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 2011  luglio 09 Sabato calendario

OPERAZIONE BARBAROSSA AGGRESSIONE O GIOCO D’ANTICIPO

Vorrei conoscere la sua opinione in merito a due questioni di carattere storico. La prima riguarda le tesi circolanti da alcuni anni secondo cui, attaccando nel 1941 la Russia, Hitler non avrebbe fatto altro che prevenire Stalin, il quale a sua volta era intenzionato ad aggredire la Germania e gli altri Stati europei. Invece la seconda domanda concerne l’atteggiamento di contrarietà di Mussolini alla guerra contro l’Urss: secondo lei corrisponde a verità che più volte il Duce chiese all’alleato di fare la pace con Stalin per proseguire la guerra contro gli Alleati?
Fabrizio Nicoletti fabrizionicoletti17@gmail. com

Caro Nicoletti,
S econdo la tesi maggiormente diffusa, l’Unione Sovietica sarebbe stata colta di sorpresa. Gli storici che ne sono convinti puntano il dito su alcuni fattori: le condizioni dell’Armata Rossa, decapitata dalle purghe degli anni precedenti; lo smarrimento di Stalin, incapace per alcuni giorni di prendere la benché minima decisione; la puntualità con cui l’Urss, sino al momento dell’invasione, continuò a onorare gli impegni presi con la Germania per la fornitura di materie prime. Molti studiosi, quindi, pensano che Stalin, pur dando per scontata la possibilità di un conflitto futuro, fosse impreparato ad affrontarlo nel giugno del 1941. Un’altra versione, tuttavia, anche se minoritaria, emerge con chiarezza dai libri di due testimoni che erano in Unione Sovietica nella primavera del 1941. Il primo è uno scrittore americano, Erskine Caldwell, noto in Italia soprattutto per due romanzi («La via del tabacco» , «Piccolo campo» ) che piacquero a Elio Vittorini. Il secondo è Sandro Volta, già inviato speciale di giornali italiani dai fronti della guerra d’Etiopia e della guerra civile spagnola. Caldwell aveva simpatie comuniste, Volta era allora iscritto al partito fascista. Entrambi, tuttavia, provavano per Stalin un sentimento di rispetto, se non addirittura di ammirazione. Quando pubblicarono i loro libri sull’Urss (il primo nel 1942, il secondo nel 1943), sostennero che Stalin era pronto al conflitto (Volta, addirittura, che si preparasse ad attaccare), e che il ritiro dell’Armata Rossa nei primi tre mesi della guerra fossero soltanto l’ouverture di una strategia diretta ad attrarre l’esercito tedesco negli sterminati spazi del territorio russo. Alla sua seconda domanda (quale fu l’atteggiamento di Mussolini sulla guerra) rispondo, caro Nicoletti, che il libro di Volta apparve presso l’editore Rizzoli nel maggio del 1943 e termina con queste parole: «No, non mi rimanevano più dubbi al riguardo. La guerra sarebbe stata molto lunga e molto dura» . Viene naturale chiedersi perché la censura del regime abbia permesso la pubblicazione di un libro che poteva apparire in quel momento, mentre l’Italia era in guerra, disfattista. Forse perché Mussolini era da tempo convinto che il solo modo per risollevare le sorti del conflitto fosse quello di venire a un accordo con l’Urss e trasferire le truppe dell’Asse sul fronte occidentale. Sono queste, a quanto pare, le proposte che fece a Hitler durante l’incontro di Feltre del 19 luglio del 1943, sei giorni prima della riunione del Gran Consiglio durante la quale fu messo in minoranza dalla mozione di Dino Grandi.