Michele Farina, Corriere della Sera 15/7/2011, 15 luglio 2011
«GHEDDAFI PRONTO A DISTRUGGERE TRIPOLI»
Terra bruciata (Tripoli inclusa). E’ l’ultima minaccia di Muammar Gheddafi, come il cattivo di ogni B-movie che si rispetti: non avvicinatevi altrimenti faccio saltare tutto. Nel giorno in cui l’America di Barack Obama ribadisce al ministro degli Esteri russo che il Colonnello se ne deve andare, mentre i ribelli annunciano una nuova offensiva (probabilmente patacca), Mosca (che preme per una soluzione politica) fa trapelare il piano estremo del raìs. L’emissario del Cremlino Mikhail Marguelov ha raccontato ieri in un’intervista all’Izvestia quanto gli avrebbe confidato il primo ministro libico: «Se i ribelli prendono Tripoli, noi la copriremo di missili e la faremo saltare in aria» . Gli amici russi ritengono che «Gheddafi abbia davvero studiato un piano del genere» : i suoi carri armati potrebbero anche restare presto senza carburante, dice Marguelov, ma i missili terra-terra per ridurre Tripoli in macerie ci sono tutti. Forse è solo l’ennesima rodomontata del raìs, che ieri rifacendosi vivo in un messaggio audio ne ha «sparate» altre due. Invitando i suoi a marciare su Bengasi (altro che ritirata). E facendosi beffe della Corte penale dell’Aja: se proprio vuole incriminare qualcuno processi i leader occidentali. Certo l’idea di fare terra bruciata davanti al nemico che avanza sembra una cosa d’altri tempi, di altre guerre. Strategia vincente o disperata: nel 1812 il generale Kutuzov lasciò Mosca deserta e fumante nelle mani del dilagante (ma spompato) Napoleone, che poi cominciò a fare marcia indietro. Stalin attuò una strategia simile per frenare la corsa dei panzer del Terzo Reich. Lo stesso Hitler nel marzo ’ 45 architettò un piano di demolizioni (che fu chiamato Nerobefehl, il Decreto Nerone) per contrastare la penetrazione Alleata in Germania: il suo ministro degli Armamenti Albert Speer non implementò quello che i nazisti in fuga fecero altrove (in Finlandia rasero al suolo la città di Rovaniemi). In ogni grande conflitto della storia c’è un pezzo di «scorched earth» più o meno voluto (l’Evacuation Fire del 1865 a Richmond, capitale Sudista durante la Guerra civile Americana, doveva riguardare solo ponti e infrastrutture militari ma finì per dilagare). L’ultimo leader incendiario su grande scala è stato Saddam Hussein, che nel ’ 91 ordinò agli iracheni in ritirata dal Kuwait di dar fuoco ai pozzi di petrolio. Una manovra più simbolica che efficace sul piano militare. Il Colonnello sembra più vicino al modello Saddam che allo stratega Kutuzov (persa Tripoli non ci sarebbe un altrove da cui preparare la controffensiva). Charles Bouchard, comandante delle operazioni Nato in Libia, ha detto ieri che «Gheddafi ha ordinato alle truppe in ritirata di distruggere le infrastrutture, comprese le raffinerie. Ma questo non vuole dire che le truppe seguano gli ordini» . C’è uno Speer libico che boicotta i disegni del capo?