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 2011  luglio 17 Domenica calendario

I SOLDATINI DI CREPAX

Achi gli era più amico, o più complice, finiva per aprire quel cassetto, segreto come la porta di Barbablù. In un comò di famiglia, nel grande appartamento in via De Amicis a Milano, il cassetto che s´apriva era un mini-palcoscenico, fitto di pugili e soldatini, solide figurine con i guantoni o le sciabole sui loro piedestalli di cartone. C´era il ring dei ring, raduno di carta di tutti i possibili campioni, Bob Fitzsimmons, Joe Lewis, James J. Jeffries, affiancati da arbitri e inservienti. «Si prende una piccola pedana, si sceglie una coppia di pugili, un arbitro e si tirano i dadi», spiegava, soddisfatto, Guido Crepax. Il gioco del pugilato era tra i suoi prediletti («mi diverte come sfida ai dadi, non come sport, che detesto») e apparteneva alla sua creatività più domestica.
Universalmente noto per Valentina e le altre eroine senza dadi e senza veli, considerato disegnatore erotico, specialista in Justine e Emmanuelle a matita, Crepax, scomparso nel 2003 a settant´anni, ha coltivato fin da bambino la passione per i giochi con le figurine: che lui stesso progettava, disegnava e costruiva. «Ognuno dovrebbe inventarsi i passatempi e realizzarli con le proprie mani - confidava - è molto più divertente. Eccetto il Monopoli, non ricordo d´aver mai praticato giochi che non fossero fatti da me». Incontri di pugilato, Giri d´Italia, partite di calcio («una volta ho avuto in casa, per un anno, l´intero campionato italiano») sono diventati nelle sue mani tornei di carta, wargames artigianali, da tavolo: «Tra tutti, il meccanismo del Giro è quello più vicino al tradizionale Gioco dell´Oca: un tracciato con caselle, le penalità e le promozioni di tappa». I più elaborati e sorprendenti, per puntiglio di dettagli storici e precisione documentaria, sono le battaglie: una ventina, con centinaia di soldatini disegnati sui due lati, dipinti, ritagliati e incollati su basi di balsa, nel corso di dieci anni paralleli all´attività ufficiale di fumettista e grafico pubblicitario. Stratega della matita, il buon soldato Crepax non ha mancato una battaglia, campale o navale, da Pavia (1525) a Azincourt (1415), al Lago Ghiacciato (1242) dell´Alexander Nevskij, sfida abituale con l´amico Claudio Abbado, sull´onda della musica di Prokofev. E, ancora, le battaglie napoleoniche (Abukir, Trafalgar, Marengo, Waterloo) e le guerre d´indipendenza. Tra queste, raro campionario delle sue figurine risorgimentali, Magenta, Solferino e San Martino, disegnate nel 1959 per il centenario, ora rispolverate, restaurate e riportate "in campo", per la prima volta in pubblico, nella mostra Le battaglie tricolori di Guido Crepax, a cura del figlio Antonio, a Fasano dal 19 al 30 luglio, celebrazione ludicamente carbonara dell´Unità d´Italia. «Sono pacifista - precisava l´autore - ma, sotto forma di gioco, le guerre sono le mie preferite. Anche perché credo abbiano un valore educativo: insegnano, divertendo, la storia (che per fortuna non è fatta solo di guerre). Ogni volta, prima di gettarmi nella mischia con colori e china, trascorro molto tempo a documentarmi. Ad esempio ho letto libri su Wallenstein per affrontare la Guerra dei trent´anni: un´impresa enorme, sarebbe stata il mio kolossal». Perfezionista nella fedeltà grafica, Crepax era altrettanto pignolo nei sistemi di gioco: «Nello stabilire le regole, sia sportive che belliche, mi attengo scrupolosamente a quelle reali. Nella boxe, sono previste vittorie ai punti o per ko, e un numero di cadute al tappeto mai superiore alla norma: insomma, tutto quel che può effettivamente succedere su un ring. L´unica componente che manca è, ovviamente, la stanchezza. Anche nelle battaglie - dove l´elemento fortuna (i dadi) si combina con il valore fisso dei vari personaggi - pesa il "gioco della storia", ricca di casi in cui un imprevisto qualsiasi ha capovolto indiscusse superiorità: esempio, la strage di Azincourt, causata dalla pioggia caduta alla vigilia».
E Valentina? E le altre? Vedove di matita in questo grafico défilé di divise, lance, baionette, cavalli? Tutt´altro. L´occhio di Crepax non è sdoppiato come quello del Dr. Jekyll e Mr. Hyde (uno dei suoi capolavori, che si può ora risfogliare nella splendida riedizione filologica degli adattamenti letterari a fumetti iniziata il mese scorso, a cura di Sergio Rossi, dalla Black Velvet della Giunti). Il connubio Valentina-soldatini non risulta dal solito binomio eros-thanatos, ma da quello di architettura e jazz, cioè di equilibrio e ritmo. Architetto, cultore di musica classica e black («Le copertine per le collane dei jazzisti Usa, se le faceva pagare in dischi, che gli arrivavano a valanga dall´America», ricorda il figlio), Crepax fa di ogni tavola una esatta partitura visiva: lo ha sottolineato Igort, disegnatore e musicista («Ho imparato a ascoltare il jazz guardando Valentina, Crepax era un grande jazzista del disegno»), al Comicon di Napoli che quest´anno ha dedicato all´artista un convegno e una compatta mostra di originali. Ogni pugile, ogni campo di battaglia è un´architettura di ritmi, che nelle tavole a fumetti si dilatano in improvvise impennate verticali o scandiscono sincopate sequenze d´occhi, bocche, nasi, mani. Inquadrature come liberi arrangiamenti, nude silhouettes come grattacieli che saldano i tasselli in fuga. Nell´inflessibile, disciplinata orchestrazione di segni e ruoli, il nudo si svuota d´eros e lo scontro è senza sangue. Diventando gioco: battaglia di figure, seduzione grafica.