Il Sole 24 Ore 11/7/2011, 11 luglio 2011
LETTERE
Ho un figlio che quest’anno ha frequentato la seconda media in una scuola statale. Direi una buona scuola, con una brava preside.
Non dico il mio stupore quando, a fine anno, mi sono accorta che la sua scrittura per ortografia e contenuti era peggiorata rispetto alle elementari. L’insegnante di lettere mi sembra una persona seria, i ragazzi in generale hanno lavorato. Ma hanno scritto poco e niente.
Due o tre riassunti in tutto l’anno, i temi che si contano sulle dita di una sola mano. Così mio figlio fa più errori di prima e non ha più la scioltezza che aveva nell’esprimersi nella forma scritta. Ma il guaio è che la situazione va anche peggio nell’orale. Le interrogazioni nelle materie letterarie, ma non solo, sono state quasi abolite, sostituite da quella che io chiamo «la repubblica delle crocette», cioè i test. Però in questo modo viene tolto ai ragazzi lo stimolo, così necessario in questa età, a una sintesi di pensiero e un’espressività proprie. Che impoverimento culturale, che peccato, che rischio di uniformazione. Perché il ministro Gelmini non si prende la briga di entrare nei contenuti di quella scuola pubblica che, a me pare, le interessa solo per i tagli di bilancio?
Lettera firmata