Raimondo Bultrini, il Venerdì 15/7/2011, 15 luglio 2011
INFINE L’INDIA TROPPO POPOLOSA REGALA AUTO E TV A CHI NON FA FIGLI
Qualcosa di epico sta avvenendo nel secondo Paese più popoloso del mondo. Qualcosa che ha addirittura spinto le autorità sanitarie di uno Stato semidesertico come il Rajasthan a offrire un’auto, la supereconomica Nano, a quanti si sottoporranno alla sterilizzazione. Tra gli incentivi, anche televisori, moto e attrezzi per la cucina. Per quanto possa apparire surreale, tutto questo dimostra la crescente inquietudine del grande continente di fronte alla sfida che sta cambiandogli equilibri dell’Asia.
D’improvviso l’India si è accorta di essere in piena ora X, al culmine del processo demografico che la porterà tra il 2030 e il 2035 a sorpassare la Cina. Dall’attuale miliardo 200 milioni, gli indiani diventeranno oltre un miliardo e mezzo, 40 milioni in più dei cinesi. Non solo. L’età media degli indiani sarà di 29 anni, quella dei cinesi di 37 e quella dei giapponesi di 48: se l’energia della gioventù è un punto di vantaggio per Delhi, la sfida sarà dare a tutti un lavoro o almeno un pasto al giorno.
L’immane sforzo di rendere competitivo il Paese ha già spinto vasti Stati della federazione a vendere pianure fertili, foreste e coste pescose a compagnie minerarie, fabbriche inquinanti e mega imprese edilizie. Non è un problema da poco, con l’accrescersi delle bocche da sfamare e una forza lavoro poco specializzata per competere col potente vicino cinese. In India inoltre vive il 46 per cento di tutti gli analfabeti del mondo e il reddito annuo pro capite è di mille dollari e spiccioli, mentre quello cinese è di 3600. I politologi guardano con allarme a questa transizione. Se la fascia bassa della popolazione indiana – spesso dipendente dalle elemosine statali – non otterrà progressi significativi, rivolte e guerre civili potrebbero risultare più sanguinose di quelle della Partizione nel 1947. La molla sarà la fame, prima che le istanze separatiste, religiose o di casta.
Un’altra contraddizione.Ogni giorno si consuma una strage di feti e neonati di sesso femminile. La ragione principale è che le famiglie non possono permettersi di pagare il tradizionale dowry – una sorta di gabella – ai genitori dello sposo. Il fenomeno è in crescita, soprattutto da quando l’ecografia permette di stabilire in anticipo il sesso del nascituro. Oggi ci sono 914 bambine ogni mille bambini, un divario cui non si arrivava dal 1961.
Così già ora alcuni Stati, come l’Haryana, con il più basso tasso di natalità femminile, «comprano» e «importano» mogli dal Bengala occidentale, dall’Andhra Pradesh e da altre regioni del Sud: per la prima volta nella storia dell’India, avere figlie femmine potrebbe addirittura rivelarsi un affare (ma, naturalmente, bisognerà vedere per chi).
Raimondo Bultrini