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 2011  luglio 17 Domenica calendario

FEDELI, AVIDE E SFACCIATE LE CAVALLETTE SULLA ZECCA

La giornata campale per l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato è arrivata lo scorso 13 maggio. Il cosiddetto decreto Sviluppo sancì l’azzeramento del Cda (per la seconda volta in due anni), mentre il presidente Roberto Mazzei si affrettava a presentare il bilancio consuntivo 2010. Tutto un fiorire di dati positivi e magnifiche prospettive sul futuro: 54 milioni di utile, 388 dipendenti in uscita (e 62 in entrata, ma con contratto a tempo determinato) per un organico di 1.737 unità. Soprattutto un desiderata 2011 pieno di paroloni stilosi tipo: “È stata definita una nuova corporate identity in grado di connotare la vocazione del Poligrafico alla produzione tipografica, editoriale ed artistica distintiva coniugando esperienze consolidate (tradizione) ad innovazione tecnologica (modernità)”.
PAROLE eleganti, scritte in un momento di calma apparente tra le prime indagini di Napoli sulla P4 e lo scandalo che portò tutta Italia a conoscere la figura carismatica di Luigi Bisignani con la sua ragnatela di amici e interlocutori potenti. Per esempio lo stesso Giulio Tremonti, controllore dell’ente tramite il ministero dell’Economia, fu interrogato sulla nomina di Mazzei, avvenuta il 19 settembre 2009: “Premesso che conosco come molti Luigi Bisignani, escludo che mi abbia potuto segnalare la nomina di Mazzei al Poligrafico” disse ai pm. Ma i legami tra il ministro e personaggi implicati nelle indagini sono parecchi. Oltre a Mazzei, chiamato teneramente ‘pisellino’ nelle conversazioni intercettate, spiccano due nomi. Il primo è quello di Manuela Bravi, portavoce del ministro che proprio partendo dall’Ipzs fece il gran balzo in via XX Settembre, diventando infine donna di fiducia del titolare.
Oltre al successo professionale, la Bravi trovò al dicastero anche un fidanzato iperattivo, quel Marco Milanese che faceva da consulente (e regalacamere) a Tremonti condividendo con la compagna qualche passaggio topico dei suoi traffici economico-sociali. Storica la dichiarazione dell’imprenditore Viscione : “Ho dato a questa Manuela Bravi, perché Milanese lo pretese, un bel quadro di Milò, era un trittico grossissimo e glielo mandai a casa, quando ancora non viveva con Milanese, che si era separato dopo”. Traducendo: un Mirò autentico, sicuramente apprezzato dalla Bravi, che vanta spiccate attitudini artistiche e proprio come responsabile Immagine, Arte ed Editoria si guadagna lo stipendio al Poligrafico, attività che somma a quella ministeriale. Prima della bufera, c’era la seria intenzione di farla diventare presidente: “E allora? Sono dipendente dell’Ipzs, mica devo rendere conto a voi”. Stesso stile di quando disse che aver passato il capodanno a New York con la coppia Cattaneo-Ferilli a spese del solito Viscione non era certo una stranezza.
L’altro nome che collega il Poligrafico a Tremonti e Bisignani è quello di Vincenzo Fortunato, anche se in realtà per un nome ci sono due persone: uno è il capogabinetto del ministero, pure lui loquace nel confermare i poteri di Milanese; l’altro è l’omonimo nipote che ha l’incarico di Assistente Operativo di Mazzei. Difficile però sapere quanto guadagnino i fortunati amici degli amici. Sul sito ufficiale manca completamente il report voluto da Brunetta su ruoli, compensi e collaborazioni. Solo l’ultima relazione della Corte dei Conti viene in aiuto ricordando che Mazzei prende appena 35 mila euro, mentre il più pagato è l’amministratore delegato Ferruccio Ferranti, finiano doc (già nel board di Farefuturo) che incassava nel 2009 ben 543 mila euro. In più, Ferranti pare aver agevolato l’ingresso nel management del responsabile risorse umane Paolo Passi, parente stretto di Isabella Rauti (moglie di Alemanno). E dal Campidoglio seguono con attenzione anche l’operato di Annamaria Cutrufo, la sorella del vicesindaco che lavora per l’ufficio stampa al ministero ma arrotonda con 60 mi-la euro di consulenze al Poligrafico.
PERCHÉ, nonostante la linea di risparmi e rigore declamata in occasione del bilancio 2010, l’Istituto non bada a spese quando c’è in ballo una scelta di qualità. Per esempio lo scorso dicembre fu lasciata la sede storica di piazza Verdi (cartolarizzata da Tremonti) e subito fu deciso di affittare due nuove location cittadine anziché andare tutti nel periferico polo sulla via Salaria. Risultato: 620 mila euro l’anno per la rappresentanza di piazza Campitelli, locale praticamente in Campidoglio scovato dalla Tosinvest degli Angelucci, e poi 1,3 milioni per lo stabilimento Vitrociset della vedova Cruciani, ovvero un gentile pensiero per quella Finmeccanica che, pur controllata dallo stesso ministero e avendo una partecipazione in Vitrociset, è in guerra da tempo con il Poligrafico per colpa della carta d’identità elettronica.
Un incubo iniziato nel lontano 1997, un affare stimato oggi 800 milioni di euro che ha scatenato una lotta fratricida tra enti ministeriali senza produrre risultati per i cittadini ma tanti bei rinnovi di cda con relative nomine, buonuscite e spese legali (405 mila euro, riporta il bilancio 2009). Ora, a settembre, tutti si aspettano un nuovo giro di poltrone. Sperando che l’inchiesta P4 non rompa le uova nel paniere destabilizzando il sistemino fin qui così coerente nel produrre una classe dirigente coniata con lo stampo. Di famiglia.