11 luglio 2011
MANOVRA, PER VOCEARANCIO
“Adesso la nostra nuova Costituzione è fatta, e ha un’aspetto che promette stabilità; ma in questo mondo nulla può essere considerato certo, eccetto la morte e le tasse”. (Benjamin Franklin, lettera a Jean-Baptiste Leroy, 13 novembre 1789)
Nella manovra finanziaria da 43,4 miliardi di euro in quattro anni il governo conta di raccogliere 19,7 miliardi attraverso nuove tasse o aumenti di tributi esistenti. Sono dedicati al fisco gli articoli 23, 26, 27 e 39 del testo della manovra (il decreto legge 98 del 2011), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 luglio.
Otto miliardi verranno dall’imposta di bollo sui depositi titoli. Il costo annuo del bollo sul conto di chi investe in titoli aumenta per quest’anno e per il prossimo dagli attuali 34,2 a 120 euro. Nel 2013 un ulteriore aumento, stavolta differenziato: chi ha titoli per meno di 50 mila euro pagherà 150 euro di bollo all’anno, per chi supera i 50 mila euro il bollo costerà 380 euro.
Dicono le stime che, con le nuove spese, per chi investe in BoT occorre una soglia minima di 7.648 euro in titoli di Stato per ripagare almeno i costi del bollo sul deposito titoli. Dal 2013 la soglia si alza a 9.560 euro.
L’altro bollo che aumenta è quello sulle auto potenti. La manovra introduce un’addizionale erariale della tassa automobilistica pari a 10 euro per ogni chilowatt di potenza oltre la soglia dei 225 Kw (l’equivalente di 305 cavalli). Da questa misura, che scatta già sul bollo 2011, il Tesoro si aspetta di incassare circa 50 milioni di euro all’anno.
Gli aumenti diretti per il contribuente finiscono qui. Ma la manovra contiene anche misure per un fisco più severo e altre per un fisco più amico.
Il fisco diventa più amico per chi ci sta litigando. Il testo della manovra prevede una sanatoria sui contenziosi con l’Agenzia delle entrate per valori sotto i 20 mila euro. Le liti vengono congelate e si risolvono pagando. I contenziosi per cifre sotto i 2 mila euro si chiudono versando alle Entrate solo 150 euro. Per quelli superiori la cifra varia: si paga il 10% dell’ammontare se nel primo grado di giudizio ha vinto il contribuente, il 30% se si è ancora in attesa del primo grado di giudizio, il 50% se invece ha prevalso il Fisco.
Il caso più costoso, la lite da 20 mila euro in cui hanno avuto ragione le Entrate, si risolve pagando 10 mila euro. La cifra dovuta va versata entro il 30 novembre in un’unica rata. La sanatoria non vale per le liti sul recupero di aiuti di Stato illeggittimi.
Altra novità sulle contestazioni dell’Agenzia delle entrate (scatta dal prossimo ottobre): saranno valide soltanto se accompagnate dall’atto di accertamento o rettifica.
Se il contribuente che deve pagare una sanzione presenta una memoria difensiva entro il termine per il ricorso potrà ridurre la somma dovuta di due terzi. Se invece il contribuente autonomo non presenta il modello relativo ai dati degli studi di settore la sanzione aumenta.
Il fisco si fa più severo per chi spende in maniera anomala rispetto alle proprie entrate dichiarate. I pagamenti con carte di credito e carte revolving entrano nello “spesometro”, uno degli strumenti con cui la Finanza individua le incongruenze tra dichiarazione dei redditi e tenore di vita.
La manovra mantiene attive anche alcune agevolazioni. Per i lavoratori dipendenti sono confermati gli incentivi fiscali e contributivi sugli straordinari e su quella parte del reddito collega alla produttività. Il governo chiarirà entro la fine dell’anno, con un decreto, l’entità dell’imposta agevolata.
Per gli autonomi che hanno scelto il regime dei minimi (quello che prevede un’aliquota fissa al 20% del netto su redditi inferiori ai 30 mila euro) le regole cambiano. La tassazione si riduce al 5%, ma possono sfruttare questa possibilità solo quelli che hanno avviato un’attività dopo il 2007 e che hanno meno di 35 anni. Il regime agevolato non potrà comunque durare per più di cinque anni. Le partite Iva inattive da 3 anni invece saranno chiuse.
Risparmi anche per chi ristruttura casa. Passa infatti dal 10 al 4% la ritenuta delle ristrutturazioni incentivate in caso di pagamenti fatti con bonifici.
I contribuenti italiani più amati dal fisco sono oggi quelli di Lampedusa. La manovra stabilisce che fino al 30 giugno 2012 (la scadenza precedente era il 16 dicembre 2011) sono sospesi i tributi, i contributi previdenziali e assistenziali e i premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali. Il territorio dell’isola, se l’Europa darà la sua autorizzazione, sarà considerato “zona franca urbana”.
Tutti capiranno meglio la loro situazione quando il governo presenterà la riforma fiscale, prevista per questo autunno.
Tra le misure allo studio un’armonizzazione al 20% delle rendite finanziarie: porterebbe una riduzione delle tasse sui rendimenti dei conti correnti e dei conti deposito (oggi al 27%) e in una penalizzazione per chi si affida a fondi comuni, azioni, altre obbligazioni, Etf e pronti contro termine (da 12,5% al 20%). Non cambierebbe niente per chi investe in titoli di Stato: la tassazione su BoT, CcT e BtP resta al 12,5%.
L’Iva più alta potrebbe salire dal 20 al 21%. Mentre le aliquote Irpef sarebbero ridotte dalle attuali cinque (al 23, 27, 38, 41 e 43% in base al reddito) a tre: 20, 30 e 40%. Bisognerà aspettare la definizione dei nuovi scaglioni di reddito per capire chi ci guadagnerà e chi ci rimetterà.