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 2011  luglio 11 Lunedì calendario

Il cerotto di Vegas su un sistema che ha ferite profonde - E’ una via di mezzo tra la soluzione emergenziale di bloccare tout-court le vendite allo scoperto, adottata in varie gradazioni dall’ottobre 2008 alla primavera 2010 nel momento più buio della grande crisi finanziaria, e gli standard europei raccomandati ormai un anno fa dal Cesr, l’organismo che allora riuniva tutte le Consob del continente

Il cerotto di Vegas su un sistema che ha ferite profonde - E’ una via di mezzo tra la soluzione emergenziale di bloccare tout-court le vendite allo scoperto, adottata in varie gradazioni dall’ottobre 2008 alla primavera 2010 nel momento più buio della grande crisi finanziaria, e gli standard europei raccomandati ormai un anno fa dal Cesr, l’organismo che allora riuniva tutte le Consob del continente. Ma è anche una strada, probabilmente l’unica percorribile per la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas, che punta a curare con un cerotto le profonde ferite del sistema Italia. Se la speculazione internazionale attacca i titoli di Stato italiani e le nostre banche che in pancia hanno quantitativi enormi di quei titoli, è perché vede un sistema politico profondamente indebolito, ministribaluardo come Tremonti sfiorati da vicende oscure, un debito pubblico il cui peso non è certo dimenticato, una manovra che non ha ancora superato tutti gli ostacoli. Dalla riunione straordinaria della commissione di ieri sera il mercato italiano esce più allineato al resto d’Europa di quanto fosse prima, mettendosi sostanzialmente al passo con Gran Bretagna, Francia e Germania grazie all’obbligo di comunicare all’Autorità di Borsa posizioni nette ribassiste allo scoperto che eccedano lo 0,2% della capitalizzazione di un titolo. Ma le vendite ribassiste allo scoperto - quelle operazioni in cui si vendono titoli azionari o obbligazioni quotate senza averne l’effettivo possesso e solo in seguito li si acquistano per consegnarli alla controparte, puntando sul fatto che intanto il loro prezzo sia sceso - quelle no, non vengono bloccate. Sarebbe stato difficile, se non impossibile, farlo visto che dopo aver archiviato - forse prematuramente - la crisi innescata da Lehman Brothers, la misura è stata revocata su tutti i principali mercati. Farlo solo in Italia non avrebbe avuto senso, le vendite allo scoperto si sarebbero spostate su altre piazze più comprensive. Del resto quando la misura fu adottata in casa nostra si seguiva la spinta venuta da New York, Londra ed altre piazze di primaria importanza. In piazza Affari, dunque, si può continuare a vendere allo scoperto, ma seguendo la regola del “T+3”, dove T è il giorno in cui si cedono i titoli e 3 sono le giornate di Borsa in cui si ha tempo per riacquistarli e consegnarli alla controparte. Se si sfora quel limite le vendite allo scoperto diventano «naked», nude perché non hanno ricopertura, e scattano le sanzioni. Dunque quello che arriva oggi non è il divieto delle vendite ribassiste allo scoperto, ma una maggiore trasparenza sui soggetti che le effettuano. Una trasparenza che aumenta con l’obbligo di comunicazione alla Consob per i movimenti che partono dallo 0,2% della capitalizzazione e gli obblighi successivi per ogni altro 0,1%, ma che non raggiunge ancora i livelli che chiedeva il Cesr. L’anno scorso, infatti, quell’organismo raccomandava anche che per movimenti ribassisti allo scoperto superiori allo 0,5% la comunicazione venisse data direttamente al pubblico. Ma La Consob non ha i poteri per stabilire l’obbligo di informazione al mercato. Inoltre parlare direttamente al pubblico può essere in una qualche misura rischioso: ci possono essere “effetti prociclici”, ossia il rischio che se il signor Rossi viene informato quasi in diretta che l’hedge fund Condor sta scommettendo contro il titolo della banca Risparmio&Famiglia decida di accodarsi anche lui a quella scommessa al ribasso. Le informazioni sui movimenti ribassisti, dunque, andranno solo alla Consob. Ma la Commissione che cosa se ne farà? Questa è la domanda principale, la cui risposta è tutt’altro che risolutiva. Ovviamente la Consob avrà a sua disposizione più informazioni, ma come tutte le autorità di vigilanza del mondo gli strumenti per far fronte alla speculazione sono spesso spuntati. Pensare che Giuseppe Vegas e i suoi Commissari abbiano la bacchetta magica che spazza via dai mercati quegli eccessi che alcuni considerano fisiologici sarebbe ingenuo. Anzi la Commissione si muove in uno spazio oggi poco affollato ma ricco di difficoltà. Difficoltà di cui sono ben coscienti le banche - che non a caso hanno chiesto con forza l’intervento regolamentare - specie dopo che hanno visto spazzato via in cinque sedute, è il caso di Unicredit, il 17% del loro valore di mercato. E questo senza che le parole rassicuranti del Governatore della Banca d’Italia - e presidente designato della Banca centrale europea - Mario Draghi abbiano avuto effetti visibili contro la speculazione. Vegas, il presidente che viene dalla politica e che vuole portare obiettivi e metodi della politica in Consob, anche ieri non si smentisce: in tv, alle otto della sera, spezza il pane della rarefatta materia finanziaria di fronte al pubblico dei tg spiegando che «queste sono misure che potranno contribuire ad alleggerire la situazione che c’è stata nei giorni scorsi». Vedremo nei prossimi giorni se basterà la mossa della Consob o se la scommessa sulla fragilità italiana non si arresterà di fronte alla barriera appena innalzata.