FULVIA CAPRARA, La Stampa 11/7/2011, 11 luglio 2011
Woody Allen, marziano a Roma - Manca un solo nome, quello di Papa Ratzinger, alla lista degli inviti ricevuti da Woody Allen nelle settimane romane che hanno preceduto l’avvio delle riprese del nuovo film, fissato per oggi
Woody Allen, marziano a Roma - Manca un solo nome, quello di Papa Ratzinger, alla lista degli inviti ricevuti da Woody Allen nelle settimane romane che hanno preceduto l’avvio delle riprese del nuovo film, fissato per oggi. A meno che il Vaticano non stia valutando la possibilità di un incontro (ma la clamorosa rottura con l’ex-compagna Mia Farrow, molto cattolica e a suo tempo molto arrabbiata per la scoperta della relazione del regista con la figlia adottiva Soon Yi rende l’ipotesi irreale), si può dire che, a parte la Santa Sede, nessuna istituzione, salotto, politico, nobildonna o ristoratore, non abbia in ogni modo cercato di ottenere almeno una stretta di mano col grande autore. La cosa più stupefacente è in molti ci sono riusciti, i tempi di Woody Allen schivo e riservato, impossibile da intervistare, figuriamoci passarci una serata, sono acqua passata. La galleria delle foto che ritraggono il regista in giro per la capitale è già infinita, e siamo solo agli inizi, visto che, a partire da oggi, la lavorazione di Bop Decameron (o forse Bella ciao , il tam tam sul titolo dà un giorno l’uno e un giorno l’altro) andrà avanti per tutto agosto. Motivo delle peregrinazioni, spiegano dall’entourage dell’autore, la scelta delle location che, alla fine, sarebbero ben 69, a iniziare dalle Terme di Caracalla, dalla Piazza del Colosseo e dalla villa dei Quintili sull’Appia Antica dove dovrebbero essere battuti i primi ciak. Guidato da una pattuglia di archeologi e armato di macchina fotografica, Allen ha scattato un’infinità di fotografie utili per le future inquadrature. A chi lo ha avvicinato ha confessato di essere rimasto profondamente colpito dalla bellezza della città, dai profumi, dai colori, dai fiori. Ma sicuramente sarà anche rimasto scioccato dalla marea di proposte, una quantità tale da andare organizzata come un lavoro parallelo al film. Le richieste romane vengono girate all’ufficio stampa italiano che, a sua volta, le invia a New York, dove vengono accuratamente valutate. L’organizzazione burocratica non ha impedito a Woody di andare praticamente dappettutto. In ordine di importanza, si va dal Presidente della Repubblica Napolitano dove l’autore si è presentato in maniche di camicia (e qualche esperta di bon ton ha avuto da ridire), al sindaco Gianni Alemanno che gli ha consegnato la Lupa Capitolina (alcuni siti sostengono che il primo cittadino avrebbe anche chiesto scherzosamente un ruolo nella pellicola), dal Centro Sperimentale dove è stato intervistato da Daniele Luchetti davanti a un’affollatissima platea di studenti, ai principi di Borbone, dall’esportatrice di cinema italiano all’estero Adriana Chiesa, vedova del direttore di fotografia Carlo Di Palma, a lungo collaboratore di Allen, a una serie lunghissima di ristoranti, segnalati da amici, registi, e attori tra cui naturalmente Roberto Benigni, il primo ad essere scritturato per l’opera. Allen ha già girato in diverse capitali europee, ed è anche già stato regista in Italia, a Venezia, per Tutti dicono "I love you" , eppure a Parigi, Barcellona, Londra, non è andata così. Roma è speciale, Fellini lo ha raccontato nel migliore dei modi possibili, il suo abbraccio è più caloroso degli altri, più eccessivo, più disarmante. E anche più rischioso. Perciò meno male che, da stamattina, Allen rientra nel ruolo del regista impareggiabile che conosciamo, i ritmi della lavorazione lo sottrarranno al pericolo «Marziano a Roma» che già aleggiava implacabile sulla sua testa. Dopo un po’, nella città eterna, tutto diventa vecchio, scontato, già visto. Succedeva all’extraterrestre Kunt descritto da Ennio Flaiano, ricevuto dal Presidente e perfino dal Papa, per breve tempo venerato negli ambienti intellettuali, e poi abbandonato al suo destino. Da oggi, in aiuto di Woody, a proteggerlo dal disincanto dell’onnivora capitale, c’è Penelope Cruz, sbarcata con figlioletto al seguito, e poi tutto il resto del cast stellare, Alec Baldwin, Jesse Eisenberg, Ellen Page, Judy Davis, più la squadra italiana guidata da Benigni e Albanese, con Isabella Ferrari, Ornella Muti, Riccardo Scamarcio. Così Woody potrà tornare quello di sempre, timido al punto da dire: «Ho un solo rimpianto nella vita, ed è di non essere qualcun altro».