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 2011  luglio 15 Venerdì calendario

«Povero» Scalfari, lo Stato non gli lascia rifiutare la pensione - «Una cura immediata da 12 miliar­di » ha chiesto l’altro giorno sulla pri­ma pagina di Repubblica il vate Euge­nio Scalfari

«Povero» Scalfari, lo Stato non gli lascia rifiutare la pensione - «Una cura immediata da 12 miliar­di » ha chiesto l’altro giorno sulla pri­ma pagina di Repubblica il vate Euge­nio Scalfari. Il quale ha impartito a Giu­lio Tremonti, «un timoniere che navi­ga a vista», una lezione delle sue. Tra er­rori e cantonate varie della manovra, l’ottantasettenne fondatore del quoti­diano di largo Fochetti ha inserito an­che il rinvio «sine die» del taglio dei co­sti della politica. Per esempio, «il solo azzeramento dei vitalizi agli ex parla­mentari vale 218 milioni », è il suo calco­lo. Il maestro non parla a vanvera. «Per­sonalmente riscuoto come ex deputa­to un assegno netto di 2400 euro mensi­li - puntualizza - . Cinque anni fa inviai una lettera ai questori della Camera chiedendo che mi fosse annullato. La risposta fu che ci voleva una legge, in mancanza della quale l’assegno mi sa­rebbe stato comunque accreditato», è la sua sdegnata denuncia. Noi invece ci domandiamo come mai Scalfari abbia scritto quella lettera soltanto cinque anni fa. Se quel denaro lo scandalizza tanto, perché non l’ha la­sciato subito all’erario? L’uomo che non credeva in Dio ma ha incontrato Io ha fatto parte dell’assemblea di Monte­citorio dal 1968 al 1972 e al compimen­to dei 60 anni (6 aprile 1984) ha matura­to il diritto al vitalizio. Milioni di italia­ni incassano la pensione minima dopo una vita di fatiche, a lui invece sono ba­stati quattro anni alla Camera per ga­rantirsi 2400 euro netti ogni mese, cioè quasi 30mila euro l’anno, che in 27 an­ni sfiorano gli 800mila euro. Oltre a in­crementi e rivalutazioni, quelle che og­gi Tremonti intende sforbiciare. Al lor­do, che poi equivale al costo per il con­tribuente italiano, la rendita che ripu­gna a Barbapapà ha superato addirittu­ra il milione di euro: 3200 euro (il 25 per cento dell’indennità del parlamen­tare) per 12 mesi per 27 anni. E poi ci domandiamo perché Scalfa­ri, dinanzi al prevedibile diniego della casta, non abbia lanciato una campa­gna di stampa per abolire l’odiato privi­legio. Ha un giornale a sua disposizio­ne: poteva sguinzagliare reporter, rac­cogliere firme, promuovere manifesta­zioni, mobilitare il proprio editore provvisto della tessera numero 1 del Pd. Poteva proporre un referendum abrogativo. Oppure incalzare gli ex col­leghi della Camera con le mitiche dieci domande di Repubblica : quanto costa­no le ingiustificate pensioni d’oro dei vecchi parlamentari? Perché non le eli­minate? Non vi vergognate di sperpera­re il denaro pubblico? Non vi sentite complici del baratro di bilancio? Inve­ce egli è rimasto zitto, mugugnando tra sé e sé, lisciandosi la barba bianca e la­sciando l’esclusiva delle dieci doman­de alla vita privata di Berlusconi. E infine, maestro Scalfari, ci ponia­mo un’ultima domanda: perché non esegue un bel bonifico di 800mila euro sul conto corrente della Camera e si to­glie un pensiero?