Alessandro Della Corte, Saturno-il Fatto Quotidiano 15/7/2011, 15 luglio 2011
BUFALE A COLPI DI CLICK - UNA STRANA
caratteristica della rete è l’imprevedibilità del livello dei contenuti sulla base della popolarità del contenitore. Consideriamo, ad esempio, l’informazione “scientifica” offerta da li bero.it . Sul famoso portale si può scoprire che “la scienza conferma: l’amore è cieco”: nel brillante trafiletto della sezione Staibene viene spiegato che il crisma di scientificità proviene dal fatto che a 120 (sic!) studenti con una relazione stabile sono state mostrate foto di persone attraenti. Esito: i più innamorati sono meno propensi a notare la beltà dei soggetti fotografati. Se una cosa del genere è presentata come notizia scientifica, si direbbe che gli autori di libero.it (e gli scienziati dell’University of California che hanno condotto la ricerca) hanno decisamente perso la bussola.
Un altro articolo (da libero-news) annuncia la scoperta della galassia più antica dell’Universo. Dopo alcune frasi contraddittorie (si dice che è una galassia “di 13,1 miliardi di anni”, e che si trova a “13,1 miliardi di anni luce”), si spiega che gli astronomi la chiamano “the high redshift blob, la grande macchia dello spostamento verso il rosso”. Perfino Babel Fish capirebbe che si traduce “la macchia dal grande spostamento verso il rosso”.
Su libero-news ci sono, ovviamente, anche molte notizie mediche: si scopre ad esempio che è possibile “ringiovanire il cuore” con una pillola. Il farmaco eliminerebbe i danni causati da un infarto attivando le proprietà auto-rigeneranti del cuore. Peccato che, contrariamente alle promesse del titolo, “la sperimentazione umana potrebbe iniziare fra pochi anni”. Nello stesso pezzo, per dare maggiore peso alla notizia, si afferma anche, terroristicamente, che “circa il 40% dei pazienti colpiti [da infarto] muore entro un anno dalla diagnosi”: un dato che non trova conferma in nessuna statistica medica seria (dati del 2011 apparsi sul «Journal of the American Medical Association» danno una mortalità post-infarto del 13,3% a un anno dall’evento). In alcuni casi, come l’ultimo, è probabile che lo studio cui si riferisce la notizia sia in realtà serio. Il problema è che su libero.it (che è solo un esempio: un discorso analogo si potrebbe fare per altri siti) l’esigenza di rigore nell’esposizione viene sacrificata all’obiettivo di avere titoli sensazionali, in grado di attirare i navigatori casuali. E ciò ha una sua logica, ovviamente. Libero.it quota i suoi spazi pubblicitari in base al numero di contatti che registra: dopo che abbiamo fatto “click” sulla notizia siamo già computati, e il resto vale meno che niente.