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 2011  luglio 11 Lunedì calendario

È Michelangelo? No, è il suo copista... - Un Michelangelo perdu­to? Con questo titolo l’edizione di venerdì del quotidiano britan­nico Independent salutava il ri­trovamento di una Crocifissione autografa del Buonarroti

È Michelangelo? No, è il suo copista... - Un Michelangelo perdu­to? Con questo titolo l’edizione di venerdì del quotidiano britan­nico Independent salutava il ri­trovamento di una Crocifissione autografa del Buonarroti. La sco­perta si deve a Antonio Forcelli­no, conservatore specialista del Rinascimento, che avrebbe indi­viduato nelle raccolte dell’Uni­versità di Oxford un dipinto sino a oggi riferito al pittore manieri­sta Marcello Venusti. A sostegno della nuova attribuzione, l’ Inde­pendent riporta un passo, in cui lo storico dell’arte si sofferma sul particolare della figura del Cri­sto: «La modellazione era più for­te, e la pittura e l’espressione del viso possedevano una forza che mi dato l’impressione di un arti­sta di statura molto più grande». Le cose però sono un po’ più complicate di quanto il quotidia­n­o britannico cerchi di dimostra­re. Venusti infatti non era sempli­cemente un contemporaneo di Michelangelo. Valtellinese di na­scita, si era affermato a Roma pro­prio come copista del Buonarro­ti. Nel classico La pittura in Ita­lia dal 1500 al 1600 , Sidney Freed­berg inquadra così la sua perso­nalità: «Una parte importante dell’attività di Venusti consistet­te in piccoli dipinti da studio che parafrasavano modelli presi da Michelangelo-nella pittura, nel­la scultura o nei disegni, in gene­re di data recente. Di preferenza, i temi che Venusti sceglieva di tra­sporre erano quelli religiosi e i suoi quadri erano evidentemen­­te destinati a servire allo scopo di moltiplicare le immagini di pietà che Michelangelo aveva conce­pito in modo che potessero esse­re degli oggetti di devozione pri­vata di larga diffusione». A questo punto dovremmo chiedere a Forcellino come mai è così sicuro che si tratta di un au­tografo del Buonarroti e non di una riproduzione, di mano del suo copista per così dire «ufficia­le »? Andando a sfogliare il fasci­colo dedicato a Venusti dell’ar­chivio fotografico di Federico Ze­ri ci s’imbatte infatti in una serie di dipinti, tutti chiaramente deri­vanti da modello simile a quello di Oxford. Conosciamo per esem­pio una versione passata in asta a Sotheby’s nel 1971 che nella parte superiore (il Cristo e gli an­geli) è perfettamente sovrappo­nibile a quella «rivalutata» come autentica. Dove sarebbero le dif­ferenze di modellato? Le dimen­sioni (50x36,5 cm) fanno dire pensare proprio a una copia di devozione. Quali sono invece le misure,che l’ Independent omet­te, dell’opera di Oxford? Unitamente alla versione ora ritenuta autografa, Forcellino ne ha analizzate altre due apparen­temente identiche, con una tec­nica diagnostica, la riflettografia a infrarossi, che consente di stu­diare quel che vi è sotto lo strato pittorico superficiale. Una è con­servata presso il museo Casa Buonarroti di Firenze e l’altra ap­p­artiene alla Galleria Doria Pam­phili di Roma. Alla fine si è con­vinto che la versione di Oxford è autografa e le altre no. Lo scoop dell’ Independent però di queste complicate comparazioni che trascendono l’occhio umano non dice nulla: è molto più con­vincente raccontare la fiaba del ritrovamento rocambolesco di un Michelangelo nei corridoi polverosi di un ostello per stu­denti che attenersi alla verità. E cioè che Venusti ha fatto un nu­mero imprecisato di varianti, più o meno ricche di particolari, della Crocifissione . Ma che sia partito da un prototipo di Miche­langelo, e che questo corrispon­da al dipinto di Oxford, resta una supposizione. Forcellino però è convinto che si possano: «immediatamente vedere le differenze tra questo la­voro e quelli di Venusti». Intan­to, un altro dipinto che ha recen­temente assegnato a Michelan­gelo, una Sacra Famiglia che gia­ceva dietro a un sofà, nel salotto di un sottoufficiale dell’aereo­nautica di Buffalo, viene ora sti­mato 300 milioni di dollari: sa­per vedere quello che gli altri non vedono evidentemente non ha prezzo.