Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 9/7/2011, 9 luglio 2011
L’AFFONDO DI TELECOM IN BRASILE
Telecom chiude la trattativa brasiliana per Aes Atimus alla cifra prevista: 1,6 miliardi di reais, pari a circa 700 milioni di euro. Dalla Companhia brasiliana de energia, il gruppo presieduto da Franco Bernabè rileverà la rete in fibra ottica di 5.500 chilometri che copre l’area urbana allargata di San Paolo e Rio De Janeiro, le aree più ricche del paese sudamericano. Posizionandosi in questo modo sulla parte tecnologicamente più evoluta della rete, dopo essere stata costretta, anni fa, ad uscire dal capitale dell’operatore di telefonica fissa Brasil Telecom.
L’acquisizione «è finalizzata al rafforzamento della presenza in Brasile», un mercato «strategico, dove cresceremo e abbiamo una solida posizione competitiva», ha spiegato il presidente esecutivo Franco Bernabé, sottolineando che l’operazione ha una valenza «industriale e infrastrutturale» e consentirà «un’integrazione molto rapida e con ritorni di gran lunga superiori a quelli previsti». A. Ol. • LA SFIDA NEL TERRITORIO DI ALIERTA - Adesso si vedrà se davvero è compatibile il ruolo di socio-partner industriale di Telefonica con quello di concorrente di Telecom Italia. Dopo anni in cui il debito era un vincolo insormontabile, il gruppo guidato da Franco Bernabè torna a mettere mano al portafoglio per puntare sullo sviluppo strategico, entrando potenzialmente in competizione con l’azionista iberico non più solo nella telefonia mobile, bensì anche in quella fissa, potendo far leva su una rete di ultima generazione. E proprio dove Telefonica è più forte, nel ricco Stato di San Paolo che la vede oggi leader incontrastata, avendo rilevato, ai tempi della privatizzazione delle tlc brasiliane, il troncone dell’ex monopolista nell’area con il più alto Pil dell’America latina.
Tant’è che Telefonica aveva cercato di difendere il suo territorio, partecipando all’asta per le infrastrutture di Aes Atimus con un’offerta complessiva che mirava però ad aggiudicarsi essenzialmente la parte di SanPaolo. Su quest’ultima, si dice, sarebbe stata disposta a pagare un prezzo più alto del 10-15% di quello messo sul piatto da Telecom, che alla fine ha chiuso la trattativa riconoscendo 1,28 miliardi di reais per la rete in fibra ottica dell’area di San Paolo e 473 milioni per quella di Rio. Nella fase finale erano rimasti però in lizza l’Embratel del magnate messicano Carlos Slim e Oi-Telemar, il campione pubblico nazionale radicato a Rio.
Tim Participaçoes, già un grande utilizzatore dell’infrastruttura di Aes, aveva proposto il prezzo complessivo più alto, potendo contare su benefici sinergici dell’ordine di 1 miliardo di reais in tre anni. Benefici che derivano in buona parte dal risparmio "dall’internalizzazione dell’infrastruttura di accesso di Aes": in pratica è come comprare la casa già occupata e risparmiare l’affitto.
Il punto da affrontare ora è come finanziare l’acquisizione, del valore equivalente a 700 milioni di euro, senza deviare dal cammino segnato di rientro del debito. La Tim brasiliana, che ha un po’ di cassa da parte, potrebbe anche farsi finanziare dalle banche. Ma non è questa la prima opzione. Piuttosto è ipotizzabile un aumento di capitale di Tim Participaçoes al quale Telecom Italia (che la controlla al 67%) potrebbe partecipare cedendo asset minori. Ma non è escluso – e anzi ci sono indicazioni che qualcosa si stia muovendo in questa direzione – che l’operazione possa prestarsi all’ingresso nel capitale di un partner pubblico con una piccola quota: si parla del Banco do Brasil o del Banco national de desenvolvimento (l’istituto pubblico di "sviluppo"). Potrebbe aver senso, soprattutto ora che il campione nazionale Oi-Telemar è in pista per fondersi con Portugal Telecom.
Antonella Olivieri
Il prezzo concordato – che sta entro i limiti autorizzati dal consiglio di Telecom Italia – è pari a 12 volte l’Ebitda attuale delle due società proprietarie dell’infrastruttura – Eletropaulo Telecomunicaçoes e Aes Communications Rio de Janeiro – e a 11 volte l’Ebitda atteso per quest’anno, ma è previsto che l’operazione consenta risparmi in termini di Opex e Capex dell’ordine di 1 miliardo di reais nell’arco di un triennio, cosicchè – calcolano gli analisti – il multiplo rettificato per tener conto delle sinergie sprigionabili si riduce a 7 volte. La nota Telecom spiega infatti che l’operazione permetterà a Tim Participaçoes, holding delle attività brasiliane, di rafforzare lo sviluppo della rete mobile grazie a collegamenti in fibra ottica delle stazioni di trasmissione, permettendo di estendere e accelerare i servizi di broadband mobile e di beneficiare di sinergie tramite l’internalizzazione dell’infrastruttura di accesso di Aes, facendo venir meno l’esigenza di affitto dei collegamenti da altri operatori.
Attualmente i ricavi di Aes Atimus sono di 211 milioni di reais con un margine Ebitda del 63%, ma secondo il vertice Telecom la capienza della rete (trattandosi di fibra ottica, virtualmente illimitata) è ancora poco sfruttata e si conta perciò con l’integrazione, come era stato fatto con Intelig (l’operatore long distance acquisito carta contro carta nel 2009), di poter aumentare considerevolmente introiti e utili. Il track record è positivo perchè negli ultimi cinque anni Aes Atimus è cresciuta al ritmo del 18% all’anno.
L’acquisizione sarà pagata interamente in contanti dalla controllata brasiliana guidata da Luca Luciani, ma, è stato spiegato, non è stato ancora deciso come finanziarla. Possibile comunque qualche dismissione minore da parte del gruppo Telecom, che non significa La 7. Il vincolo resta però quello di non condizionare il cammino di rientro del debito del gruppo che – a livello di posizione finanziaria netta – era di 31,5 miliardi nel 2010 e dovrà scendere a 29,5 miliardi per fine anno.
Già la settimana prossima il direttore finanziario Andrea Mangoni sarà in Brasile per mettere a punto i dettagli dell’operazione, che è ancora subordinata alle necessarie autorizzazioni societarie e delle autorità competenti: il processo dovrebbe concludersi nel quarto trimestre di quest’anno. Il venditore è stato seguito dal Banco Itaù, Telecom da Mediobanca e dalla banca d’affari locale Btg Pactual.
In Borsa il titolo Tim Partipaçoes – quotato al Novo Mercado di San Paolo – stava guadagnando a metà seduta l’1,3% in controtendenza, mentre Telecom ha seguito l’andamento al ribasso di Piazza Affari cedendo il 2,2% a 0,883 euro, frenando comunque la caduta che per l’indice Ftse-Mib delle blue chip è stata del 3,47%.