Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 12 Martedì calendario

A FUKUSHIMA UN DAY AFTER LUNGO DECENNI

La marcia di avvicinamento del furgoncino è lenta. Tra i 500 e i 300 metri di distanza dal’ingresso della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il rilevatore sembra impazzire. Bip bip biiip biiiiip! Da 3 passa a 5, poi 7, 12, 15 su su fino a 29.70 microsievert, contro gli 0,08 (normalità) di Tokyo. Poi all’improvviso ridiscende sui 20 e anche più giù.

A 4 mesi esatti dallo tsunami che - oltre a provocare 15.547 vittime e a far scomparire nel nulla altre 5.344 persone tuttora disperse - ha investito l’impianto della Tepco, il livello di radioattività nell’aria – per non parlare del terreno - continua a giustificare ampiamente il provvedimento governativo che nel raggio di 20 chilometri vieta la permanenza di esseri umani. Si vedono solo alcuni pulman della Tepco e della Toshiba - guidati da un autista in tuta bianca con mascherone in stile trincea della prima guerra mondiale - che porta i tecnici (bardati in modo analogo) che cercano di riportare sotto controllo la situazione dei reattori: un lavoro dai molti intoppi che durerà ancora molti mesi, mentre l’intero processo di decommissionamento dell’impianto - ha ammesso nel weekend lo stesso premier Naoto Kan - potrà finire solo tra decenni.

Il tempo di fare qualche foto, poi meglio allontanarsi, con uno sguardo ironico al grande cartello blu con cui la Tepco ringrazia sentitamente per la visita alla centrale. Tutt’intorno, per 20 chilometri, è terra di nessuno, destinata probabilmente a restare tale per decenni. Per entrare occorre un permesso speciale, altrimenti si rischia una maxi-multa o anche l’arresto. Il sindaco di Minamisoma Katsunobu Sakurai - quello diventato famoso con un disperato messaggio online sulla drammatica situazione della cittadina, situata appena fuori della zona di evacuazione - l’ha accordato a due giornalisti e un fotografo stranieri, oltre a una scrittrice e due ambientalisti-animalisti giapponesi.

Qui la tragedia umana è quella dell’assenza, mentre per gli animali il dramma è ancora in divenire. Sono i cani l’unico segno di vita nella via principale di Okuma, località Ono, a pochi chilometri dalla centrale: un rettilineo che, sotto una calura a 35 gradi (che fa disidratare sotto la tuta integrale), sembra il set sospeso di un film dell’orrore, o almeno di un western stile mezzogiorno di fuoco prima del duello. Case che paiono abbandonate all’improvviso anni fa, molte con le porte per semiaperte. Suppellettili finite ai bordi della strada. Negozi ancora con pacchi di dolciumi sul bancone. Mobili rovesciati, polvere dappertutto, auto parcheggiate male. Unico segno di vita, in mezzo alla strada, un cane immobile che intona un guaito lamentoso.

L’animalista Mikiko Kobayashi scende dal van per portargli cibo, ottenendo un momentaneo rifiuto. Poi arrivano altri due cani. «Qui gli animali stanno morendo lentamente di fame, abbandonati a se stessi - dice -. Quando arrivò l’ordine di evacuazione, gli abitanti pensavano di poter tornare entro pochi giorni. Così hanno lasciato in casa i loro pet. Alcuni gatti rinchiusi hanno finito per violare la legge di conservazione della specie: si sono mangiati l’un l’altro». Kobayashi lascia sacchi di cibo: una mossa che la polizia stigmatizza, sostenendo che c’è il rischio di provocare un aumento di topi potenzialmente radioattivi, propensi magari a fuoriuscire dalla zona rossa. Poco distante, in un allevamento di struzzi, al centro del recinto c’è una carcassa con il lungo collo che ancora pare cercare di protendersi verso l’alto: di 60 esemplari, ne sopravvivono una decina.

Peggio ancora negli allevamenti di bovini, che sono parecchi, sotto il simbolo comune di una mucca sorridente e incoronata. All’interno l’odore è nauseante: pochi esemplari macilenti dallo sguardo instupidito sopravvivono accanto a carcasse e ossa di altri bovini già morti di fame e sete quando ancora erano legati alla catena. Solo in una fattoria i bovini sono tanti e sembrano stare un po’ meglio: è quella di Jun Murata, un coriaceo allevatore che, suscitando polemiche, ha deciso di raccogliere le mucche dei dintorni e di aiutarle a sopravvivere. Viene spesso con brevi permessi di ingresso e dice di farlo per motivi etici, visto che il tornaconto economico è zero e le stesse autorità non vedono di buon occhio la sua iniziativa.

Proprio nel weekend, del resto, è scoppiata una nuova "bomba": per la prima volta sono stati riscontrati alti livelli di cesio radioattivo (5-6 volte il limite legale) in carne bovina già macellata a Tokyo e pronta a essere immessa sul mercato, derivante da 11 esemplari di un allevamento di Minamisoma, dove ieri alta radioattività è stata rilevata anche nel foraggio. Un nuovo allarme rosso per i consumatori della metropoli, che già comprano per lo più solo verdure provenienti dal Sud del Paese. La notizia potrebbe accelerare i piani del Governo per l’eutanasia di tutti gli animali da fattoria rimasti all’interno della zona proibita, oltre a incoraggiare l’abbattimento di quelli che vivono nelle aree limitrofe.

«Noi chiediamo invece che sia istituito un "santuario" per gli animali, per poter anche studiare scientificamente gli effetti della contaminazione radioattiva», dice Kazuhiro Yoshida, sub-appaltatore della Tepco ma antinuclearista e animalista convinto, oltre che provetto guidatore su un asfalto pieno di spaccature orizzontali o – ancora più pericolose – verticali (anche domenica nel Giappone settentrionale c’è stato un violento terremoto, magnitudo 7,1). L’ idea del "santuario" è supportata da alcuni parlamentari, tra cui Tsutomu Takamura che, arrivato a Minamisoma, dice: «È un dovere, non un optional».

La cittadina ha vissuto ieri un momento di sollievo (dopo la notizia del suicido di una donna di 93 anni) grazie a una manifestazione di solidarietà italiana: il re della pizza in Giappone, Salvatore Cuomo, ha portato un forno e offerto pizza e pasta a centinaia di residenti. Dieta mediterranea, niente carne bovina. Del resto Cuomo - reduce da altri eventi di charity, anche in Cina e Corea - si lascia sfuggire: «Alcuni operatori offrono carne a prezzi troppo bassi. Qualcosa non quadra».