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 2011  luglio 09 Sabato calendario

IL SEGRETO DELL’ANATRA

I pechinesi sono sconvolti da una notizia shock: l’80% delle anatre laccate sono false. Nella capitale il tema, da qualche tempo, si è trasformato in argomento. La specialità simbolo di Pechino, squisitezza imperiale, viene offerta a ogni angolo e a prezzi da saldo. I negozi del centro, come i banchi di stazioni e aeroporti, sono arrivati a offrire un pennuto glassato per due dollari. Confezione regale, anatra sottovuoto con barattolo di salsa ed etichetta del forno più famoso della città.
La sorpresa dei clienti è pari alle promesse dei commercianti. Quasi sempre la specialità si rivela un ripugnante grumo di gelatina. Un’anatra arrostita ad arte deve presentare la pelle dolce e croccante, la carne tenera, profumata e succosa. L’agenzia di stampa di Stato ha scritto che quella offerta a Pechino è ormai "cacca puzzolente".
È raro che i cinesi ricorrano a parole forti, specie se di mezzo c’è un affare. Dopo che lo "scandalo delle anatre" è stato denunciato dalla stampa, più sensibile a una fine dignitosa per i volatili che per gli umani che ambiscono a idee proprie, la polizia ha lanciato l’operazione "grasso fragrante". Agenti-assaggiatori in borghese hanno battuto i mercati di Pechino confermando il tremendo sospetto collettivo: le anatre marchiate Quanjude, gloria nazionale per le laccature più leggere, vengono dappertutto fuorché dallo storico ristorante. Dalla plastica sono usciti vecchi polli spadellati, tranci di oca gommosa e addirittura pezzi di maiale caramellato, ricomposto a forma di oviparo. La data di scadenza, sulle confezioni falsificate, viene aggiornata ogni mese e con il passare del tempo la convenienza dell’offerta aumenta. L’anatra però non è vino e l’invecchiamento non l’affina.
Ammesso che qualcuno se la senta di addentare un boccone di "cacca puzzolente", si rischia l’intossicazione. In una settimana, da 87 negozi, sono stati sequestrati quattro quintali di "animali pericolosi". La direzione di Quanjude, che in Asia è noto come l’hotel Sacher di Vienna in Europa, ha spiegato ciò che ogni cinese, nel suo cuore, sa: un’anatra nello stile di Pechino non può costare poco più di un’euro, ma come minimo dieci. "Sotto i 90 yuan state mangiando altro", ha detto Wang Kai. "E l’originale non prevede la salsa".
Il giro di vite non sembra aver "sterminato la vergogna", secondo l’appassionato resoconto della tivù del governo. Qualcuno deve aver preavvisato i rivenditori delle imitazioni e tonnellate di anatre, per qualche giorno, sono scomparse dai banchi. Specialità non identificabili, ma dotate di becco, stanno ora ricomparendo sottobanco a 4 euro il pezzo. I cinesi non le comprano più, ma comitive di turisti europei e americani tornano in patria cariche e fiere dei ribassi strappati. La Cina che falsifica se stessa è l’ultima frontiera di un mercato che non riconosce più alcun mito. Tonnellate di thè verde, all’analisi, si rivelano erba chimicamente aromatizzata e anche il riso più profumato viene generato frantumando e reincollando cereali da mangime. La popolazione, usa a non credere nemmeno a quanto vede, ripiega su famigliari botteghe di quartiere. Però si interroga sul dio dell’imbroglio che cancella anche le piccole dolcezze della storia, consegnando al ricordo passioni collettive e perfino secolari credenze dell’Asia.
Una scuola del Guangdong giorni fa è stata scossa della "beffa del fengshui". Il direttore, sconvolto dalla morte di due alunni, ha convocato un gruppo di maestri dell’arte di collocare ogni cosa nella giusta posizione rispetto al sole. Ai saggi è stato chiesto di scacciare i fantasmi che certamente occupavano le aule, ricavate in un antico santuario. Incassato il compenso, i maestri di fengshui hanno convenuto sulla necessità di abbattere cinque platani e cambiare la direzione del cancello d’ingresso. Eseguito l’ordine, gli abitanti di Pingshan hanno scoperto che gli autorevoli maestri erano tornati alla loro occupazione abituale: commercio di zucche secche da compagnia. Il governo centrale ha censurato il dirigente scolastico, osservando che "le aule sono il luogo della scienza, non quello della superstizione".
La gente del posto invece s’è schierata dalla parte della magia, dicendo che se la Cina rinuncia a essere se stessa non saprà più chi è. È il segreto dell’anatra, che a Pechino non può ridursi in un boccone.