Anna Bandettini, la Repubblica 9/7/2011, 9 luglio 2011
KAFKA ON LINE
Anche il mondo della letteratura resterà sorpreso. Giorgio Barberio Corsetti, eclettico regista di teatro, di lirica, uno dei talenti nostrani apprezzati all´estero, soprattutto in Francia, sta realizzando con passione, fatica e due soldi, un "Kafka tecnologico", liberando dalla meravigliosa prigione del libro, Il Castello per metterlo in immagini, parole e spazi, sia reali che virtuali, live sulla scena e, contemporaneamente e con altri linguaggi, sul web.
Non è una trovata, ma un bel progetto, una cosa anomala, un microsistema di comunicazione nuovo e interessante che dilata l´impatto del teatro e fa di internet un nuovo palcoscenico: sarebbe piaciuto a Kafka, sostiene il regista, «perché era uno a cui piacevano telegrafi, telefoni, gli aereoplani» ed è piaciuto alla Provincia di Roma che lo ha sostenuto nell´ambito dell´iniziativa "Corpo, Rete, Racconto". Giorgio Barberio Corsetti lo sta preparando da mesi, incastrando un calendario di impegni da capogiro, visto che in gennaio sarà all´Auditorium di Roma e poi a Milano con un´opera musicale, Nineteen Mantras, ovvero i testi dei 17 Mantra della vittoria in musica (di Riccardo Nova) con le coreografie di Shantala Shvalingappa; poi a fine stagione firmerà un Don Carlo al Marinskij di San Pietroburgo diretto da Valery Gergiev, e in maggio a Parigi, allo Chatelet, allestirà una Pop´pea, una "Incoronazione di Poppea" di Monteverdi in chiave rock con le musiche di Michael Torke e la direzione musicale di Peter Howard dei Clash.
Estroso, fautore di un teatro ibrido fatto di corpi, immagini, video, Barberio ha diviso Il Castello in tre momenti, la prima "Frieda" va in scena stasera al festival di Spoleto, la seconda "Il segreto di Amalia" debutterà a Operaestate di Bassano del Grappa il 28 e 29 luglio, la terza "Progetti di Olga" a settembre in Puglia e poi a Roma col Teatro di Roma: ogni capitolo dal vivo congloberà il precedente (alla fine sarà di durata considerevole) e parallelamente si intreccia a materiali via via realizzati per internet.
Non è un meccanismo semplice da raccontare.
«Proverò a spiegarlo. Con la prima tappa in scena a Spoleto ci sarà in parallelo il sito (ilcastellodikafka.it). Qui abbiamo pensato di mettere il volto del protagonista K, l´attore Ivan Franek, cecoslovacco, di origini ebraiche, già visto in Brucio nel vento il film di Soldini. Il suo volto è la mappa del villaggio: la bocca la locanda del ponte, il naso la scuola, l´orecchio la casa di Barnabas... e cliccandoci sopra trovi i contributi aggiuntivi che pian piano accresceremo. Ma nella fase successiva, per la seconda tappa a Bassano, si arriverà al gioco».
Cioè?
«Quella geografia immaginaria che è il romanzo diventerà un percorso reale, un gioco dell´oca interattivo, per cui associando immagini e parole entri sempre più nella trama del Castello. Chi entrerà nel gioco potrà percorrerlo, come K fa nel villaggio, mettendosi in gioco nella ricerca, nelle piccole vittorie e disfatte. Per la terza fase andremo ancora più in là»
Cosa avete in mente?
«Vogliamo entrare in diretta su internet con lo spettacolo. Attraverso gli smarthphone gli spettatori dello spettacolo potranno connettersi in internet e ricevere altre informazioni che riguardano la parte più oscura e nascosta del racconto di Kafka che non vendono in scena. Lo faremo con un set dal vivo ripreso e mandato in onda in tempo reale via web agli spettatori che stanno già vedendo lo spettacolo».
Ma perché questa ossessione del web?
«Perché c´entra con Il Castello. Il romanzo è un labirinto, un processo infinito, come un rinvio continuo ad altri link...».
Lei lo ha già messo in scena in un´altra edizione al Theatre National de Bretagne: cosa le piace del romanzo?
«Il Castello è la storia di uno straniero, K, che arriva in un villaggio in cerca di una sua collocazione. Il villaggio è dominato da un castello e per arrivarci K si scontra con la burocrazia. Gli unici legami tra il potere e la vita sono questi funzionari lascivi e corrotti la cui unica occupazione è o questa infinita costruzione burocratica o i rapporti sessuali con le ragazze del villaggio, benedette o maledette proprio in base a questi rapporti».
E uno pensa subito a noi, a oggi?
«A prescindere dai tristi episodi della nostra recente storia, quello che mi pare molto vicino a noi è il sentimento di estraneità, per cui nessuno trova veramente il suo posto o vive come vorrebbe di vivere. Questo spaesamento, questo senso che ha K di rinviare sempre a un domani la propria sistemazione, penso sia ciò che più ci riguarda».
Però c´è anche qualcosa di ridicolo in questo.
«Certo. La storia di K è tremenda, ma anche beffarda. Per Kafka l´unica salvezza è la risata, la risata sull´assurdità dell´esistenza. Si ride perchè è l´unica possibilità di vedere il tragico in un´epoca in cui tutto è mescolato come un enorme minestrone».