CHIARA BERIA DI ARGENTINE, La Stampa 9/7/2011, 9 luglio 2011
Il sogno che fa battere il cuore dei bambini - Due sale operatorie, 64 posti letto, il laboratorio di emodinamica con 4 ambulatori diagnostici e 12 letti di terapia intensiva: il moderno, bellissimo «Cardiac Center» costruito in soli 4 anni a Shisong (Nord-Ovest del Camerun), primo e unico centro di cardiochirurgia in tutta l’Africa Centro-Occidentale, è un vero miracolo dovuto all’impegno di un fantastico team di medici e volontari italiani
Il sogno che fa battere il cuore dei bambini - Due sale operatorie, 64 posti letto, il laboratorio di emodinamica con 4 ambulatori diagnostici e 12 letti di terapia intensiva: il moderno, bellissimo «Cardiac Center» costruito in soli 4 anni a Shisong (Nord-Ovest del Camerun), primo e unico centro di cardiochirurgia in tutta l’Africa Centro-Occidentale, è un vero miracolo dovuto all’impegno di un fantastico team di medici e volontari italiani. «A un anno e mezzo dall’inaugurazione - 19 novembre 2009 - abbiamo già operato con ottimi risultati 170 bambini e visitato tantissimi pazienti, bimbi e adulti, arrivati non solo da tutto il Camerun ma anche da Paesi lontani. Sul web hanno scoperto che, finalmente, anche nell’area sub-sahariana chi è malato di cuore può essere salvato», spiega Silvia Cirri, fondatrice con il cardiochirurgo Alessandro Frigiola e vicepresidente di Bambini Cardiopatici nel Mondo, l’associazione laica e non profit che ha ideato questo ambizioso e rivoluzionario progetto. Primario anestesista e rianimatore al Policlinico San Donato (nel 1988 fu Lucio Parenzan, pioniere in Italia della cardiochirurgia pediatrica, a chiamarla a lavorare nell’ospedale dell’hinterland milanese con lui e il suo giovane assistente Frigiola) la bionda professoressa Cirri - donna solo d’aspetto minuta e fragile- è appena rientrata da Ginevra dove, al congresso mondiale di medicina umanitaria, dopo aver illustrato il modello Shisong («Fa scavalcare 20 anni di cardiochirurgia») ha ricevuto mail da Zambia, Ruanda e Tanzania. «Soprattutto l’Africa ci chiede aiuto. Nei Paesi in via di sviluppo milioni di bambini affetti da malattie congenite al cuore per mancanza di diagnosi precoci, medici e strutture sanitarie sono destinati a morire. Una vera strage! In Camerun le cardiopatie congenite sono una delle principali cause dell’elevatissima mortalità infantile (63 per mille contro il 5,5 per mille in Italia). Si può lasciare morire un bambino che potrebbe essere salvato? La nostra è una chirurgia costosa ma risolutiva. Ricordo la folla di genitori accorsi da tutto l’Egitto con i loro piccoli quando, nel 1993, cominciammo ad affiancare i nostri colleghi egiziani all’ospedale universitario del Cairo. E l’angoscia di dover decidere chi operare. Risultato: avevano un tasso di mortalità infantile del 50 per ento, ora è del 10». Nata a Milano per volontà di un gruppo di medici capeggiati da Frigiola e Cirri la onlus, grazie alla generosità di privati e aziende («Abbiamo cominciato con i nostri soldi e chiedendo aiuto ad amici», ricorda Silvia Cirri) e all’impegno di medici e infermieri di vari centri di cardiochirurgia («Lavorano gratis; noi paghiamo solo il viaggio») in 18 anni d’attività ha realizzato più di 500 «missioni operatorie» ai quattro lati del mondo, dalla Siria alla Romania, dall’Etiopia al Perù. «Ma il nostro scopo finale è aiutare i Paesi meno sviluppati a rendersi autonomi», spiega Silvia. «Bisogna formare personale medico e infermieristico; debbono essere loro a operare i loro bambini. Altrimenti, quanti piccoli moriranno aspettando le nostre missioni?». Sono le suore Terziarie Francescane di Bressanone che, a Shisong, gestiscono il St Elisabeth General Hospital a lanciare l’allarme: «I nostri bambini muoiono! Venite a vedere». Nasce così, nel 2001, il Progetto Camerun, diretto dal cardiochirurgo Alessandro Giamberti. Raccolta di fondi per materiali e apparecchiature; formazione dei lavoratori locali; training degli infermieri di sala operatoria e terapia intensiva; borse di studio in Italia per medici e tecnici camerunensi. «E’ il loro ospedale, il loro futuro», dice Cirri. Intanto, sull’asse Milano-Shisong si sviluppa una commovente gara di solidarietà. Ospitati dall’associazione «Cuore Fratello», 140 bambini del Camerun vengono operati al Policlinico San Donato; si chiama Melanie la prima bimba operata al «Cardiac Center» da una équipe italo-africana guidata da Frigiola. Ha 10 anni e sta bene. Silvia Cirri con il suo camice rosa nella sala operatoria di Shisong tornerà in ottobre; a fine luglio andrà, sua ennesima missione, a Duhok nel Kurdistan iracheno. «L’importante - sorride - è non mollare mai».