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 2011  luglio 16 Sabato calendario

L’ARABESCO E LE CIFRE VERE DELLA MANOVRA

In Italia - diceva Ennio Flaiano - la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Non c’è da stupirsi più di tanto, quindi, se sui numeri complessi di una manovra di finanza pubblica si faccia un po’ di confusione. Meno accettabile è che anche tra parlamentari ed esponenti di governo, in questi giorni, i saldi della manovra siano stati citati come in una tombola impazzita.

Versione soft: 40 miliardi. Dura ma equilibrata: 48 miliardi. Poi c’è quella hard: 68 miliardi. Ma non manca chi si spinge al di là delle soglie massime del rigore: la manovra «tocca» (oppure «sfiora», a seconda delle versioni) addirittura gli 80 miliardi. Boom! Quasi centosessantamila miliardi delle vecchie lire, una roba da cancellare il ricordo di Giuliano Amato e della sua correzione nel ’92 da 90mila miliardi.

Come spesso accade la virtù (e l’attendibilità) sta nel mezzo.

La manovra vale a regime, cioè nel 2014, 47,972 miliardi di euro. Per essere precisi: 2,108 miliardi nel 2011, che salgono a 5,577 nel 2012, raggiungono i 24,405 nel 2013 e approdano appunto a 47,972 nel 2014. Per averne la prova basta leggere le tabelle allegate alla manovra. Operazione facile-facile. Con una sola accortezza: non sommare quello che non va sommato. Le correzioni indicate anno per anno sono incrementali, cioè inglobano man mano quella dell’anno precedente.

Ecco perché non possono esserci dubbi: il valore della manovra di Giulio Tremonti - lo ribadiamo - è 47,972 miliardi, se volete approssimare quasi 48. Del resto l’obiettivo della manovra è il pareggio di bilancio nel 2014. E per centrarlo servono appunto circa 48 miliardi. Tutto il resto è arabesco.