ENRICO FRANCESCHINI , la Repubblica 18/7/2011, 18 luglio 2011
BARONETTO E SUPERPOLIZIOTTO LA CADUTA DI SIR PAUL SCUOTE IL MITO D´INGHILTERRA - LONDRA
Scotland Yard. Basta anzi bastava la parola a evocare tutto ciò che funziona al meglio in Inghilterra, il mito degli investigatori solerti, dei bobbies pazienti, dell´integrità, della determinazione e della perspicacia. Ma ora non basta più. Il tabloid-gate fa rotolare la sua testa (finora) più importante: sir Paul Stephenson, capo della Metropolitan Police, la mitica polizia di Londra, più nota con il nome ispirato dal suo celebre indirizzo, Scotland Yard appunto. Un super-poliziotto con trentacinque anni di onorata carriera alle spalle, culminata due anni fa nella nomina a capo della polizia londinese, dopo che l´anno precedente la regina lo aveva fatto baronetto. Un pezzo grosso, grossissimo, della nomenklatura inglese, che si dimette per «non diventare una distrazione» nelle indagini sulle intercettazioni illecite, ribadendo la propria onestà. Come andrà a finire questa brutta storia, tuttavia, è sempre meno chiaro: dall´arresto di oscuri cronisti e detective privati da strapazzo si è passati a quelli di ex-direttori di giornali, amministratori delegati del più grande gruppo mediatico del mondo, ex-portavoce del primo ministro britannico. Ora il passo indietro del capo della polizia apre una voragine dentro cui potrebbero precipitare Scotland Yard e il suo mito, uscendone distrutti. Il dubbio è se risucchierà gente perfino più importante: i padroni dell´impero, ossia i Murdoch, padre e figlio, con tutta la loro multinazionale di giornali e televisioni; e magari anche i politici, addirittura il premier Cameron, che certo non ha ordinato a nessuno di mettere i microfoni a Vip e vedove di guerra, ma si è scelto collaboratori e amicizie risultate indegne. E un errore del genere, in un paese come il Regno Unito, può essere sufficiente per rovinare o incrinare pericolosamente la reputazione di un primo ministro.
Quando Carl Bernstein, uno dei due giornalisti americani che scoprirono lo scandalo Watergate portando il presidente Nixon a dimettersi, ha definito un «Watergate II» l´imbroglio del tabloid-gate, non ha dunque fatto ricorso a un´audace metafora. Come nel Watergate originale, anche lo scandalo inglese parta da potenti che volevano spiare illegalmente il prossimo; e in modo simile all´ecatombe in cui precipitò la Casa Bianca di Nixon, anche a Londra tutto è iniziato con l´arresto di qualche pesce piccolo, per continuare poi a salire, salire, coinvolgendo personaggi sempre più importanti. Tutto gira, come nella Washington del ‘73, intorno a una domanda base: cosa sapevi e quando l´hai saputo? Vale per Andrew Coulson, ex-direttore del News of the World ed ex - portavoce di Cameron, vale per Rebekha Brooks, ex-amministratrice delegata della News International, vale per James Murdoch, presidente del gruppo omonimo in Europa e Asia, così come per sui padre Rupert, il grande boss dell´azienda. E vale anche per sir Paul Stephenson.
Cosa sapeva, l´uomo dal 2009 al vertice di Scotland Yard, della prima inchiesta sulle intercettazioni illegali dei giornali di Murdoch? Perché assunse Neil Wallis, ex-vicedirettore del News of the World, ora pure lui indagato e a rischio incriminazione, come consulente per i media della polizia di Londra? A quali condizioni accettò di trascorrere un lungo soggiorno in un centro benessere di lusso, pagato da Wallis? Perché accetto quel dono? In cambio di cosa? Di nuovo, un´altra somiglianza con il Watergate americano: «Follow the money», seguite i soldi, il flusso del denaro corrotto e illegale, consigliava Gola Profonda, la fonte segreta di Woodward e Bernstein al Washington Post; e ora i segugi del Guardian, il quotidiano inglese che ha smascherato per primo il tabloid-gate Murdochiano, si muovono a loro volta seguendo le tracce di fondi neri e bustarelle.
Sir Stephenson sembrava un poliziotto per bene, e forse - in attesa della sua deposizione in parlamento e di nuovi sviluppi - lo è. Ma si è rivelato come minimo un cattivo poliziotto, inconsapevole (come lui stesso ora ammette) di quanto fosse esteso il livello della corruzione nel corpo di polizia più famoso del pianeta. È lo stesso principio che mette sotto accusa i Murdoch: al di là di quello che sapevano sugli sporchi trucchi per ottenere scoop, non avevano vigilato a sufficienza su un´etica e una visione del giornalismo corrotta (o forse l´avevano addirittura incoraggiata). E´ questa la scena incredibile - incredibile specialmente per gli inglesi - che si vede oggi a Londra: il capo della polizia si faceva pagare le vacanze nel centro benessere dall´ex-vicedirettore di un tabloid specializzato in intercettazioni illecite; il primo ministro invitava nella sua residenza ufficiale di campagna il proprio ex-portavoce, adesso agli arresti per le spiate illegali. Nel migliore dei casi, i potenti sono stati ingenui, incapaci o psicologicamente asserviti all´enorme influenza del gruppo Murdoch. Nel peggiore dei casi, ne sono stati deliberatamente complici. Una cosa è certa: nel tabloid-gate rotoleranno altre teste.