Goffredo Buccini, 10/5/2011, 10 maggio 2011
LECCE - Ci sono ferite che un soldato non mette in conto. «Ferite che non si sanano», e la voce è ormai un sussurro, solo qualche amico può ancora udirla
LECCE - Ci sono ferite che un soldato non mette in conto. «Ferite che non si sanano», e la voce è ormai un sussurro, solo qualche amico può ancora udirla. Passa da qui, dentro questa mattonella gialla col tricolore sul muro di cinta, i portoni blindati e le garitte coi piantoni, qui alla caserma Nacci, la piccola storia del caporale Ludovica: così giovane e così bella da diventare il possibile movente di un delitto feroce, la molla involontaria che potrebbe aver fatto scattare le ventitré coltellate con cui è stata ammazzata Melania Rea. «Credevo nell’ amore, non merito di essere sbattuta sui giornali», dice ancora, ai pochi fidati che hanno potuto ascoltarla, quella vocina quasi impercettibile: non una voce da soldatessa, piuttosto un sospiro da Facebook che corrisponde a un profilo da ragazzina, niente mimetica ma tubino verde e scollatura sexy nella foto, più discoteca che percorso di guerra, l’ altra faccia - magari quella vera - di una piccola donna cresciuta troppo in fretta a palestre ed esercitazioni militari; «piccola, sì, forse più piccola dei suoi 27 anni, in questioni di cuore», giura chi la conosce. Escono alla spicciolata i commilitoni di Ludovica Perrone, l’ amante ormai non più misteriosa del caporalmaggiore Salvatore Parolisi: escono sul marciapiede di via Monteroni, sotto le nuvole nere che si addensano nel cielo sopra Lecce. Escono e fanno una smorfia, «perché la caserma non c’ entra niente, dovete lasciarci perdere». Escono e dicono una pietosa bugia, «della persona che cercate abbiamo perso le tracce»: come se si potesse smarrire un caporale tra una caserma e l’ altra. Lei è qui, dall’ altra parte del muro, «una ragazza precisa, disciplinata, mai eccessiva nelle relazioni», si lascia sfuggire infine qualcuno del gruppo degli istruttori, è la chiosa che sembra una giustificazione non richiesta. Davvero pare di vedere due persone, nel pasticciaccio che ha imprigionato Ludovica. Ecco la ragazzina con i suoi sogni infranti, che davanti alla devastazione mediatica dei propri sentimenti, davanti alle frasi vigliacche del suo uomo che la derubrica «a flirt finito da un pezzo» può mormorare: «Non so più chi sia Salvatore, ma sono ancora convinta che non sia un assassino». Ed ecco la soldatessa, rassicurata nella routine di ogni giorno, che ripete «ce la farò, ne uscirò», ostinata, tenace, perché solo se è capatosta come un mulo una ragazzina di Sabaudia si arrampica fin sopra un blindato, fino a comandare una pattuglia di colleghi maschi. È arrivata a Lecce a febbraio, Ludovica, per un corso di addestramento sui Puma, i blindati leggeri; si allena a diventare capocarrista, andrà via a fine maggio, «nel suo futuro ci sono missioni all’ estero», dicono. Nel dolore, «un dolore che non molla», può ringraziare un refolo di buona sorte: se il giorno del delitto non fosse stata qui in caserma a Lecce, tra superiori e commilitoni, a centinaia di chilometri dal maledetto bosco dov’ è morta Melania, sarebbe stata la sospettata ideale, il capro espiatorio perfetto in un’ indagine che forse s’ è mossa male e tardi. Dietro queste mura gialle, il caporale Ludovica si sveglia alle sette, fa colazione e ginnastica, alle otto è già sul pullman che l’ accompagna in riva al mare, in un’ altra caserma poco lontana, a Torre Veneri, dove c’ è il grande poligono, dove si esercitano i carristi. Col suo Salvatore in testa e col cuore in tumulto deve ritrovare la pace pilotando una di quelle belve blindate a sei ruote che il nostro esercito può impiegare negli scontri leggeri, sul campo. Lei, agli scontri, si sta allenando, e allo scontro più pesante sta provando a sopravvivere. Non si è mai sentita «l’ amante di Salvatore», certo, ha sempre creduto di essere la metà di un sogno sognato insieme, sempre aggrappata alle parole di lui, «voglio te, solo te, lascerò Melania e vivremo insieme», anche quando ha capito che Salvatore usava per lei un cellulare «dedicato», come in una spy story; anche quando lui la portava in giro per albergacci, come una poco di buono da nascondere, o le offriva per il loro amore clandestino soltanto la Renault: «pure in certi giorni», ha fatto mettere a verbale lei, per spiegare le macchioline di sangue che le appartengono e che il Ris ha trovato sul sedile del passeggero. «Ero innamorata, ora ho il dubbio che mi abbia preso in giro». Più che un dubbio, magari. Si sono visti l’ ultima volta a San Benedetto del Tronto in un’ ennesima pensioncina da due soldi, si sono sentiti ancora la sera prima che Melania morisse e forse una traccia su quel cellulare segreto può avere scatenato un’ ultima terribile lite tra marito e moglie. Sognava, il caporale Ludovica. E ha continuato a sognare anche il 1° maggio, quando non ha resistito, ha telefonato al suo amore, e lui, a brutto muso, le ha risposto: «Non chiamarmi più sul cellulare!», sapendosi intercettato. L’ ha richiamata da una cabina telefonica, Salvatore, l’ uomo di cui si era sempre fidata, ormai sospettoso di tutti. Un mondo in bianco e nero, quello del caporale Ludovica: i buoni di qua, i cattivi di là. Per non sentirsi troppo sola s’ è portata da Roma, dalla caserma dei Lancieri di Montebello, l’ amatissimo Natal, il cavallino che ha addestrato da brava amazzone e che adesso l’ aspetta tutti i giorni al centro ippico. È un mondo semplice, quello di Ludovica, un mondo rovesciato da questa storia, perché Salvatore era il suo istruttore al corso del 235esimo Reggimento Piceno e di colpo è diventato il suo amore, sicché in qualche modo il mondo di Facebook e il mondo della caserma sono andati a braccetto per un po’ , Salvatore li ha riuniti e incarnati entrambi, salvo distruggerli in fretta, se sono vere le mezze frasi che qualche investigatore si lascia scappare: «Per ogni corso c’ erano trecento ragazze e per lui almeno tre o quattro storielle». Dicono che non basti avere una o dieci amanti per essere un assassino e, grazie a Dio, è verissimo. Ma in fondo all’ anima di Ludovica il vero scempio dev’ essersi già consumato. Per questa ragazzina dal corpo di donna, capace di imparare la guerra eppure ingenua nelle faccende di cuore, Salvatore potrebbe avere già commesso l’ unico delitto davvero imperdonabile: avere trasformato un amore pulito in un luogo comune da caserma, un sogno in una banale storiella da raccontare tra maschi, dopo le flessioni. Goffredo Buccini RIPRODUZIONE RISERVATA **** Ludovica Perrone, 27 anni, di Sabaudia, fa parte dell’ 8° Reggimento Lancieri Montebello: da febbraio è a Lecce per un corso sui blindati leggeri. È stata allieva di Salvatore Parolisi al 235° Reggimento Piceno **** Trolley **** Giubbotto e jeans null Coltello Due cellulari