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 2011  luglio 10 Domenica calendario

OGGI UNA MOSTRA SUL NAZISMO DOMANI, FORSE, SUL FASCISMO

Lei sostiene che occorre includere il fascismo nella storia nazionale senza pretendere di cancellarlo o considerarlo un corpo estraneo. L’anno scorso, in ottobre, ospite a Berlino di amici tedeschi, sono andato anche al Museo storico dove era organizzata una mostra dedicata a Hitler e al periodo del nazionalsocialismo in Germania. La mostra consisteva in una buona documentazione, con parecchie foto e commenti, in tedesco e in inglese, di quanto accaduto, senza posizioni critiche a favore o contro. C’erano molti stranieri e molti giovani (per entrare c’era una fila di circa mezzora), visitatori attenti e silenziosi, l’interesse era enorme. Mi sono chiesto: sarebbe possibile anche solamente pensare di proporre una seria esposizione, ad esempio a Roma, che illustri dettagliatamente che cosa accadde nel periodo fascista? Magari in occasione del centocinquantenario dell’Unità. Non sarebbe questa finalmente una prova di maturità del nostro popolo: fare i conti con la propria storia?
Mario Pavoni mario. pavoni@virgilio. it

Caro Pavoni,
N ella sua prefazione al catalogo della mostra intitolata «Hitler und die Deutschen, Volksgemeinschaft und Verbrechen» (Hitler e i tedeschi. Comunità di popolo e crimini), il professore Hans Ottomeyer, presidente della Fondazione del Museo storico tedesco, scrive che un primo progetto fu avanzato qualche anno fa. Ma si scontrò con le resistenze di chi temeva che una esposizione sul nazismo avrebbe creato malintesi o, peggio, provocato il fenomeno che viene comunemente definito «fascino del male» . Ottomayer ha probabilmente ragione. Finché viveva una generazione del nazismo e della guerra, vi era pur sempre il rischio che certe immagini — le grandi parate, le trionfali vittorie, le folle plaudenti, le opere del regime, l’adorazione collettiva del Führer— suscitassero irrazionali rigurgiti di nostalgia e di orgoglio nazionale. Esistono sondaggi da cui risulta che nel 1955, secondo il 50%dei tedeschi, Hitler sarebbe stato, se non avesse provocato la guerra, uno dei più grandi statisti della Germania. Alla fine del secolo scorso la percentuale era scesa al 24%. Oggi, mentre i bambini nati all’epoca della caduta del muro di Berlino hanno più di vent’anni, il rischio di un malinteso è ormai marginale e irrilevante. Sulla perfidia del nazismo, sulle sue crudeltà e i suoi massacri, la stragrande maggioranza dei tedeschi non ha dubbi. Sulla democrazia della Germania, sul suo patriottismo costituzionale, sulla moderazione con cui ha affrontato le maggiori crisi internazionali degli ultimi vent’anni, il mondo non ha ragione di dubitare. È nata così una mostra di grande interesse storico in cui gli organizzatori non nascondono la loro condanna del nazismo, ma trattano i loro connazionali come cittadini adulti a cui è possibile offrire la più larga documentazione possibile. Il visitatore può vedere le sinagoghe distrutte durante la «notte dei cristalli» (una sorta di pogrom scatenato contro gli ebrei nel novembre 1938), la protervia delle SA e delle SS, la ferocia della stampa antisemita, le foto scattate dai soldati tedeschi dopo le esecuzioni sommarie degli ebrei in Europa orientale, i campi di sterminio, la ferocia con cui vennero trattati i prigionieri di guerra russi, la megalomania architettonica di Hitler. Ma può anche vedere aspetti contraddittori e più difficilmente giudicabili: il grande consenso nazionale, l’entusiasmo della gioventù, gli effetti di una politica sociale che dette risultati apprezzabili e l’arte del regime, una specie di realismo nazista ottimistico e patriottico, non troppo diverso dal realismo sovietico. Anche a me, caro Pavoni, sembra che una grande mostra sul fascismo sia oggi possibile. Gli organizzatori, se si deciderà di farla, potranno trarre qualche utile suggerimento da quella di Berlino.