Mar. Man., Il Sole 24 Ore 17/7/2011, 17 luglio 2011
DIETRO IL RIASSETTO DI HOPA LA CADUTA DELL’IMPERO DI CHICCO
«Emilio Gnutti? Non esiste più alcun rapporto e ormai quello che resta della vecchia finanza bresciana di Hopa è riunita sotto il cappello della Mittel di Giovanni Bazoli». Ettore Lonati neanche più ci parla con Gnutti. Insieme a lui, il fratello Tiberio. E questo «a causa delle note vicende finanziarie ma – aggiunge – anche per questioni personali».
La rottura dei rapporti tra i fratelli Lonati e Gnutti risale a qualche anno fa, nel pieno della crisi di Hopa. Come i fratelli Lonati, molti altri alleati si sono dileguati dopo il dissesto di Hopa, poi salvata dalla Mittel di Bazoli. E oggi, a Brescia, più che sottolineare che Gnutti è «fuori dalla finanza», ci si affretta a chiarire che il fondatore di Hopa e l’artefice della madre di tutte le scalate (quella del ’99 di Olivetti su Telecom Italia), «è completamente solo». Nessuno vuole parlare di lui e tutti negano d’aver avuto frequentazioni recenti.
Insomma, le ansie del Chicco, come lo chiamavano tutti dalle parti di Corso Zanardelli, sembrano legate a questioni più personali. Perché, passi pure che il vecchio impero che ha costruito dal nulla - partendo dalla cantina di casa con le resistenze per asciugacapelli, inventando poi la Fineco e arrivando al controllo di Telecom Italia - non sia più di sua proprietà. E passi anche che è stato costretto a gettare la spugna proprio quando era arrivato a pochi centimetri dal traguardo della vita, ovvero diventare banchiere. Ma un’azione di responsabilità di Hopa nei suoi confronti proprio non se l’aspettava, specie da quegli amici che «lui stesso ha creato», come amava ripetere nei giorni più caldi di quell’estate 2005, al tempo delle scalate ad Antonveneta e Unipol, origine dei suoi guai giudiziari e spartiacque della sua storia imprenditoriale.
La richiesta di risarcimento di 12 milioni, decisa in occasione della votazione dell’ultima assemblea della finanziaria, tenuta lo scorso 12 luglio nella storica sede di Hopa, segna in modo netto la caduta di Gnutti, come finanziere ma anche come icona della Brescia imprenditoriale. «La vicenda Hopa mi addolora tantissimo, da anni sono fuori da quel mondo e dell’azione di responsabilità decisa nei suoi confronti l’ho appreso indirettamente. Non ho rapporti nè con Gnutti nè con gli altri vecchi soci di Hopa. E’ finito un ciclo ed è limitativo sintetizzare il tutto con la fine dei rapporti con Gnutti, perché più in generale è il vecchio mondo e il sistema di Hopa a non esistere più». Lo dice Romano Marniga che rappresenta la storia di Corso Zanardelli più di qualunque altro tra i soci del salottino Hopa. Amministratore delegato della finanziaria per anni e quasi l’alter ego di Gnutti, oggi preferisce «non parlare del passato». Anche i Bertoli, vecchi soci di Hopa, sarebbero in rapporti tesi con il finanziere. Per non parlare della famiglia Marinelli che proprio dodici mesi fa ha scelto di vendere il 45% di Medicalspa e il 20% di Aton, la nuova società veicolo creata dal finanziere, allo stesso Gnutti.
Insomma, tutti se ne sono andati in malo modo e oggi resta un solo punto fermo, la famiglia. Ed è proprio da qui che l’ex finanziere bresciano – che si è sempre vantato di non aver mai messo piede a Porto Cervo, di odiare l’aereo e amare orologi e auto d’epoca, passione sublimata nelle storiche partecipazioni alle Mille miglia – sta cercando di ricominciare. In prima linea c’è il figlio Thomas a capo di due finanziarie nuove di zecca, Aton e Ventitrè srl, forse un tentativo di ricalcare in piccola scala il mestiere della vecchia Hopa.
La filiera della famiglia Gnutti, orfana di Hopa, fa perno sempre sulla storica holding, la Gp Finanziaria, partecipata da Gnutti e dai due figli, Thomas e Arianna, pariteticamente. La società sta ora puntando soprattutto sull’immobiliare, tanto che nell’ultimo anno si è provveduto a una ricapitalizzare per il gruppo di 7 milioni di euro e a chiudere con le banche un accordo di riscadenziamento dei debiti per fine 2014. Inoltre la famiglia ha preso una posizione in Aton per un totale del 18,25%. Aton – che ha chiuso il primo anno di attività in utile per 698 mila euro, di cui 417mila distribuito ai soci – opera principalmente nell’immobiliare, ma ha anche partecipazioni nella finanza, tra cui l’1,66% in Intermedia Finance guidate da Giovanni Consorte.
Infine la nuova galassia di Gnutti si completa con Ventitrè srl, partecipata da Aton all’8,7% e al 4,35% da Thomas Gnutti, a cui si somma il 2,9% di Siltom. In tutto, dunque, fa 16% circa.
Mar. Man.