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 2011  luglio 15 Venerdì calendario

DOLCE VITA, DONNE E GUAI: WALTER CHIARI, ANTIEROE TV

La celebre scazzottata di Walter Chiari col paparazzo al Café de Paris, non l’hanno potuta girare in via Veneto, ma è stata ricostruita al Fontanone del Gianicolo. È uno degli episodi glamour dell’avventura umana e artistica dell’attore scomparso vent’anni fa, ora raccontata nella miniserie «Il nostro amico Walter» , prodotta da Rai Fiction con Casanova Multimedia, regia di Enzo Monteleone. Protagonista Alessio Boni che ricorda: «Chiari aveva un buon rapporto con i fotografi e, anzi, a volte li convocava proprio lui. Ma quella sera gli fecero perdere le staffe: Fellini si ispirò a quella lite per la sua "Dolce vita"» . Una vita, quella di Walter Annichiarico (questo il vero cognome), che si può sintetizzare in «irresistibile ascesa e caduta di una star» . Nato da una modesta famiglia, approdò presto al palcoscenico e, dotato di talento naturale, conquistò il successo. Ma il 20 maggio 1970 il destino era in agguato e la sua vita finì nel fango: viene arrestato per consumo e spaccio di cocaina. Resta in carcere fino all’agosto successivo, poi scarcerato, prosciolto dall’accusa di spaccio, condannato solo, con la condizionale, per detenzione di sostanze stupefacenti a uso personale. «Ma ormai — commenta Boni — era iniziata la caduta agli inferi. Trascinato in carcere dal solito "pentito" di turno, fu segregato come il peggiore dei criminali. Certo, Walter Chiari non era Padre Pio, avrà avuto la colpa di usare cocaina, ma non era un delinquente. Tentò di riconquistare il pubblico, ma i burocrati della Rai dell’epoca gli chiusero la porta in faccia, così come i produttori teatrali e cinematografici e, nonostante qualche sporadica ripresa, Walter non riuscì a ritrovare lo smalto definitivamente perso» . Ci fu un momento in cui sembrò rinascere l’astro Chiari, quando nel 1986, alla Mostra del Cinema di Venezia, sfiorò la Coppa Volpi come miglior attore nel film «Romance» . In quel film recitava al suo fianco, nel ruolo del figlio, un giovanissimo Luca Barbareschi, che dice: «È in ricordo di quella mancata vittoria e per rendere omaggio a un grande attore, a un caro amico, che ho prodotto questa fiction. Io ho iniziato a recitare, perché volevo diventare lui da grande. Walter mi ha dato coraggio, era generoso, credeva nell’amicizia. Ha avuto una vita tragica e anche meravigliosa e, quando potrò, farò un film su di lui» . Non fa sconti al personaggio, la fiction che andrà in onda su Raiuno: descrive la solarità del carattere, ma anche le ombre della sua vita sfrenata, il ricadere nell’uso di droga. E poi le donne famose, gli amori, soprattutto quello per il suo unico figlio, Simone, avuto da Alida Chelli, di cui apprese la nascita mentre languiva dietro le sbarre. «Era un anarchico, politicamente scorretto, irriverente nei confronti del potere, mai ruffiano al servizio di qualcuno e gliela fecero pagare» , riprende Barbareschi, che ieri ha polemizzato con il produttore Carlo Degli Esposti, definendo «buffonesca» la sua intervista su «Sette» , dove afferma che «è delittuoso il modo in cui la politica sta facendo morire il mercato dei prodotti televisivi indipendenti» . E Barbareschi gli risponde a distanza: «Siamo certi che lui può dichiarare di non aver mai ricevuto appoggi politici?» . Il progetto della fiction è stato accolto dal figlio come risarcimento morale nei confronti del padre. «Ha espiato le sue colpe con la Rai, dov’era nato — si infervora Boni — è giusto che sia riabilitato» . Ma l’attore non nasconde le difficoltà di interpretarlo: «Non voglio imitarlo, ma ricordarlo attraverso i comportamenti. Ciò che mi ha colpito di più era il cordone ombelicale che aveva col pubblico. Non era narcisismo, ma voglia di condividere l’hic et nunc con chi gli stava davanti: era un cavallo di razza, una simpatica canaglia» . Concorda Monteleone: «È stato il primo a capire che in tv, per catturare l’attenzione, doveva guardare in macchina: e parlava, parlava... senza annoiare mai. Un vulcano di idee, peccato abbia dissipato tutto» . Ed è proprio questo l’aspetto che Boni vuole restituirne: «Lo struggimento di un Peter Pan che si sgretola. Come una balena che si lascia spiaggiare per andare a morire, così Walter si lascia andare giù lento, fino a spegnersi, una sera di dicembre, da solo, in un alloggio modesto, davanti alla tv».