Morya Longo, Il Sole 24 Ore 16/7/2011, 16 luglio 2011
CHIAMATELI «SOFT TEST». IL VERO STRESS? SI MISURA ALTROVE
Danno al mercato informazioni preziose. Offrono maggiore trasparenza. Però gli esami delle banche europee avrebbero dovuto essere chiamati «soft test» più che «stress test»: la realtà, in alcuni casi, ha infatti già superato gli scenari ipotizzati come «avversi» ed «estremi». Sembra evidente che l’obiettivo di questi esami sotto sforzo non fosse di «stressare» veramente le banche, ma di rasserenare i mercati. Di far vedere ad analisti e investitori un film edulcorato. In gran segreto – riferiscono infatti vari addetti ai lavori – le banche si sottopongono da sempre ad altri «stress test», ben più duri di quelli resi pubblici. Esistono dunque altri «esami sotto sforzo», anche solo su temi specifici. Insomma: quella che ha visto ieri il mercato è la pellicola tagliata, abbellita: il vero film lo proiettano altrove.
Che i parametri di «stress» siano blandi lo si capisce guardando anche solo il caso dell’Italia. Gli stress test ipotizzano, come scenario «avverso», che i rendimenti dei BTp decennali arrivino stabilmente fino al 5,7% nel 2011 e al 5,9% nel 2012. Peccato che i tassi decennali abbiano già superato settimana scorsa quelle soglie: non nella fantasia ma nella realtà. Anche su altri dati si potrebbe fare un discorso simile: sempre per l’Italia si ipotizza, come scenario «avverso», un calo del Pil dello 0,1%. Nulla se si pensa che nel 2008 le banche più sofisticate, che già conducevano ogni trimestre in maniera autonoma degli «stress test», prevedevano come scenario estremo un calo del Pil italiano del 4-5%. Di fronte a «stress» di questo tipo, non stupisce che il risultato finale dei test sia scontato: emerge infatti che solo otto banche europee non abbiano superato l’esame, di cui cinque in Spagna e due in Grecia. Banalità.
Eppure gli «stress test», anche nella versione «soft», un servizio importante al mercato lo danno. Offrono chiarezza e informazioni inedite su tutte le banche: dati che gli analisti potranno elaborare per conto proprio, in modo da capire chi sta meglio e chi sta peggio. La speranza è che questo rimetta a posto tutti i tasselli del puzzle europeo, e riduca la speculazione che si è vista nei giorni scorsi. Se così fosse, ben vengano i «soft test». Meglio un film sbiadito, che nessun film.