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 2011  luglio 17 Domenica calendario

PARIGI

«U na donna passò con la mano fastosa, sollevando orlo e balza, facendoli oscillare. Agile e aristocratica, con la sua gamba di statua». Si può ancora cadere sotto il fascino delle passanti che camminano sui boulevard, come accadeva a Charles Baudelaire nell´Ottocento. Le donne di Parigi rimangono creature inconfondibili, un misto di eleganza e trascuratezza, disinvoltura e presunzione. Stravaganti ma anche classiche, comunque refrattarie all´omologazione. «Essere parigina è uno stato mentale, un´inclinazione dello spirito» racconta Inès de la Fressange, seduta nel suo ufficio al primo piano della boutique di Roger Vivier, di cui ha rilanciato il marchio insieme allo stilista Bruno Frisoni. Nata a Gassin, vicino a Saint-Tropez, è arrivata nella capitale francese quand´era già ragazza. Eppure è questa ex mannequin dalla classe unica che meglio rappresenta lo stile di Parigi, capace di reinventarsi continuamente senza tradirsi mai veramente.
Indossa jeans, pullover blu scuro e un bracciale. «Per essere eleganti non bisogna agghindarsi come un albero di Natale». È uno dei tanti consigli che ha affidato alla sua guida La Parigina, ora tradotta in italiano per L´Ippocampo. Un breviario di moda complice e scanzonato, «fazioso e schierato, perché il gusto è per forza soggettivo». Oltre ai testi, Inès ha fatto dei simpatici disegni e delle ironiche liste di cose e comportamenti da avere o da evitare, cercando di cogliere la quintessenza di quelle passanti che facevano innamorare i poeti romantici. Il manuale, rilegato con una copertina Moleskine rossa, è andato ripetutamente esaurito nelle librerie francesi. L´editore Flammarion è stato sorpreso dal suo travolgente successo. «Le mie figlie erano molto fiere perché a un certo punto il libro ha superato le vendite di Harry Potter». Nine, la primogenita diciassettenne, appare nelle fotografie della guida. Ha posato per illustrare i diversi stili della perfetta parigina. «Si è annoiata terribilmente a fare la modella. Ma sono contenta che abbia accettato di partecipare perché ha dato al libro un´immagine fresca, naturale, molto diversa dalle pose artificiali che vediamo di solito nei servizi di moda».
All´inizio La Parigina doveva essere una mappa di indirizzi e luoghi del cuore. Poi l´editore ha chiesto a Inès di aggiungerci alcuni "segreti di stile" della prima e più famosa mannequin francese degli anni Ottanta, quando modelle come lei, poi Carla Bruni o Claudia Schiffer, erano considerate le nuove dive. «La moda è passeggera per definizione. Niente è stabile, tutto evolve. Dipende dal periodo, da come ti senti». Inès ha individuato alcune regole. Il sapiente amalgama di stili e generi, la haute couture e lo street style. «I miei amici pensano che solo perché ho lavorato nella moda ho dieci armadi zeppi di abiti da sera e cassetti pieni di diademi. Invece a casa possiedo soprattutto magliette bianche». Vivendo nell´abbondanza si capisce l´essenziale. «Poche cose, ma giuste» è il motto dell´autrice. Altro suggerimento: liberarsi dai pregiudizi. «Alcune donne pensano che non si possa mischiare il blu e il nero, eppure è un abbinamento terribilmente chic, già usato da Yves Saint-Laurent. Altre sono convinte che la borsetta debba essere in tono con le scarpe: anche questa è una leggenda».
Lontano dalle passerelle, La Fressange è diventata stilista del proprio marchio, poi è stata chiamata da Diego Della Valle come direttrice artistica di Vivier. Oltre a inventarsi un nuovo mestiere, ha dovuto ricostruirsi una famiglia, dopo la morte improvvisa nel 2006 di suo marito, l´imprenditore italiano Luigi d´Urso. Da qualche anno vive con l´ex direttore de Le Nouvel Observateur, ora passato al gruppo Lagardère, Denis Olivennes. Ma i suoi legami con l´Italia rimangono forti. Va spesso a Milano per ragioni di lavoro e ogni estate le figlie trascorrono le vacanze a Conca dei Marini, in Campania. «Loro sono metà parigine e metà italiane. Nine ha il temperamento estroverso delle napoletane, parla con tutti, fa subito amicizia. Violette ha ereditato un senso dell´ironia molto italiano, quella capacità di non prendere mai niente veramente sul serio». Alla sua carriera nella moda, Inès ha dedicato anche un libro, Profession mannequin, pubblicato nel 2002. È una breve autobiografia che irride un microcosmo in cui gli eccessi sono la regola e la bellezza può diventare tirannia. Tre anni fa è stata la prima ex modella a essere insignita della Legione d´Onore. «Ho sempre pensato che per lavorare nella moda devi avere una conoscenza umanistica. In fondo, sei al centro di tante discipline diverse. Si può attingere alla filosofia, alla sociologia, persino alla politica». Di sinistra, ovviamente. Durante l´Occupazione, la sua famiglia di origine ebrea ha combattuto nella Resistenza. «Non posso accettare il qualunquismo. Se ci sono delle derive democratiche, come accade oggi con Marine Le Pen, bisogna intervenire e prendere la parola».
Già negli anni Ottanta la chiamavano «la modella che parla», perché non aveva paura di esprimere critiche e opinioni taglienti. Oggi difende un´altra idea di moda, meno estetizzante e più funzionale. «Credo sia sbagliato considerare i vestiti come un´opera d´arte». La perfezione, aggiunge, non si addice alle donne multitasking dei tempi d´oggi. «Non possiamo passare le nostre giornate a fare yoga, preparare pane a lievitazione naturale e con farine biologiche introvabili, bere così tanta acqua la mattina che bisogna passare il resto della giornata al bagno. La vita di tutti i giorni è molto diversa». Cresciuta in un´antica famiglia aristocratica dell´Auvergne, come si evince dal cognome con particelle nobiliari, Inès conosce da sempre il mondo della moda: sua madre era stata modella in Argentina. «Quando ho cominciato, c´erano i dinosauri» scherza. La teoria evoluzionistica ha colpito anche i couturier, artisti mutati in uomini d´affari. «La moda ormai è una grande industria nella quale un pantalone deve essere venduto da Miami a Shanghai». I marchi indipendenti, le piccole boutique, scompaiono. Per non morire, bisogna affiliarsi ai grandi gruppi internazionali. «Per fortuna l´unica cosa che non cambierà mai è il desiderio delle donne. Se non si riesce a intercettare questa segreta pulsione intima, anche i faccendieri più ricchi sono destinati al fallimento».
Al debutto nel 1975 - aveva solo diciotto anni, davanti all´obiettivo di Oliviero Toscani - si sentiva troppo alta e troppo magra per gli standard dell´epoca. Era convinta che non avrebbe sfondato. Invece ha collezionato copertine e sfilate, fino ad arrivare da Chanel, dove ha lavorato per sette anni, diventando la musa di Karl Lagerfeld. Lo stilista le fece firmare una faraonica esclusiva, a quei tempi ancora non si usava. Il suo volto dall´ovale perfetto, con occhi castani che brillano come brace, doveva rimanere proprietà della maison di rue Cambon. Ma nel 1989 il governo chiese a Inès di posare per il busto della Marianne nazionale. Lagerfeld oppose il suo veto. «Vestire un monumento, che volgarità!» disse lo stilista. Lei accettò di diventare l´icona della Francia e Chanel decise di rompere il contratto, avviando una lunga battaglia giudiziaria. Una lite senza esclusione di colpi, come spesso accade nelle poco scintillanti retrovie della moda. Il destino ha voluto che poi fosse sempre un ex modella a diventare la première dame di Francia. Con Lagerfeld, Inès ha fatto ufficialmente pace quest´anno, tornando a sfilare per Chanel. «Era una proposta che non potevo rifiutare. Alla mia età non lo considero più un lavoro: è puro divertimento».
Dopo la sua riapparizione sulle passerelle, il settimanale Le Point le ha dedicato una copertina. Titolo: "La vita comincia a 50 anni". Lei si schermisce: «Non voglio diventare la portavoce delle signore di mezz´età. Ma sono felice di dare un po´ di speranza alle donne che si sentono oppresse dal giovanilismo imperante». Ormai affronta i compleanni con filosofia. Si può persino trarre giovamento dai segni dell´esperienza. «Per esempio, Hillary Clinton. È migliorata dopo i quarant´anni perché ha trovato un suo stile». Non s´invecchia, si matura. «Certo, l´ideale sarebbe conoscere a vent´anni tutto quello che sappiamo invece a cinquant´anni». Il tempo regala comprensione, tolleranza. «Accetto i miei difetti e quelli degli altri, ho trovato la giusta distanza. Finalmente sto bene». Passa le dita affusolate tra i capelli, abbassa lo sguardo con un sorriso accennato. L´eleganza fatale di pochi gesti. Attenti alle parigine.