ALESSANDRA PIERACCI, La Stampa 11/7/2011, 11 luglio 2011
Quel porto dove attraccano vecchio e nuovo - Quella caravella da cui Neri Marcorè con improbabile accento genovese chiede di essere sponsorizzato dalla regina Isabella-Raffaella Carrà è il galeone usato da Roman Polanski per girare «Pirati»: è approdato al Porto Antico dopo il film, diventando una delle attrazioni per genitori e ragazzini
Quel porto dove attraccano vecchio e nuovo - Quella caravella da cui Neri Marcorè con improbabile accento genovese chiede di essere sponsorizzato dalla regina Isabella-Raffaella Carrà è il galeone usato da Roman Polanski per girare «Pirati»: è approdato al Porto Antico dopo il film, diventando una delle attrazioni per genitori e ragazzini. «La grande e un po’ ritrosa Genova dai mille volti» scrive Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, nella guida «I luoghi del cinema in Liguria». Il porto e i carrugi, il cuore antico della città vecchia, i ganci e le gru dei camalli, la malavita dell’angiporto: dalle «Mura di Malapaga» di René Clement con Jean Gabin che si aggira tra le rovine della guerra appena finita, nel quartiere del Molo passando a Porta Siberia, il film che fonda l’immaginario noir di Genova, alla «Bocca del Lupo» di Pietro Marcello che nel 2009 racconta la storia vera in via del Campo tra Enzo e Mary, trans conosciuta in carcere, morta alcuni mesi fa. Ma la città non è solo il centro storico più grande d’Europa, dove si stratificano culture e povertà, ricchezze e disperazioni. C’è la città industriale, quella della Val Polcevera in cui è ambientato un altro grande film del dopoguerra, «Achtung Banditi», di Lizzani, pagato con una sottoscrizione tra portuali, tranvieri, lavoratori, appassionati di cinema, per celebrare la città medaglia d’oro della Resistenza e l’unica resa tedesca ai partigiani prima dell’arrivo degli americani. A Pontedecimo in località Rimessa esiste ancora la passerella sul torrente Riccò su cui corre AnnaGina Lollobrigida inseguita dai cani. E nella zona di Staglieno, in Val Bisagno, c’è ancora l’officina Guglielmetti, poi rimessa di autobus, utilizzata per gli interni di fabbrica. L’altra Genova cinematografica è quella dei contrasti, del conflitto anche violento tra vecchio e nuovo da estetica post-moderna. Simbolo e confine delle due anime è la Sopraelevata, costruita negli anni 60: spacca la città, la isola dal porto ma costituisce anche un ingresso privilegiato, una strada amatissima dai registi per aprire «all’americana» i loro film. È la corsia ideale per gli inseguimenti tipici del «poliziottesco», da «La legge dei gangsters» a «La polizia ringrazia», «La polizia è al servizio del cittadino», «La polizia incrimina, la legge assolve» e via sparando. Il piano sequenza lungo un secolo, segnato da immagini, emozioni e luoghi, non può prescindere dall’Hotel Bristol, in via XX Settembre, dove nel 1925 fu ospite Alfred Hithcock ventiseienne, giunto in Liguria per il suo primo film, «The Pleasure Garden»: leggenda vuole che abbia concepito qui alcune sequenze di «Caccia al ladro» e che lo splendido scalone ovoidale gli abbia ispirato le scale di «La donna che visse due volte». Nel centro storico spiccano piazzetta dei Truogoli di Santa Brigida, che ha entusiasmato tutti i registi, da Zinnemann a Dino Risi, e via Pré, leggendaria strada di malavita, contrabbando e prostituzione, ripresa da Castellani in «Mare Matto». Sull’altro lato c’è salita Santa Brigida, dove si svolge uno spettacolare omicidio in «Interpol» con Victor Mature e dove fu davvero ucciso il procuratore Coco, insieme con la sua scorta, negli anni di piombo. Qui è tornato Giuseppe Ferrara per «Guido che sfidò le Brigate Rosse». Risalendo via Balbi si arriva all’Hotel Colombia, oggi biblioteca universitaria, che si vede in molti film, tra cui «Che tempi» con Sordi e «Profumo di donna» con Vittorio Gassman o «Il giorno del cobra» con Franco Nero. Di fronte c’è la stazione Principe, che comparene«Ilgiornodello sciacallo». Scendendo verso il mare si arriva alla Stazione Marittima, altro set ricercato: da qui partiva Burt Lancaster impersonando Leon Klinghoffer, il passeggero ebreo ucciso sull’Achille Lauro. Risalendo da piazza De Ferrari a Corvetto si passa da Galleria Mazzini dove Margherita Buy e Antonio Albanese discutono in «Giorni e Nuvole» di Soldini. In piazza Portello la funicolare è la stessa ripresa in «Padre e figlio» di Paquale Pozzessere, che ruota però intorno allo stabilimento dell’Ilva di Cornigliano e affronta in modo diretto la città sconvolta dalla crisi industriale, mentre l’ascensore di Castelletto immortalato dai versi di Giorgio Caproni («quando mi sarò deciso d’andarci, in paradiso, ci andrò con l’ascensore di Castelletto»), compare in «Mark il poliziotto spara per primo». Celentano sceglie Genova per ambientarvi il balletto iniziale di «Joan Lui», tra via Adua, il porto, via di Francia. Francesco Nuti per «Stregati», con Ornella Muti, tra molo vecchio, molo Spinola e silos granario, ma anche su spianata Castelletto e sul ponte monumentale che sovrasta via XX Settembre. Il quartiere «bene» di Albaro fa da sfondo alla famiglia in disgregazione di «Figurine». Franco Giraldi trasferisce a Genova la vicenda triestina di «Voci», facendo abitare Valeria Bruni Tedeschi in via Costa, sulle alture, in un appartamento con straordinario panorama. Tutto tra i carrugi e il Levante si svolge «Genova - Un luogo per ricominciare» di Michael Winterbottom con Colin Firth: si vedono via Canneto, dove il professore e le due figlie abitano, l’Università, Palazzo Rosso per un ricevimento, via Turati. «Genova è la città ideale dove perdersi - dice il regista -. È la rappresentazione fisica perfetta, con i suoi vicoli stretti, per raccontare lo smarrimento dei miei personaggi».