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 2011  luglio 15 Venerdì calendario

«BENE LA MANOVRA ITALIANA MA L’ALTISSIMO INDEBITAMENTO RIMANE IL VOSTRO PUNTO DEBOLE»

Commissario Olli Rehn, la crisi finanziaria sta aggravandosi. La Banca centrale teme che il contagio si estenda ad altri Paesi. E i governi europei non riescono neppure a mettersi d´accordo su una data per un vertice straordinario. Ma possiamo davvero aspettare settembre senza fare nulla?
«Sono in corso intensi negoziati sulle misure da prendere per la Grecia e per evitare la diffusione del contagio. Toccherà al presidente Van Rompuy decidere se convocare o meno un vertice straordinario. Comunque la Commissione europea e gli stati membri non stanno seduti a guardare in attesa che succeda qualcosa. L´ultimo Eurogruppo è giunto a conclusioni importanti aprendo la strada ad un uso più flessibile dell´Efsf, il fondo salva stati. Capiamo l´urgenza della situazione. Sappiamo bene che i mercati aspettano decisioni, e in fretta. Da un punto di vista tecnico, tutto è pronto: ora quello che occorre è un impulso politico».
Ma gli europei sono profondamente divisi sul fatto che si debba coinvolgere il settore privato nel salvataggio di Atene. Lei che ne pensa? L´Europa dovrebbe riacquistare il debito greco anche senza un contributo del settore privato?
«Esistono sul tavolo opzioni per coinvolgere i privati. Ma dobbiamo essere certi che le modalità adottate non portino a qualche effetto negativo di rimbalzo. Il riacquisto del debito greco è una opzione. Ed è appoggiata dalla comunità bancaria internazionale rappresentata dall´International Institute of Finance. Ma ci sono anche altre possibilità. Sfortunatamente nessuno ha la bacchetta magica. Qualsiasi scelta presenta pro e contro, il che spiega perché la discussione sia così vivace. Ma ci arriveremo».
L´Eurogruppo, come lei ricordava, ha deciso di rafforzare il fondo salva stati e renderlo più flessibile. Questo vuol dire che sarà autorizzato a comprare i titoli greci sul mercato secondario?
«Stiamo valutando diverse possibilità. L´allungamento delle scadenze del prestito è un modo per alleviare l´onere degli Stati in difficoltà. Rivedere la politica dei tassi praticata dall´Efsf è un´altra opzione allo studio. Anche l´ampliamento degli strumenti che il fondo può usare per intervenire sui mercati è una ipotesi in discussione. La Commissione chiede fin dall´inizio della crisi di avere a disposizione il più ampio ventaglio di strumenti possibile. Ora sta emergendo un consenso che questo è necessario».
Intanto il debito italiano è sotto attacco. Gli interessi sui Btp continuano a salire. Come mai? Nonostante l´alto debito, si è sempre sostenuto che i fondamentali economici dell´Italia sono sani. Perché invece siamo considerati un anello debole dell´area euro?
«Vorrei sottolineare che l´Italia ha seguito una politica di bilancio giustamente prudente durante la crisi. Grazie a questo, il deficit è aumentato meno che nella media dell´Eurozona nel 2009 e nel 2010 è risultato inferiore alle aspettative: 4,6 per cento del Pil invece che 5 per cento. I dati di cui disponiamo fino a giugno, indicano che anche per il 2011 l´attuazione delle misure è in carreggiata. Ma naturalmente l´altissimo debito pubblico rimane un punto vulnerabile dell´economia italiana, in particolare in questo clima di forte incertezza e di timore del rischio da parte dei mercati. Per questo il Consiglio ha chiesto all´Italia di sostanziare con misure concrete il piano di aggiustamento che prevede il pareggio di bilancio per il 2014. Mi ha fatto quindi molto piacere l´adozione del nuovo pacchetto pluriennale di misure. Penso che la procedura accelerata in Parlamento sia la giusta risposta alle recenti turbolenze dei mercati e confermi la forte determinazione dell´Italia a far calare il proprio debito in modo accelerato».
Il governo ha proposto un pacchetto di misure rinforzato. Ma il grosso delle manovra è rinviato al 2013-2014, a dopo le elezioni politiche. Pensa che questo sia un messaggio sufficientemente credibile per i mercati?
«Non direi che lo sforzo di aggiustamento sia posticipato. Non dimentichiamo che questa nuova manovra si aggiunge ad un altro pacchetto di misure pluriennali adottate nel 2010 per riportare il deficit al di sotto del 3 per cento nel 2012. Guardiamo le cifre. Il programma di stabilità presentato dall´Italia in aprile prevede una decisa riduzione del deficit dal 3,9 per cento nel 2011 al 2,7 nel 2012, all´1,5 nel 2013 e allo 0,2 nel 2014. Complessivamente, questa strategia ambiziosa comporto uno sforzo di bilancio in termini strutturali pari allo 0,8 per cento del Pil nel 2011 e all´ 1 per cento del Pil per ogni anno dal 2012 al 2014. Quindi non direi che è una manovra a scoppio ritardato. E il nuovo pacchetto aumenta lo sforzo di risanamento indicando le misure concrete per raggiungere gli obiettivi del 2013 e 2014. Il fatto che le misure adottate ora abbiano effetto in un orizzonte di tre anni sottolinea la credibilità della strategia di risanamento perché, sul medio termine, la mette al riparo dalle variabili del ciclo politico».
Che cosa potrebbe fare ancora il governo per migliorare le prestazioni economiche del Paese?
«La lista sarebbe lunga. Mentre la crisi ha cambiato le priorità di molti Paesi, quelle dell´Italia restano invariate: occorre migliorare il potenziale di crescita del Paese. Il Programma Nazionale di Riforma presentato dall´Italia in aprile contiene molti elementi che vanno nella direzione giusta. Ma nel complesso non sembra sufficientemente ambizioso. Per questo il Consiglio ha chiesto all´Italia di migliorare ulteriormente il funzionamento del mercato del lavoro, delle professioni e dei servizi locali. Ma per chiudere su una nota positiva, trovo che il recente accordo sulla contrattazione aziendale promette di allineare meglio i salari alla produttività, e quindi di migliorare la competitività dell´economia italiana».