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 2011  luglio 15 Venerdì calendario

Londra va in controtendenza “Al posto delle fonti fossili atomo e tante pale eoliche” - Annunciando la più radicale trasformazione del mercato dell’energia degli ultimi vent’anni - vale a dire dai tempi delle privatizzazioni - il ministro liberaldemocratico Chris Huhne si è presentato martedì al Regno Unito con una questione semplice semplice: «Preferite rimanere al buio o versare il vostro contributo per investimenti rivoluzionari?»

Londra va in controtendenza “Al posto delle fonti fossili atomo e tante pale eoliche” - Annunciando la più radicale trasformazione del mercato dell’energia degli ultimi vent’anni - vale a dire dai tempi delle privatizzazioni - il ministro liberaldemocratico Chris Huhne si è presentato martedì al Regno Unito con una questione semplice semplice: «Preferite rimanere al buio o versare il vostro contributo per investimenti rivoluzionari?». Domanda retorica. In tasca aveva un piano già approvato dal governo Cameron da 110 miliardi di sterline. Una super revisione del sistema di approvvigionamento che prevede entro il 2030 la sostituzione totale degli impianti obsoleti (un quarto di quelli esistenti) e investimenti massicci su energie rinnovabili e nucleare. «Un sistema misto che ci consentirà di non esporre i cittadini alle oscillazioni del prezzo del petrolio e di garantire a tutti forniture costanti», ha spiegato esultante il ministro. Il conto per i consumatori sarà consistente. Un aumento delle bollette di 160 sterline l’anno prima dello scadere del prossimo decennio. «Ma così terremo la luce accesa. E senza questo cambiamento profondo le sterline da pagare in più sarebbero state 200». Il piano di investimenti, in ogni caso, corrisponde alla costruzione di 20 nuovi impianti energetici, un ritmo doppio a quello dell’ultimo decennio. E soprattutto prevede «la sostituzione del petrolio con il vento». Uno slogan, certo, ma non poi così lontano dalla realtà. Le energie rinnovabili saranno portate dal 7% al 30% del totale della produzione prima del 2030. E ancora una volta le risorse saranno trovate nel Mare del Nord. Nel settembre del 2010 è stato inaugurato il più grande parco eolico «off shore» del pianeta. L’industria svedese Vattenfall ha speso 780 milioni di sterline per piazzare 100 turbine in una zona di trentacinque chilometri quadrati al largo di Thanet. E la E.On. ha previsto di collocarne 341 all’estuario del Tamigi. Enormi polmoni che anticipano di pochi mesi il Round 3, un piano per installare 1700 giganti a elica al largo delle coste orientali. Per i costruttori non sono previsti benefici economici diretti, ma i distributori saranno obbligati ad acquistare quote sempre più alte di energia prodotta da fonti rinnovabili. Ci saranno premi, e soprattutto contratti a lungo termine, per chi farà la scelta di produrre energia elettrica a bassa emissione di carbonio. Il gruppo ambientalista Amici della Terra ha accolto con entusiasmo la scelta di ridurre la dipendenza da combustibili fossili. «È un primo passo. Ma ora è necessario dare una mano a chi abita in zone isolate e spingere le comunità locali a produrre energia in proprio». Una strada segnata. Il primo ministro David Cameron ne ha approfittato per cercare di allentare la pressione dello scandalo intercettazioni- News International. «Avevamo promesso che saremmo stati il governo più verde dal dopoguerra a oggi. Beh, questa è la prova che non stavamo mentendo». Sperava in una ola riconoscente, ma il Paese era distratto. Compostamente in fila a pagare le bollette che British Gas aveva deciso di aumentare di colpo del 18%. Il giorno prima della presentazione del piano del governo.