Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 15 Venerdì calendario

Quando la meglio gioventù stava al Gianicolo - Arrivavano tutti a Roma tra la fine del 1848 e la primavera del ’49

Quando la meglio gioventù stava al Gianicolo - Arrivavano tutti a Roma tra la fine del 1848 e la primavera del ’49. Patrioti e agitatori, soldati e studenti. Nella Città Eterna, di colpo, la storia aveva messo il piede sull’acceleratore. Arrivò Giuseppe Garibaldi, già a dicembre, e poi Carlo Pisacane; accorse Giuseppe Verdi per la prima, molto politica, della sua Battaglia di Legnano , al Teatro Argentina alla fine di gennaio; venne Cristina di Belgioioso, pasionaria e aristocratica; e Giuseppe Mazzini, chiamato da Goffredo Mameli il 5 marzo con un telegramma che era tutto un punto esclamativo: «Roma Repubblica venite!». Dopo l’assassinio carbonaro del primo ministro pontificio Pellegrino Rossi e la fuga di Pio IX a Gaeta, la città si ritrovava di colpo padrona di sé stessa; così in tempi brevissimi, era stata proclamata - con un Te Deum - la Repubblica Romana. È stata a lungo considerata come uno degli ultimi fuochi del ‘48 europeo e italiano, la repubblica di cinque mesi nella città dei papi. Un esempio di resistenza eroica e disperata che vide impegnata sul Gianicolo la «meglio gioventù» del Risorgimento. In realtà, la Repubblica Romana fu molto di più: un laboratorio politico e sociale, un teatro d’inganni diplomatici e di scontri di personalità, un campo d’innovazione. Lo mostra una banca dati messa di recente online dalla Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, che possiede un vastissimo fondo sul tema. L’archivio su Internet (repubblicaromana-1849.it) conta circa 3 mila documenti, tra giornali, opuscoli, bandi, lettere, biglietti volanti, manifesti. «Credo che come archivio storico sul Risorgimento non abbia nulla che gli somigli. Alcuni documenti sono virtualmente inediti, in quanto hanno avuto una circolazione di pochissime copie» dice Angelica Zucconi, tra le curatrici dell’archivio e autrice di un saggio sui rapporti tra i napoleonidi e la Repubblica all’interno del libro Un laboratorio politico per l’Italia - La Repubblica Romana del 1849 pubblicato dalla stessa Biblioteca. Se molti ricordano che le sorti del nuovo stato vennero decise a Parigi, da Luigi Napoleone Bonaparte, presidente del Consiglio francese (unica altra repubblica europea allora), i manuali di storia sono più distratti sul cugino Carlo Luciano, vicepresidente dell’Assemblea legislativa romana e avversario di Mazzini; o sul ruolo di Napoleone Gerolamo, sostenitore della Repubblica Romana all’Assemblée parigina. La parte più interessante della banca dati e del libro è però la ricostruzione della vita quotidiana nell’Urbe minacciata da quattro eserciti: francese, austriaco, spagnolo e borbonico. In un paese che fino a pochi anni prima non conosceva la libertà di stampa si moltiplicano i giornali, si affiggono manifesti, passano di mano in mano migliaia di opuscoli. «Repubblicani e papalini si combattono anche a parole sui muri di Roma, sono dei botta e risposta molto veloci, nell’arco della giornata» spiega Angelica Zucconi. Le porte del Ghetto erano già state abbattute da Pio IX, ora gli ebrei romani prendono per la prima volta parte attiva alla vita della città. Anche per le donne, la Repubblica Romana è l’occasione per entrare nella storia: Mazzini affida a Enrichetta Pisacane, Cristina di Belgioioso e Giulia Bovio la direzione del servizio delle ambulanze; le tre ragazze di buona famiglia precedono così Florence Nightingale e la Croce Rossa. Colomba Antonietti preferisce prendere in mano il fucile, e muore combattendo al Gianicolo. Le donne firmano articoli ed esce uno dei primi giornali femminili: Donna Italiana . Un altro episodio poco noto, ricostruito nel libro attraverso la corrispondenza tra i volontari, è quello del battaglione universitario che prenderà parte alla prima vittoria del 30 aprile contro i francesi e alla disfatta di giugno. Non mancano nelle lettere alcune critiche al pur adorato Garibaldi: capace di mandare una "compagnia ad impresa per la quale non era di troppo un reggimento". E non mancano, tra i repubblicani, personaggi foschi quali Callimaco Zambianchi, responsabile di esecuzioni sommarie di civili e sacerdoti. Una storia breve e complessa, quella della giovane repubblica, che ha termine il 4 luglio del 1849, quando i soldati francesi irrompono nell’aula del Campidoglio dove l’Assemblea il giorno prima aveva proclamato una costituzione modernissima, che sarà una delle fonti della costituzione italiana del 1947.