Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 08 Venerdì calendario

NELLA PANCIA DEL PAESE

Murdoch chiude il tabloid-scandalo -
Il giornale bandiera della classe operaia e portavoce della pancia del Paese. Sparisce all’improvviso, travolto dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche illegali e delle mazzette alla polizia in cambio di informazioni. Ci pensa Rupert Murdoch ad azzerarlo, messo con le spalle al muro dall’inferocita opinione pubblica di Sua Maestà. Quella massa indistinta, lucida e apparentemente indomabile, che lo Squalo, signore e padrone dell’informazione planetaria, alimentava e condizionava con il suo domenicale da tre milioni di copie dal 1969. «L’ultimo numero uscirà dopodomani. Andremo in stampa senza pubblicità e ogni centesimo andrà a cause benefiche», spiega suo figlio James, numero tre di un gruppo che controlla anche il Times e Skynews. Sparisce un pezzo d’Inghilterra.

Nel fortino di News International, al numero uno di Virginia Street, la tensione è feroce. Duecento giornalisti hanno perso il posto da un minuto all’altro. Pochi mesi fa avevano vinto il premio per il miglior giornale britannico del 2010. Nessuno vende quanto loro. Pagano la gestione dissennata degli anni dal 2002 al 2006 quando alla direzione c’erano prima Rebekah Brooks - oggi braccio destro dell’editore - e poi Andy Coulson, dimessosi nel 2007 per entrare nello staff di David Cameron. Erano loro a costringere i colleghi a inseguire le notizie come pipistrelli inquieti. Con qualunque mezzo. A qualunque costo. Possibile che non sapessero delle intercettazioni? Adesso Coulson rischia l’arresto, forse già stamattina. Avrebbe autorizzato lui le mazzette a Scoltand Yard. L’onda d’urto potrebbe travolgere Cameron e il suo governo. C’è aria da resa dei conti.

Voci insistenti dicono che i giornalisti potrebbero essere assorbiti nella redazione del Sun . Rassicurazioni vaghe. Nel mirino c’è la Brooks, che si presenta alla redazione in lacrime. Sembra sconvolta. Ha perso la sicurezza che aveva la settimana scorsa quando un elicottero l’aveva portata a Wimbledon per assistere alla finale. «È finita. Mi dispiace». Panico. Qualcuno reagisce in maniera scomposta. «È colpa tua, perché resti al tuo posto, perché non ti sei dimessa tu?». Gelo. Anche Ed Miliband torna a chiedere la sua testa. È stato il suo regno a portare il giornale alla rovina. Che c’entra la nuova direzione? Domanda inutile. Schiacciati. Rupert Murdoch ha bisogno di inviare un segnale forte dopo che il governo inglese ha rimandato a settembre la decisione sull’acquisto del 100% di BSkyB. È una partita che si gioca su troppi tavoli. Suo figlio James dice che bisognava intervenire perché «il rapporto di fiducia con i lettori era compromesso». Ma aggiunge che il gruppo crede ciecamente nella Brooks. «Una donna che agisce per il bene dell’azienda». Pulita. Ci sono pesci grandi e pesci piccoli. Rebekah piange e resta al suo posto, i suoi ex colleghi le pagano il conto contorcendosi scomposti come anguille in una cesta.
[A. MAL.]

***

Nel tritacarne del “News” star e cittadini comuni -
Il dolore era destinato a diventare incontenibile. La mattina del 21 marzo del 2002 Milly Dowler, tredici anni, lasciò la sua casa di Walton on Thames, nel Surrey, per andare a scuola. Aveva i capelli biondi che le arrivavano fino al collo. Era sottile. «Con gli occhi che ti scioglievano il cuore», dirà poi sua madre Sally. Era una ragazzina metodica. Preparava lei i suoi libri dopo avere fatto il letto. Li metteva nello zainetto assieme al cellulare. Un’ora dopo l’ultima campanella era seduta a tavola. Alle sei di sera, non vedendola tornare, suo padre Bob avvisò la polizia. «E’ un comportamento strano per lei». Le ricerche cominciarono subito.

Un paio di giorni più tardi l’investigatore Glenn Mulcaire, assunto dal domenicale News of the World diretto da Rebekah Brooks - ora braccio destro di Rupert Murdoch - fu incaricato dal giornale di seguire la cosa. Si comportò come al solito. Entrò illegalmente nel cellulare della ragazzina e ne ascoltò i messaggi. Alcuni erano dei suoi genitori. Angosciati. «Dove sei, piccola?». Decise di cancellarli. Convinto che nella casella vocale ci fosse bisogno di nuovo spazio. Gli agenti si presentarono a casa di Bob e Sally Miller. Lei, Sally, era uno zombie. Al mattino si avvicinava inciampando alla cieca alla cucina, nella speranza insensata che il Nescafè bevuto in fretta tra le pentole sporche la risvegliasse dall’incubo. La polizia la fece sedere. «Sono spariti dei messaggi nel cellulare di Milly. Forse è stata lei. Forse è ancora viva». Non era vero. Milly era morta. Il suo corpo fu ritrovato sei mesi più tardi, il 18 settembre del 2002 nel bosco di Yatley Heath. L’assassino, il pedofilo Levi Bellfield, fu catturato alcuni anni dopo.

Violazioni sistematiche La telefonata di Mulcaire non cambiò il senso ultimo della tragedia. Ma certamente sviò le indagini. E fu il primo sasso della valanga che avrebbe travolto News of the World . I genitori di Milly Dowler hanno annunciato ieri che quereleranno lui e il domenicale che con i suoi 2,6 milioni di copie vendute ogni settimana è (era) il giornale più diffuso della Gran Bretagna. Che metodi ha usato per ottenere questo primato?

La polizia metropolitana ha comunicato che nei files sequestrati al detective Mulcaire i nomi delle persone sottoposte illegalmente a intercettazioni sono quattromila. Un mondo. Tutti saranno convocati. Tutti riceveranno spiegazioni. Attori, politici, calciatori, ma anche gente comune. Genitori di bambini rapiti come Madeleine McCann, mogli di militari ammazzati in Afghanistan o in Iraq, famigliari delle vittime dell’attentato del 7 luglio del 2005. Una selvaggia pesca a strascico nell’infinito mare del dolore quotidiano. Qualunque cosa serviva in quegli anni per garantire una prima pagina d’effetto. E dove non arrivavano le intercettazioni arrivava la corruzione.

Numerosi poliziotti sono stati pagati con decine di migliaia di sterline da almeno sei giornalisti non ancora identificati nel periodo compreso tra il 2002 e il 2006. Il nome di Andy Coulson, successore della Brooks alla guida del domenicale, appare in diverse e-mail che sembrano avallare la pratica. La Indipendent Police Complaints Commission ha aperto un’inchiesta, per capire quale fosse il livello di infiltrazione all’interno di Scotland Yard. Secondo il Times nelle prossime ore sono attesi gli arresti di «numerosi cronisti e di un alto dirigente di News International». Pratiche illegali e soldi sporchi. È saltato il coperchio del Vaso di Pandora della stampa britannica.

La rabbia dei familiari Il primo soldato inglese ucciso in Iraq era un sergente, aveva 33 anni e si chiamava Stephen Roberts. Era un uomo coraggioso. Nel 2003 fu mandato in missione. L’equipaggiamento dell’esercito era insufficiente. Non c’erano abbastanza giubbotti antiproiettile e Roberts decise di dare il suo a un compagno che tremava. «Hai paura?». «Un po’». Poco dopo era cominciato uno scontro a fuoco. Roberts rimase a terra senza vita. Colpito alle spalle. Dai suoi. Un errore. La guerra era iniziata da tre giorni. Quando la sua bara tornò in Inghilterra avvolta in una bandiera il volto di sua moglie Samantah, che lo attendeva con i lineamenti precocemente invecchiati e contegnosi di chi contiene ancora a stento un’espressione vitale, divenne il simbolo dell’unità nazionale. Fu allora che News of the World chiese a Mulcaire di prendere informazioni su di lei. Il detective le mise il telefono sotto controllo nei giorni in cui il giornale cominciava la sua campagna per dare pieno appoggio «ai nostri ragazzi in combattimento». Anche Samantah Roberts ha dato mandato ai suoi legali di fare causa al detective e al giornale. «Quanto volte pretendono che seppellisca Stephen?».

Quando questa storia è venuta a galla l’intera Gran Bretagna ha cominciato a mormorare la parola «disgusto». All’improvviso è stato chiaro che nel tritacarne non finivano solo vite privilegiate come quella dell’attaccante del Manchester United Ryan Giggs o dell’infelice duchessa Sarah Ferguson, ma anche le vicende minori, private e devastanti degli invisibili. Figuranti involontari nel circo dell’informazione spettacolo, inseguiti da giornalisti capaci di cambiare idea e sensibilità con la stessa facilità con cui un serpente cambia la pelle. L’onda, altissima, si è alzata in un istante. Gli inserzionisti hanno cominciato a ritirare il proprio appoggio al giornale, David Cameron ha chiesto l’apertura di una nuova inchiesta, la Camera dei Comuni ha invocato la testa di Rebekah Brooks e la sospensione dell’accordo su BSkyB. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’altra.

A cadavere ancora caldo Graham Foulkes è un uomo buono, con occhiali di tartaruga e una visione che non lo fa dormire da sei anni. C’è suo figlio David che salta per aria assieme ad altre 51 persone. David sta viaggiando in metropolitana, ma è tutta la città che va a fuoco. È Londra. Ma forse è l’inferno. Non ha mai pianto da allora. Ma non è più stato lo stesso. «Sono esploso anch’io». Scotland Yard lo ha convocato per dirgli che anche il suo telefono è stato messo sotto controllo. Il cadavere di David non era stato ancora trovato, lui vagava tra le macerie gridando il suo nome e News of the World ascoltava le sue telefonate. Scavava nella sua testa e nella sua pancia. Non ha fatto causa al giornale, però ha detto una cosa. «Vorrei parlare con Murdoch della responsabilità e del potere che ha. E di come lo dovrebbe usare. Vorrei incontrarlo e avere questa conversazione con lui». Lo Squalo gli ha fatto sapere che lo andrà a trovare. In privato. Poi ha chiamato Rebekah Brooks. «È finita. Chiudiamo il giornale».
ANDREA MALAGUTI

***

IL VECCHIO GIOCATORE D’AZZARDO -
E’ sempre un brutto giorno quello in cui chiude un giornale, anche un giornale indecente come «News of the World».
Ma Rupert Murdoch non poteva fare altro: non c’era più difesa possibile con lo scandalo delle intercettazioni che cresceva e con le grandi compagnie che ritiravano dal settimanale la pubblicità che portava ogni domenica nelle casse di News International 660 mila sterline, circa 40 milioni di euro l’anno. E se ne sarebbero andati pure i lettori, disgustati dai metodi con i quali sono state raccolte le notizie che a loro piacevano così tanto. Perché non bisogna dimenticare che «News of the World» era la pubblicazione più letta al mondo in lingua inglese, con ancora circa 2,8 milioni di copie vendute dopo i record degli Anni 50, quando la tiratura superava sempre gli 8 milioni.

Rupert Murdoch aveva acquistato «News of the World» nel 1969, dopo una lunga battaglia con l’editore Robert Maxwell che lo accusò di applicare negli affari «le leggi della giungla». E’ stata la sua prima acquisizione tra i giornali di Fleet Street e anche la più fruttuosa. Per molti anni i guadagni garantiti dal settimanale hanno permesso all’editore australiano di allargare pezzo dopo pezzo il suo impero, le cui fondamenta sono state costruite sul gossip, gli scandali e le notizie scabrose.

Fin dal primo numero, uscito il 1˚ ottobre del 1843, «News of the World» è stato una miniera d’oro per ogni suo editore. Alla fine dell’Ottocento pubblicava dettagliati verbali, che riusciva a ottenere corrompendo poliziotti, sulle perquisizioni nelle case di piacere, sugli interrogatori delle prostitute e sui delitti più efferati. Lord Riddell, che all’epoca ne aveva il controllo, fu così dispiaciuto che Frederick Greenwood, membro del suo club e direttore della «Pall Mall Gazette», non lo avesse mai letto, che gliene spedì una copia. Quando si ritrovarono, Riddell chiese che cosa ne pensasse: «Ho cominciato a sfogliarlo rispose Greenwood - e l’ho buttato nella spazzatura. Poi ho pensato che il mio cuoco avrebbe potuto trovarlo e leggerlo, e allora l’ho bruciato».

Negli anni, il giornale non è molto cambiato. E’ stato diretto da uomini e donne disposti a tutto, compresa Rebekah Brooks-Wade che arrivò in redazione a vent’anni e bruciò le tappe calpestando con i tacchi chiunque le si parasse davanti. Fu arrestata per avere picchiato il primo marito proprio mentre il suo giornale conduceva una campagna contro le violenze domestiche, e ieri è stata lei, salita al grado di responsabile di News International, ad annunciare in lacrime ai giornalisti che era finita.

Ma non sono stati la vergogna o il desiderio di ripristinare un po’ di etica in redazione che hanno spinto Murdoch alla chiusura. Il più importante editore del mondo è uno spietato giocatore d’azzardo, pronto a rovesciare il tavolo quando serve. Il suo principale obiettivo, in questo momento, è acquisire il controllo di British Sky Broadcasting, la più grande pay tv del Regno Unito, che ha un bacino di utenza di 10 milioni di clienti nelle isole britanniche. Se già prima dello scandalo l’operazione era difficile e contrastata, dopo sarebbe diventata impossibile: non si cede la proprietà di una tv in grado di fare concorrenza alla Bbc a un editore che non riesce a controllare i metodi spregiudicati dei suoi giornalisti. E poi sembra proprio che la decisione di chiudere una pubblicazione ormai indifendibile fosse già presa da tempo: «News of the World» è di fatto l’edizione domenicale del «Sun» che si prepara a uscire sette giorni su sette, occupando lo spazio vuoto lasciato dal suo settimanale e mantenendo alla fine il business inalterato.

Nelle redazioni dei giornali inglesi c’è grande preoccupazione: in Gran Bretagna si dice che i quotidiani popolari e i loro metodi discutibili siano la tassa che bisogna pagare in cambio della libertà di stampa. Questa tassa è stata pagata per più di un secolo. Ma ora che si è passato il segno, la tentazione di cambiare le regole per tutti potrebbe essere molto forte.
VITTORIO SABADIN