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 2011  luglio 17 Domenica calendario

«Il Paese ha bisogno di un altro governo. Ha bisogno che si dia rapidamente un messaggio di stabilità, di sicurezza, di affidabilità dell’Italia

«Il Paese ha bisogno di un altro governo. Ha bisogno che si dia rapidamente un messaggio di stabilità, di sicurezza, di affidabilità dell’Italia. La crisi che stiamo vivendo è molto grave, e il fatto che il presidente del Consiglio si stia occupando dell’onorevole Papa piuttosto che dei rischi profondi che il Paese vive e delle sofferenze delle famiglie dimostra la lontananza siderale tra il presidente del Consiglio e il Paese stesso. Sette giorni di silenzio, di nascondimento, di evidente concentrazione su altri problemi, a cominciare dal pagamento degli oneri sentenza Mondadori. Un governo in cui ogni giorno c’è un conflitto più grave tra il premier e il ministro dell’Economia. Un ministro delle Riforme istituzionali che mostra il dito medio mentre viene eseguito l’inno nazionale; un episodio per cui in un altro Paese dopo due secondi si sarebbe stati accompagnati all’uscita. Una situazione di totale instabilità e assenza di capacità di governo, proprio mentre se ne avrebbe più bisogno. Si stanno allineando una serie di pianeti che reclamano un passaggio d’epoca» . Walter Veltroni, chi dovrebbe sostenere questo nuovo governo? Anche il Pd? E Berlusconi perché dovrebbe farsi da parte? «Berlusconi oggi è il problema. Ed è riconosciuto come tale in Italia e all’estero. Lo Spiegel titola una sua analisi "perché è giusto punire l’Italia". L’instabilità politica e di governo è legata in particolare a Berlusconi: tutto il Paese, compresi moltissimi deputati di maggioranza, lo avvertono come un ostacolo alla liberazione delle energie dell’Italia, al suo rasserenamento. Berlusconi deve avere la misura minima di capire che deve per una volta far prevalere gli interessi della nazione sui propri. Invece ripete meccanicamente le parole del capitano Smith del Titanic di De Gregori: "Andiamo avanti tranquillamente"» . Berlusconi fa notare di avere ancora la maggioranza in Parlamento. «Non l’ha nel Paese. Non l’ha nel rapporto con l’opinione pubblica, con i soggetti imprenditoriali e sociali, nelle relazioni internazionali. Ha la maggioranza con Scilipoti. Ma con Scilipoti non dai risposte ai mercati finanziari e al bisogno di novità del Paese» . Come farlo, allora? «Con un governo presieduto da una persona che sia affidabile e credibile, per l’Italia e per l’Europa, e faccia due cose. La riforma elettorale, per rafforzare il sistema bipolare e restituire ai cittadini il potere di scegliere, con i collegi uninominali, i loro rappresentanti. E scelte anche dolorose contro l’emergenza economica. In Italia qualcuno deve fare questa parte: Giuliano Amato, Ciampi, noi, con il governo Prodi, per entrare in Europa. L’Italia è il Paese che fece in sei anni l’Autosole; oggi siamo fermi sulla Salerno Reggio Calabria. Con Pisanu parlammo di governo di decantazione per indicare un tempo breve, che apra la via a una nuova dialettica tra due forze di tipo europeo e tolga dal campo della vita pubblica l’anomalia Berlusconi» . Lei pensa davvero che anche il Pdl sosterrebbe un governo così? «Penso che dovrebbe tutto il Parlamento. Perché non sarebbe un ribaltone. Ma un governo con un consenso larghissimo, di forte attitudine istituzionale e di competenza, indispensabile per affrontare una fase di difficoltà che può diventare drammatica» . Chi dovrebbe guidarlo? Si è parlato di Monti e dello stesso Pisanu. «Per fortuna in questo Paese c’è Giorgio Napolitano. Il Quirinale è un presidio di saggezza. Ha stimolato la politica a reagire nel modo giusto. Il Pd ha fatto bene in Parlamento ad assumere una posizione responsabile, tanto più apprezzabile in ragione del dissenso profondo per una manovra estemporanea, dal segno sociale sbagliato, che ostacolerà la crescita. Ora è il centrodestra che deve dare analoga prova di responsabilità non rimanendo incollato al potere» . Lei parla di "allineamento di pianeti"e passaggio d’epoca. A cosa si riferisce? «C’è una crisi politica e di legittimazione delle istituzioni molto profonda. C’è una crisi morale, con un dilagare della corruzione e della criminalità superiore persino ai tempi della denuncia di Enrico Berlinguer. C’è una crisi economica e finanziaria che porta a compimento tutti i nodi irrisolti della nostra storia, a cominciare dal debito pubblico, nel pieno di una tempesta che investe l’Occidente intero: se qualche anno fa qualcuno ci avesse detto che il presidente degli Stati Uniti avrebbe denunciato il rischio di default del suo Paese, avremmo pensato a una barzelletta. E c’è un insopportabile aumento della disuguaglianza sociale. Otto milioni di poveri sono una cifra intollerabile per l’Italia del nuovo millennio» . Contro la crisi finanziaria il governo ha presentato e fatto approvare la manovra. «Non credo che la manovra abbia risolto tutti i nostri problemi con i mercati. I mercati non sono la Spectre: agiscono dove percepiscono instabilità finanziaria e politica; e noi abbiamo tutti e due gli elementi. Quando parlo di passaggio d’epoca penso alla spirale che l’Italia deve interrompere se vuole sopravvivere: la spirale di conservatorismo e populismo, che ha segnato tutto il Novecento. La funzione storica del Pd resta quella di introdurre un elemento di discontinuità tra fascismo, andreottismo, berlusconismo. E la discontinuità si chiama riformismo. Qualche mese fa al Lingotto, proposi di aggredire il debito e portarlo in 15 anni all’ 80%del Pil, per rimuovere questa pietra al collo che pesa sulle nuove generazioni» . Lei chiese una patrimoniale. «Io chiedo innanzitutto un piano industriale della pubblica amministrazione, per uscire dalla logica dei tagli lineari e selezionare in modo preciso sprechi e spese, a cominciare dalle Province. Si deve valorizzare il patrimonio pubblico. Si deve privatizzare e liberalizzare. Si deve dare priorità ad ambiente, cultura, formazione. E ribadisco che quando un Paese è in crisi, e noi lo siamo, chi ha di più deve contribuire più degli altri; altrimenti il Paese non tiene. Mi ha fatto piacere che questo tema sia stato ripreso da Casini nel suo intervento alla Camera. Come ai tempi dell’euro, occorre uno sforzo massiccio. Il 10%del Paese detiene il 48 %della ricchezza nazionale» . Chi paga, e come? «Le soluzioni possibili sono molte. Il punto è il principio: deve pagare di più chi ha di più, non i pensionati e gli artigiani, i precari e gli operai. Non credo ci sia alternativa a questo, se vogliamo mettere l’Italia in sicurezza per le prossime generazioni. Altrimenti a pagare di più saranno, con i poveri, le forze produttive, che sono anche le più esposte. A cominciare dalla piccola industria e dal ceto medio. Quelli che tengono su l’Italia» . Una cosa è certa: i partiti non intendono rinunciare ai propri privilegi. «Invece i costi della politica vanno tagliati. Sbaglia la politica quando reagisce piccata, come se dovesse difendere se stessa. Il vero problema è il funzionamento della democrazia. La gente è anche disposta a sopportare un costo se le istituzioni funzionano e decidono, se sono in mano a gente onesta, se garantiscono stabilità. Altrimenti la politica appare un costo iniquo, tanto più insopportabile quando si chiedono sacrifici alle famiglie. Ma la democrazia che decide non può essere fatta da mille parlamentari, due rami del Parlamento, Regioni, Province, Comuni, istituzioni pletoriche, consigli di amministrazione nominati dai partiti, una Rai sottoposta al controllo dello spoil system. Ci vuole una cura dimagrante, non solo perché corrisponde a un sentimento e anche a una rabbia, ma perché se la democrazia non decide prosperano i poteri altri. Comprese le varie P2, P3, P4, P8» . Il suo partito non ha appoggiato l’abolizione delle Province. «Il mio partito dovrebbe mettersi alla testa di questa riforma, non subirla. Non ci possono essere milioni di persone che vivono di politica» . Lei è in disaccordo con una parte del Pd anche sul ritorno al proporzionale. «Senza bipolarismo, il Paese è destinato ad andare alla deriva. Ai tempi del proporzionale, i partiti affondavano le radici nella storia del Paese: il Pri aveva Mazzini, il Pli Giovanni Amendola, il Pci Gramsci. Ora abbiamo un sistema di partiti personali. E vogliamo tornare al proporzionale, con il debito pubblico al punto più alto? Vogliamo tornare a governi di coalizione che cadono per la presidenza dell’Eni? Io non ho nostalgia dei tempi delle stragi e penso che l’Italia a forza di volgersi indietro si trasformerà in una statua di sale. Consentire ai cittadini di scegliere i candidati e il governo è fondamentale; tanto più ora che Berlusconi sta uscendo di scena. Quando Alfano è divenuto segretario del Pdl, gli ho telefonato. E gli ho detto che ha due possibilità: può fare il secondo di Berlusconi, e continuare lungo quella linea di totale irresponsabilità istituzionale e nazionale; oppure può essere l’uomo di una nuova destra, civile, rispettosa delle regole. Se alla fine di questa lunga transizione avremo costruito un bipolarismo di tipo europeo, questo allineamento di pianeti avrà prodotto un esito simile al significato dell’ideogramma cinese della parola crisi: opportunità» . Nuovo governo o no, tra non molto si andrà a votare. Lei si è espresso contro uno schema tipo ’ 94, con i tre poli. Nello stesso tempo difende le primarie, che rendono impossibile l’accordo con l’Udc. Come risolve la contraddizione? «Guardi, in questi due anni ho avuto la soddisfazione di vedere le idee del Lingotto, dal bipolarismo all’attacco al debito pubblico, diventare patrimonio di molti. Tra queste idee c’è anche evitare la geremiade su "con chi", anziché "che cosa". Prima il progetto, poi le alleanze. E un Pd che punti al 40%e sia plurale e aperto. Chi è d’accordo sul dimagrimento della politica, su una riforma del mercato del lavoro che cancelli la precarietà, su nuove politiche ambientali, si metta insieme. Oggi, se non si pone l’accento su crescita e speranza, domineranno recessione e paura. La destra ha speculato sulla paura e favorito la recessione. Il centrosinistra trovi la forza di sfidare conservatorismi e populismo, entrambi presenti nella sua cultura. Il riformismo non è un pranzo di gala; ma di questo ha bisogno l’Italia. Penso a un’altra versione di Titanic, il libro di Enzensberger, che ha una frase bellissima: "Strano come, di tutto quel che c’era prima, la maggior parte senza lasciar lacuna sia scomparsa come un sasso nell’acqua"» .