santos, squadra con cui ha vinto la Copa Liberatdores 2011 • «“Passar de Pato a Ganso”, passare da anatra a oca: il proverbio brasiliano significa migliorare la propria vita ed è opinabile sia in etologia sia nel calcio [...] Il nomignolo gli venne affibbiato da un magazziniere delle giovanili del Santos. “Siete proprio delle oche”, disse alle reclute intimidite. Ma il futuro erede della maglia numero 10 di Pelé gradì l’appellativo. Partito dal “futsal” nello stato del Parà grazie anche a Giovanni che lo consigliò al Santos prima di approdare al Barcellona, sbocciò ventenne nel 2009: longilineo, bravissimo nel gioco di prima e nel lancio, resistente ai contrasti, recuperatore di palloni, meritò un altro soprannome - O maestro - e il paragone con Zidane. Nel frattempo affinava un carattere serioso, alla Kakà, e indocile: sono celebri una sostituzione rifiutata e le parole su Dunga, che non lo portò al Mondiale in Sudafrica: “Ha sbagliato: ero una promessa, ora sono una certezza”. Il nuovo ct Menezes lo convocò subito, la rottura del crociato del ginocchio sinistro lo ha bloccato per 7 mesi [...] col “gemello" Neymar, ha portato avanti il Santos in Copa Libertadores [...]» (Enrico Currò, “la Repubblica” 28/4/2011) • «[...] In Brasile [...] è stato paragonato a Rivelino, e la comparazione ha un senso. Il suo pezzo forte è l’assist immediato in profondità, la palla svelta servita all’attaccante, sempre di prima, senza guardare. In questo è un fenomeno, è un vero regista del gioco offensivo anche se la leggerezza fisica richiede robuste coperture da parte degli altri centrocampisti: è il suo limite [...] ha una storia difficile alle spalle: è figlio di una buona mezzala sinistra, Amarildo Chagas, che lo concepì con la cameriera della sorella e poi lo abbandonò. Fu dunque la zia, Maria Creuza, a crescerlo, senza che dal suo sguardo s’alzasse quel velo di tristezza che ancora mantiene. [...]» (Emanuele Gamba, “la Repubblica” 17/7/2011).