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 2011  luglio 08 Venerdì calendario

Spagna, gli orrori di Franco Neonati rubati e venduti - Sappiamo, tutti, delle Madri di Plaza de Mayo, e delle nonne, le Abuelas, che disperatamente tentano ancora di recuperare il filo della vita che lega la loro amorevole ricerca d’oggi ai figli perduti nell’orrore della «guerra sporca» che insanguinò l’Argentina della dittatura, sul finire degli anni Settanta

Spagna, gli orrori di Franco Neonati rubati e venduti - Sappiamo, tutti, delle Madri di Plaza de Mayo, e delle nonne, le Abuelas, che disperatamente tentano ancora di recuperare il filo della vita che lega la loro amorevole ricerca d’oggi ai figli perduti nell’orrore della «guerra sporca» che insanguinò l’Argentina della dittatura, sul finire degli anni Settanta. Ci sembrano storie d’un altro mondo e disumane, retaggi consegnati a orrori che mai la civile Europa avrebbe saputo scatenare. Ma ora - con alcune notizie che arrivano dai tribunali spagnoli - dobbiamo scoprire ancora una volta che le illusioni sulle quali abbiamo costruito l’identità d’una nostra supposta superiorità morale si bruciano all’evidenza d’una brutale verità. Sono, queste, le notizie di un mostruoso traffico di neonati - «Probabilmente una rete internazionale», dice il Procuratore generale di Siviglia, Càndido Conde Pumpido - che ha unito in una collusione clandestina molti ospedali spagnoli, per un lunghissimo periodo di tempo, almeno dagli anni Cinquanta alla fine del secolo scorso. Tutto cominciò con la vendetta che il Caudillo Francisco Franco volle consumare in ogni angolo di Spagna, dopo la sua vittoria nella Guerra Civìl: i lealisti che lui aveva sconfitto andavano puniti in modo esemplare, facendoli lavorare fino a morte nella costruzione del sacrario franchista del Valle de los Caìdos, chiudendoli nella galere del regime e privandoli dei diritti più elementari. Era un clima di divisione netta tra due mondi, i vincitori e gli sconfitti, che non soltanto produceva norme e sanzioni di cementificazione della spaccatura ma, anche, costruiva un modo di pensare dove gli sconfitti potevano subire impunemente qualsiasi sopruso. E nasce in quella «cultura» - non necessariamente per volontà istituzionale, ma certo in un permissivismo ufficiale di punizione dei «rossi» - la costruzione di questa rete di «furto» di neonati venuti alla luce da famiglie segnate dalla loro fedeltà repubblicana. Non si sa quanti siano, la memoria è difficile da ricostruire, ma intanto - mentre le investigazioni proseguono (e l’International Herald Tribune ne disvela ora alcune storie accorate) - 849 casi sono già stati portati in evidenza giudiziaria. Tutto nasce accidentalmente, dalla scoperta improvvisa d’un uomo, Antonio Barroso, oggi di 42 anni, che trova per un errore (o presunto errore) anagrafico d’essere un figlio adottivo. Le sue ricerche lo portano fin nei registri d’un ospedale dove sarebbe nato e poi morto già nei primi giorni di vita. Ma poiché morto non lo è, il pasticcio comincia a rivelarsi in tutta la sua mascheratura; non solo, ma vengono progressivamente a manifestarsi situazioni simili anche in altri ospedali spagnoli, e appaiono storie ingarbugliate di suore che raccontano menzogne, di medici che ingannano le puerpere, di neonati registrati come deceduti - addirittura sepolti, in fosse comuni o in loculi anonimi - che invece sono stati consegnati a misteriosi acquirenti. «È talmente estesa questa situazione che stiamo ricostruendo - dice il giudice Conde Pumpido - che per forza si deve pensare a una grossa organizzazione gangsteristica che aveva il suo centro di smistamento a Madrid». Come le Madres e le Abuelas argentine si sono organizzate, allo stesso modo Antonio Barroso ha creato un’associazione di «presunti adottati», l’acronimo è Anadir, e ha costituito un archivio genetico già di 700 codici di Dna, per aiutare il processo investigativo della magistratura spagnola e ancorare a un data-base scientifico l’accertamento della verità. Per molti di questi casi interverrebbe la prescrizione, definita ormai dal lungo tempo trascorso, ma opera in sede giudiziaria l’estensione della vigenza del crimine che il giudice Baltazar Garzòn sancì nel 2008 per il giudicato dei delitti commessi dal franchismo. La Spagna che si stava lentamente liberando dalla memoria greve di Franco si trova ora a misurarsi con l’orrore d’una storia la cui vera dimensione non è nemmeno ipotizzabile: le suore che, sempre più numerose, confessano il commercio di neonati, i medici che rivelano la falsificazione dei registri d’ospedale, i sospetti che sempre più si allargano sulla vita innocente di centinaia (migliaia?) di casi aprono un percorso drammatico che segna a fondo non solo il passato franchista ma la persistenza anche in democrazia di un inquietante mistero criminale.