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 2011  luglio 11 Lunedì calendario

Pagare o lottare, il dilemma Fininvest - Fininvest al bivio su due fronti: da una parte deve decidere tra il pagamento di 560 milioni di euro alla Cir e l’ultimo tentativo di bloccare il risarcimento con una richiesta da presentare in contemporanea con il ricorso in Cassazione; dall’altra deve scegliere proprio tra il ricorso in Cassazione e un tentativo per ora negato da tutti gli interessati - di transazione con la controparte

Pagare o lottare, il dilemma Fininvest - Fininvest al bivio su due fronti: da una parte deve decidere tra il pagamento di 560 milioni di euro alla Cir e l’ultimo tentativo di bloccare il risarcimento con una richiesta da presentare in contemporanea con il ricorso in Cassazione; dall’altra deve scegliere proprio tra il ricorso in Cassazione e un tentativo per ora negato da tutti gli interessati - di transazione con la controparte. All’indomani della sentenza che condanna la holding della famiglia Berlusconi a pagare la somma record al gruppo di Carlo De Benedetti per il giudizio truccato che scippò all’Ingegnere la Mondadori, avvocati e consulenti Fininvest sono già al lavoro per cercare di minimizzare i danni. E la scelta di fondo, da fare nel giro di una settimana, al massimo dieci giorni, è appunto quella di cercare di opporsi all’incasso da parte di Cir o viceversa di procedere spediti verso il pagamento della somma stabilita dalla Corte d’Appello di Milano. La prima ipotesi è ovviamente allo studio dei legali, che sabato mattina hanno preso copie della sentenza per studiarla nel fine settimana. Il tema è quello del rischio di un «grave e irreparabile danno» che Fininvest potrebbe subire se pagasse. Un danno che potrebbe essere in teoria causato da due diverse situazioni: o i conti della holding di Berlusconi non sono in grado di reggere all’impatto dell’esborso, e questo in base alle informazioni oggi note è difficilmente dimostrabile, visto che Fininvest ha liquidità per oltre 500 milioni a fine 2010, 87 milioni di utile 2010 accantonato, 950 milioni di affidamenti bancari non ancora utilizzati e 2,5 miliardi circa di patrimonio; oppure ci sono fondati dubbi sulla capacità della Cir di restituire il risarcimento se la Cassazione dovesse annullare il giudizio di secondo grado. Ma anche questo argomento appare difficile da far passare davanti ai giudici - che sono sempre quelli dell’Appello - anche perché Cir ha già ufficiosamente preannunciato che non intende toccare quei soldi fino alla sentenza della Suprema Corte. C’è spazio maggiore, dunque, per la seconda strada. Quella del pagamento - doloroso, ma ormai difficilmente evitabile - dei 560 milioni. Qui la Cir, nel giro appunto di una settimana o poco più, potrà rivolgersi a Intesa Sanpaolo, capofila di un pool di banche che comprende anche Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Popolare di Sondrio, garanti della fideiussione da 806 milioni chiesta all’epoca da Fininvest, per pretendere quanto dovuto. In questo caso, però, la holding guidata da Marina Berlusconi potrebbe giocare d’anticipo: l’ipotesi, riportata ieri da il Giornale, è che Fininvest decida di pagare in prima persona e anticipando la richiesta di Cir alle banche; eviterebbe così di sborsare parte delle commissioni che altrimenti dovrebbe agli istituti. Se la medicina è amara potrebbe essere il ragionamento nella sede di via Paleocapa - tanto vale trangugiarla subito. Il tema del risarcimento non interferisce evidentemente su un altro percorso che Fininvest ha già annunciato di voler intraprendere, ossia il ricorso in Cassazione. Qui però le strade dei Berlusconi si biforcano di nuovo: l’alternativa, in verità percorribile anche dopo aver depositato il ricorso, è quella di una transazione che riduca un po’ il costo dei 560 milioni per i Berlusconi e offra alla Cir la certezza di incassare la somma. Ma è un’ipotesi praticabile? A sentire i quartier generali dei due contendenti assolutamente no, e i toni di comunicati e dichiarazioni sembrerebbero confermare l’impossibilità di trovare un terreno d’intesa. Eppure verso l’autunno scorso in casa Fininvest sarebbero giunti flebili segnali di una volontà di trattare da parte della Cir. Segnali avvolti dall’incertezza - innanzitutto sul fatto che chi li portava agisse come ambasciatore o si muovesse invece in modo autonomo - e comunque respinti di fronte a pretese economiche che vennero subito considerate come troppo elevate. Ora che il quadro è cambiato - Cir più forte, Fininvest più debole - qualche cosa si potrebbe muovere. Oggi, intanto, sarà piazza Affari a dare il suo giudizio sulle nuove posizioni in partita. Al netto delle tensioni sulla Borsa l’attesa è per un rialzo del titolo Cir (Deutsche Bank calcola ad esempio che ogni 100 milioni di risarcimento ci sia un impatto positivo e al netto delle tasse di 0,09 euro per azione) e un ribasso che potrebbe invece colpire le controllate Fininvest, in prima linea Mediaset e Mondadori, per le attese di una minore capacità di investire della holding nell’immediato futuro.