VALENTINA ARCOVIO, La Stampa 9/7/2011, 9 luglio 2011
Trachea artificiale: la prima è italiana - Quando lo scorso anno ha effettuato il primo trapianto in Italia di trachea «anti-rigetto» all’ospedale Careggi di Firenze si intuiva già che avremmo sentito parlare ancora di Paolo Macchiarini
Trachea artificiale: la prima è italiana - Quando lo scorso anno ha effettuato il primo trapianto in Italia di trachea «anti-rigetto» all’ospedale Careggi di Firenze si intuiva già che avremmo sentito parlare ancora di Paolo Macchiarini. Certo, non così presto e soprattutto non da un istituto di un altro Paese, visto che lo scienziato italiano non ha mai nascosto di voler continuare la sua carriera in Italia. Eppure, è successo: Macchiarini ha effettuato per la prima volta al mondo un trapianto di trachea artificiale, coordinando un gruppo di chirurghi dell’Istituto Karolinska di Stoccolma. L’intervento risale al 9 giugno ed è avvenuto su un paziente di 36 anni all’ultimo stadio di un tumore tracheale. Per l’uomo non c’erano altre speranze se non l’impianto di una trachea sintetica, ricoperta delle sue stesse cellule staminali. «L’organo - spiega il chirurgo italiano - è stato interamente ricostruito in laboratorio utilizzando materiali nanotecnologici, come polimeri sintetici ultrapiccoli, e cellule staminali che hanno riprodotto i tessuti di rivestimento». Il team di Macchiarini, insieme ad Alexander Seifalian della University College di Londra, ha disegnato e costruito la trachea artificiale. La struttura dell’organo ha la forma di una «Y» ed è stata realizzata con un materiale polimerico «nanocomposito», fatto di minuscoli blocchetti costituitivi. I ricercatori dell’Istituto Harvard Bioscience hanno invece creato uno speciale «bioreattore», posto nella trachea, per favorire la crescita delle staminali del paziente. Dopo soli due giorni l’organo era pronto per l’intervento. «E’ una pietra miliare nella medicina rigenerativa», ha commentato Seifalian. «Poiché le cellule usate per rigenerare la trachea erano le stesse del paziente, non c’è stato alcun rigetto e il paziente al momento non sta assumendo farmaci immunosoppressori», fanno sapere i medici. La convalescenza del paziente, uno studente africano che risiede in Islanda, prosegue con successo, tant’è che dovrebbe esser stato dimesso proprio ieri. Questo straordinario lavoro ora potrebbe salvare la vita ad un bimbo coreano di 9 mesi che è nato con una trachea malformata. In effetti, si pensa che questo nuova procedura medica rigenerativa possa giovare soprattutto i pazienti più piccoli, per i quali la disponibilità di donatori è molto più bassa. «E’ un importante risultato, ma che rappresenta solo una tappa intermedia», dice Macchiarini, riferendosi alla sua attività di ricerca, quella che di fatto le è stata preclusa in Italia non avendo la possibilità di ricoprire alcun ruolo accademico. «Continuerò a venire in Italia, ma senza un lavoro all’università non ci rimarrò mai stabilmente. L’obiettivo finale – aggiunge – sarà quello di arrivare a rigenerare completamente la maggior parte degli organi, come i polmoni». L’impressione è che questa non sarà l’ultima volta che sentiremo il nome di questo cervello italiano in fuga.