Sergio Rizzo, Corriere Economia 11/7/2011, 11 luglio 2011
PENSIONI, BENVENUTI NELL’ELDORADO SICILIA
Ci sono pensionati in Italia che negli ultimi dieci anni hanno visto lievitare l’assegno mensile come la panna montata: +40,57%. Ognuno di loro intasca in media 45.447 euro l’anno, cifra pari al triplo di una pensione (media) dell’Inps e superiore del 30%allo stipendio (medio) di un impiegato pubblico. Questo piccolo esercito è composto da 12.300 persone, che rispetto ai loro colleghi statali hanno avuto un raro colpo di fortuna: essere stati dipendenti della Regione Siciliana. Privilegi retrodatati Perché fra le magie dell’autonomia c’è anche quella di privilegi previdenziali non indifferenti. Naturalmente, per usare un eufemismo. Un dettaglio? La riforma che porta il nome di Lamberto Dini, con la quale si è passati dal sistema retributivo (assegno in base allo stipendio) a quello contributivo (assegno in base ai contributi versati) è entrata in vigore per i dipendenti della Regione soltanto il primo gennaio del 2004 anziché il primo gennaio 1996 come per gli altri comuni mortali. Questo significa che per i periodi di anzianità precedenti il 2004 continua ad applicarsi, come sottolinea la Corte dei conti nel giudizio di parificazione del bilancio della Regione Siciliana, pubblicato nei giorni scorsi, una normativa locale risalente al 1962. Legge regionale che stabilisce come base di calcolo della pensione l’ultima busta paga. L’applicazione di un regime tanto favorevole si rispecchia in pieno nella dimensione degli assegni. Nel 2010 i direttori in pensione hanno incassato mediamente 6.334 euro al mese: 12 milioni 264 mila lire. Si tratta di una somma superiore del 63,6%all’assegno medio del 2001, che risultava pari a 3.871 euro mensili. Inutile dunque meravigliarsi che il tasso di copertura si sia man mano ridotto fino a scendere nel 2010 ad appena il 32,27%: traducendo, i contributi versati da tutti i dipendenti in servizio (circa 20 mila, compresi quelli a tempo determinato) coprono meno di un terzo della somma necessaria a pagare le pensioni. Al resto provvede Pantalone. E certo in futuro la situazione non è destinata a migliorare. La stessa Corte dei conti considera quel modestissimo 32,27%«destinato, inevitabilmente, a contrarsi ulteriormente negli anni successivi, in relazione sia al previsto incremento della spesa pensionistica, e alla diminuzione dei lavoratori attivi, che, peraltro, evidenziano un’età media significativamente elevata» . La riforma urgente Ragion per cui i magistrati contabili giudicano a questo punto «improcrastinabile» una riforma che riduca sensibilmente almeno il privilegio relativo alla porzione retributiva della pensione. Invece di prendere l’ultimo stipendio come base per i periodi di anzianità antecedenti il 2004, la Corte dei conti suggerisce di fare almeno riferimento alla media delle retribuzioni successive a quella data. Ma i magistrati contabili giudicano anche indispensabile rivedere i meccanismi che consentono oggi ai dipendenti regionali di ottenere il pensionamento anticipato, tenendo conto del fatto «che il numero dei fruitori fa registrare di anno in anno un incremento» . Gli sbilanci Anche grazie a questo aspetto, la spesa previdenziale a favore dei 12.300 fortunati, interamente a carico delle casse regionali, è cresciuta fra il 2001 e il 2010 addirittura del 52,86%, passando da 365,7 a 559 milioni di euro. Somma cui vanno aggiunte le buonuscite, come si chiamano da queste parti le liquidazioni. E questo è un altro interessante capitolo. Nel 2010 la Regione ha speso per questa voce 63,7 milioni, con una crescita del 51,2%sul 2001. Anche l’importo medio è aumentato notevolmente (del 64%, passando da 46.785 a 76.746 euro), con incrementi astronomici per le gerarchie più elevate. La buonuscita media di un direttore si è attestata nel 2010 a 420.113 euro, il 225,16%in più nei confronti del 2001 (129.203 euro). Ma negli anni passati aveva toccato anche livelli ben più alti. Il record è del 2005, quando l’importo medio della liquidazione direttoriale raggiunse l’incredibile cifra di 654.280 euro. Per dirigenti, invece, la buonuscita media è stata nel 2010 pari a 185.468 euro, somma superiore del 123%a quella del 2001. E nemmeno in questo caso si tratta del record assoluto, conseguito invece nel 2004 con ben 291.311 euro.