Paolo Cornaglia Ferraris, la Repubblica 18/7/2011, 18 luglio 2011
LA PAZIENTE CHE SI FIDAVA SOLO DEL WEB
Una telefonata come tante, fuori orario, perché chi ha un dubbio non aspetta. «Sono la mamma di Viola, devo parlarle». Concordiamo un appuntamento nel pomeriggio, l´ultimo. Capisco da quanto anticipa che è meglio non ci sia più nessuno ad attendere in ambulatorio. Non l´ho mai incontrata prima, non so chi sia Viola né capisco il cognome che rapidamente ha pronunciato. Non mi pare d´averlo mai sentito, ma non ne ho certezza: troppo difficile impararne 600 d´un botto, 30 per cento dei quali stranieri. Lavoro come supplente in un servizio della Asl; sostituisco per qualche mese un pediatra andato in pensione. Quando arriva mostra il meglio di se stessa: è minuta, magra, un vistoso tatuaggio sull´avambraccio e uno più piccolo sul collo, vestita come una ragazzina. Ma non ha quell´età. Il suo viso è segnato da una vita difficile che traspare da brevi accenni a un compagno con problemi «... di cui un giorno le dirò». Tira fuori il problema che l´angoscia. «C´era sangue nel vasino - e poi, dopo una pausa durante la quale studia con attenzione l´espressione del mio viso, aggiunge - cos´è un teratoma?»
Parolona difficile quanto rara è la malattia, ma non ci stupiamo più di nulla, ormai. Il dottor Web ci ha abituati a ricevere le domande più inverosimili: nomi di rimedi mai sentiti prima, risultati di ricerche che nascondono promozioni commerciali, richieste di consulenze specialistiche tanto urgenti e indispensabili - a sentir loro - quanto inutili. Perfino dannose, visto che non c´è consulente interpellato da una richiesta formalizzata sul ricettario rosso del «medico della mutua», che non si senta in dovere di approfondire, verificare, analizzare, coinvolgere altri specialisti. Comincia così lo spreco delle risorse pubbliche e di quelle personali. La causa è una: l´ansia. Il processo sempre uguale e parte da internet. L´unico argine possibile è la qualità della relazione col proprio medico curante. Se è nulla o fatta di reciproca diffidenza, il viaggio verso il disagio è assicurato. Si sprecano esami che sarebbe stato meglio evitare, giorni di lavoro che è stato inutile perdere, spese di trasferte inutili quanto disagevoli. Il dottor Web è pericoloso. Se abbiamo una domanda che non trova risposta, se un sintomo ci preoccupa, se osservando nostro marito o nostro figlio ci accorgiamo di qualcosa che non va, è inutile aprire il pc e frugare nel web. Addirittura pericoloso se non avete costruito in precedenza una buona relazione con un medico di cui vi fidate e che si fida di voi. Un medico che sa ascoltare e capisce, assorbe l´incertezza grazie all´autorevolezza di cui è capace. Se non avete ancora un medico così, cercatevene uno. Come? Troppo lungo da spiegare in poche righe. Posso però rinviare ad un libro scritto anni fa («Il buon medico», Laterza 2003) e sperare che la sua lettura vi aiuti. Il web, infatti, mai sostituirà libri e relazione di cura, checché ne pensino gli utilizzatori di Facebook e degli altri social network. Attenti soprattutto al passa parola su salute e malattie. Non ho mai letto tante corbellerie in vita mia!