Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 12/7/2011, 12 luglio 2011
MILLE STERLINE D’ORO NEL TESORO DI MILANESE
Mille sterline d’oro. Ecco la prima parte del tesoro di Marco Milanese. Da mesi il pm Vincenzo Piscitelli si arrovellava su una domanda: cosa nasconde il megaversamento da 236 mila e 700 euro effettuato il 14 maggio 2010 sul proprio conto corrente del Credito Artigiano da parte del braccio destro del ministro Giulio Tremonti? Il consulente Luigi Evelino Mancini aveva sottolineato con l’evidenziatore nella sua relazione al pm quel versamento corrispondente a un assegno circolare della Cashgold di Roma, una società specializzata in acquisto di oro massiccio con molte sedi a Roma, Milano, Parigi, Londra e in mezzo mondo. È stata l’amministratrice Carmela Carone a svelare l’arcano. La banca Credito Artigiano nel maggio dello scorso anno ha chiesto alla Cashgold di trasformare in denaro contante una montagna di sterline d’oro appartenenti a un suo cliente, Marco Milanese, ovviamente. Agli investigatori il deputato Pdl ha spiegato così questa ennesima stranezza dell’andamento del suo conto corrente (che dopo le indagini si è svuotato quasi del tutto): era un’eredità. In realtà la versione non ha convinto a pieno gli investigatori che ora stanno cercando di capire cosa è accaduto in quel periodo della primavera dello scorso anno nella complicata attività privata e pubblica di Milanese.
Le mille sterline d’oro convertite in euro (al prezzo di 236 euro circa l’una) però potrebbero essere solo l’antipasto. Proprio ieri è stata ufficializzata dalla Giunta Autorizzazioni a Procedere della Camera l’arrivo già l’8 luglio scorso di una richiesta dei pm napoletani che mira a scoprire il vero tesoro di Milanese.
L’ANDAMENTO del conto corrente dell’ex finanziere, nel grafico disegnato dal solito consulente Luigi Evelino Mancini, somiglia al percorso delle montagne russe. Dopo avere superato il milione di euro precipita infatti sotto lo zero. Che fine hanno fatto i soldi mancanti all’appello? Mancini nella relazione sottolinea che per rispondere alla domanda è necessario aprire le cassette di sicurezza del deputato . Operazione impossibile senza l’autorizzazione a procedere della Camera. Insieme alla richiesta di aprire le cassette, il pm Piscitelli ne ha presentata una seconda che riguarda il traffico telefonico. Il pm vuole acquisire i tabulati delle utenze telefoniche di Marco Milanese. Nella richiesta, che si aggiunge a quella già all’attenzione della giunta per le autorizzazioni di Montecitorio che riguarda la custodia cautelare in carcere, si indicano due utenze a lui intestate (un numero Tim e un altro Wind) dal primo gennaio del 2010 al primo maggio del 2011. La motivazione addotta è quella di “ricostruire i rapporti dallo stesso intrattenuti con esponenti della Guardia di Finanza”. Lo scopo di Piscitelli è chiaro: Milanese è accusato di avere venduto all’assicuratore Paolo Viscione le informazioni sulle inchieste che lo vedevano indagato a Napoli dal pm Antonello Ardituro e dalla Guardia di Finanza. Le notizie che – secondo l’accusa – Milanese assumeva da non meglio precisati ex colleghi delle Fiamme Gialle erano spesso giuste e quindi, attraverso i tabulati, l’accusa punta a ricostruire chi erano i suoi interlocutori per poi stringere il cerchio. Le cassette di sicurezza intestate a Marco Milanese e nel mirino del pm Piscitelli sono quelle aperte in alcune sedi del Credito Artigiano. “Atteso che sono già accertati più episodi corruttivi posti in essere dal Milanese ed accertate disponibilità da parte del Milanese di oggetti preziosi ricevuti in corrispettivo di accordi corruttivi ed altri dei quali non è confermata l’origine lecita asseritamente attribuitegli (...). Atteso quindi che vi è un fondato motivo per ritenere che presso le cassette di sicurezza (...) possano trovarsi beni o valori di provenienza delittuosa che come tali vanno necessariamente sequestrati in quanto corpo del reato”. Domani intanto il magistrato napoletano interrogherà i due professionisti di Voghera che sono stati arrestati mediante la stessa ordinanza trasmessa, al fine di ottenere l’autorizzazione alla Camera, per Milanese. Pisciteli sentirà il sindaco di Voghera Carlo Barbieri, accusato di avere pagato Milanese per essere nominato consigliere di amministrazione delle società controllata dal Gruppo FS, Ferservizi Spa. Mentre il professionista di Voghera Guido Marchese è accusato di avere pagato per essere nominato nei collegi sindacali delle società, sempre a partecipazione pubblica Ansaldo Breda, Ansaldo energia, Oto Melara, Sogin e Sace.