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 2011  luglio 15 Venerdì calendario

VITE DA RICOSTRUIRE

È di pochi giorni fa la notizia, infinitamente triste, della bambina cresciuta dentro un armadio insieme col cane, a mangiare con lui nella ciotola, e abbaiare invece di parlare. Adesso l’han portata in una casa­famiglia. Ho visto un bambino così, nell’asilo per bambini abbandonati o disadattati o corrigendi, fondato e guidato da don Sandro Lagomarsini a Scurtabò di Cassego, in Liguria. I lettori di Avvenire lo conoscono bene. A me, allora, aveva segnalato questo prete Franco Fortini, dicendomi: «Vai da lui». Ci andai, rimasi là una settimana, era inverno, non c’era riscaldamento e mi ammalai di tonsillite. Fui un peso e non un aiuto. Chiedo scusa per la mia fragilità. Il bambino abbaiava perché la famiglia lo aveva tenuto legato a un albero con la catena, accanto al cane.
Quando capitai io, nella comunità, il bambino stava muto. Doveva uscire dal linguaggio dei cani ed entrare nel linguaggio degli umani: tra i due linguaggi c’è uno spazio vuoto nel quale il piccolo s’era sperduto. Ogni tanto capitava un inviato del tribunale, perché era stato un tribunale a portarlo via da casa e ad affidarlo alla comunità. Spero con tutta l’anima che il bambino, ormai uomo, parli e legga, e legga questo articolo. Lo scrivo pensando a lui.
Un bambino è come lo educhi. Se lo abbandoni nella giungla, sarà Tarzan. Tarzan non conosce né l’arco né il fuoco, si procura il cibo come noi prima del neolitico, perché col neolitico già creavamo le famiglie e i villaggi. La notizia della bambina cresciuta col cane, e che abbaiava come quello, è di pochi giorni fa. Oggi c’è un’altra notizia, che ha a che fare con quella. E riguarda i bambini-soldato. Secondo i dati dell’Unicef nel mondo ci sono in questo momento circa 250 mila bambini-soldato, addestrati a uccidere, torturare e farsi uccidere. Questa notizia viene mitigata da un’altra, secondo cui circa 36mila bambini soldato sono stati liberati nel Congo negli ultimi 10 anni.
Perché esistono i bambini-soldato, perché i ribelli catturano bambini per farne soldati? Che vantaggi hanno? Enormi. Anche eserciti regolari arruolano bambini. Fare di un civile un soldato vuol dire ri-plasmarlo, e non è un’operazione facile. Tutta la prima parte di ’Full Metal Jacket’ di Kubrick è su questo tema: come si distrugge la corazza borghese di un ragazzo di vent’anni, e se ne fa un soldato. Nel bambino, 8-14 anni, quest’opera di distruzione non è necessaria.
Non lo devi ri-plasmare. Lo devi soltanto plasmare. Perché lui è ancora molle creta. Lo devi addestrare ad amare il rischio, odiare tutti, sparare e seviziare. I ribelli non sono soldati, sono ribelli-soldati. Uccidono con più facilità, torturano con più gioia, son più disposti a uccidere e morire. A questo stadio i bambini arrivano più presto degli adulti. A volte, o spesso, sono drogati. Per loro uccidere-morire non è un anti-mondo, è il mondo. In quel mondo stanno meglio che in quello di prima, perché? Perché in quel mondo hanno quello che serve: cibo e adulti che si occupano di loro a tempo pieno.
Nessun potere civile può fare altrettanto. Ma un ente religioso sì. In Congo, a Goma, c’è l’Opera don Bosco che si occupa dei bambini-soldato strappati ai padroni­guerriglieri e riportati nel mondo civile.
Riportati di qua, la loro tentazione è sempre di tornare di là. La bambina chiusa nell’armadio ha ancora l’istinto di mangiare con la bocca nella ciotola sul pavimento. Il bambino cresciuto con il cane emetteva suoni incomprensibili. Ma sempre meno incomprensibili. Adesso suppongo che parli meglio di me. Glielo auguro. Ci vuol poco a distruggere. Ci vuole una vita a ricostruire.