KURT VOLKER, La Stampa 15/7/2011, 15 luglio 2011
La Nato rischia di svuotarsi - Che sia questione di settimane o di mesi, il leader libico Gheddafi probabilmente verrà rovesciato e le forze dell’opposizione prenderanno il controllo della maggior parte della Libia
La Nato rischia di svuotarsi - Che sia questione di settimane o di mesi, il leader libico Gheddafi probabilmente verrà rovesciato e le forze dell’opposizione prenderanno il controllo della maggior parte della Libia. In Afghanistan, gli Usa hanno iniziato il ritiro delle truppe e gli alleati ne stanno seguendo l’esempio. Nel corso dei prossimi anni, nonostante gli sforzi per addestrare le forze di sicurezza afghane, il governo corrotto e inefficace dell’Afghanistan dovrà probabilmente scendere a patti con i pashtun radicali e islamisti (per non dire «talebani») nel Sud e ad Est, e riconoscere l’influenza della vecchia Alleanza del Nord nel settentrione. L’ Ovest del Paese resterà fortemente influenzato dall’Iran. Nel migliore dei casi può accadere che il governo centrale semplicemente non collassi quando le forze internazionali scenderanno al di sotto della massa critica. È una brutale ironia: in Libia, la Nato si è impegnata a metà, con gli Stati Uniti defilati e potrebbe farcela. In Afghanistan, con 8 anni di duro lavoro, la massiccia leadership degli Stati Uniti, e più di 150.000 soldati sul terreno, la Nato ha avuto un impatto scarso e non duraturo e sta iniziando la ritirata senza una chiara vittoria. Un risultato strano e inquietante - e pessimo per la Nato - su tutti i fronti. La lezione che americani ed europei possono trarre da questi episodi è diversa come i loro punti di vista. Gli americani probabilmente daranno la colpa agli europei per non aver mai fatto la loro parte in Afghanistan. E che la Libia sia un successo o si riveli un fallimento, proverà agli americani che gli Stati Uniti non potranno offrire a lungo capacità di difesa che l’Europa stessa non finanzierà. L’America dovrebbe invece concentrarsi sul progetto di potenza globale, nel quale l’attendono nuove sfide. Gli europei, allo stesso tempo, potrebbero concludere che innanzitutto è stato un errore seguire gli americani in Afghanistan e che la Libia dimostra ulteriormente che le missioni sono una cattiva idea. L’Europa dovrebbe starsene vicino a casa e praticare un’autentica auto-difesa, per la quale ha capacità sufficienti, pur con grossi tagli di bilancio. L’unica cosa su cui entrambe le parti sarebbero d’accordo è che, qualsiasi cosa ci riservi il futuro, la Nato non è la risposta. Questo non fa ben sperare per il vertice della Nato a Chicago, tra meno di un anno. Ma in un mondo in cui le minacce, ideologiche, militari, economiche, politiche, di caos sono in crescita, Europa e Nord America, questi due pilastri dei valori democratici nel mondo, non dovrebbero agire in maggior sintonia rispetto al passato? Se sì, quali sono le vere conclusioni che gli alleati dovrebbero trarre dalle operazioni della Nato in corso? Ecco alcuni suggerimenti: in primo luogo, che la Nato per contare qualcosa, su entrambe le sponde dell’Atlantico, dev’essere percepita come una parte di sé. Al momento, sia per l’America sia per l’Europa, «Nato» è diventato sinonimo di «loro». Quando un Presidente americano parla di «affidarsi alla Nato», significa «all’Europa» - come se l’America, a lungo leader della Nato, non ne facesse più parte. Allo stesso tempo, per l’Europa, la «Nato» è stata a lungo identificata con «gli americani». L’Alleanza si sta svuotando. In secondo luogo, come ha sottolineato l’ex Segretario alla Difesa Gates, la demolizione dei bilanci della difesa europei sta accelerando questo effetto. L’Europa non ha le capacità per compiere azioni di guerra senza gli Stati Uniti. Questo era un problema molto prima dell’operazione in Libia - ma la missione l’ha messo in forte rilievo. Se l’Europa continua a negare le sue reali capacità di difesa non ci sarà più alcuna Alleanza di cui parlare. In terzo luogo, gli Stati Uniti non possono abdicare la leadership della Nato. Questo non significa agire unilateralmente, ma che gli Usa non possono passare in secondo piano. È comprensibile che gli americani siano frustrati perché l’Europa non si assume maggiori responsabilità. Ma un’America che guida «da dietro le quinte» non guida affatto. Dobbiamo essere leader e far sì che altri si uniscano a noi. Rifiutando questo ruolo in Libia, gli Stati Uniti fan sì che la Nato appaia come una tigre di carta. Che non serve né gli interessi americani né quelli europei. Quarto, dobbiamo ripristinare la solidarietà all’interno della famiglia transatlantica, che negli ultimi anni si è notevolmente sgretolata. L’Ue si sta spaccando oltre la crisi dell’euro. In Afghanistan, ogni alleato ha accettato di partecipare, ma alcuni hanno posto troppi «distinguo» sul loro contributo. In Libia, gli stessi Stati Uniti sono diventati un Paese ricco di cautele. Questa tendenza, lontana da una reale solidarietà, dev’essere invertita. Infine, la Nato ha bisogno di un ruolo pubblico che sia realmente sostenuto con risorse e volontà politica. Al vertice di Lisbona del 2010, la Nato concordò un nuovo e ambizioso piano strategico secondo il quale può fare realmente qualsiasi cosa. Ma invece di attuare questa visione, gli alleati stanno tagliando i bilanci della difesa, ritirando le truppe, ridimensionando il quartier generale e ignorando i contributi dei civili. Tutto questo dove porta la Nato mentre si avvicina il 2012? Forse un «ritorno alle origini» - che si concentri sulla reale difesa collettiva degli alleati - è l’opzione che può ricevere un sostegno sostenibile. Mentre per quanto riguarda le missioni complesse che richiedono un ingaggio militare, alla periferia dell’Europa od oltre, il vecchio concetto della «coalizione dei volenterosi» è sempre il migliore.